Lunedì, 20 maggio 2024 - ore 10.01

Attiva sportiva.Non deve essere un lusso|Uisp

| Scritto da Redazione
Attiva sportiva.Non deve essere un lusso|Uisp

VOCE ALLE SOCIETA' SPORTIVE: PARLA LA POLISPORTIVA SAN PRECARIO DI PADOVA. "L'ATTIVITA' NON DEVE DIVENTARE UN LUSSO". Intervista a M. Gallob
Verso l'incontro nazionale del 3 marzo a Roma, che vedrà protagoniste le società sportive raccolte intorno al documento "Dare voce allo sport di base", sia le promotrici sia le centinaia di aderenti, proseguiamo il nostro viaggio a microfono aperto nell'Italia dello sport del territorio.
La San Precario è una polisportiva di Padova che ha aderito al documento e sarà presente a Roma. Nata nel 2007 con una squadra di calcio a 11, si è arricchita negli anni di altre formazioni, e soprattutto di nuovi progetti che la stanno portando molto lontano dal punto di partenza. “L’idea di una polisportiva che realizzasse la nostra visione dello sport è nata con un’esperienza radiofonica, la trasmissione “Sport alla rovescia” di Radio Sherwood - ci racconta Max Gallob, uno dei ragazzi che gestisce la polisportiva e vice allenatore della squadra di calcio a 11 – Da qui nasce il nostro ragionamento per proporre e vivere uno sport diverso”.

Quali sono le attività che, secondo voi, qualificano la vostra attività sportiva come bene comune?
"Abbiamo attivato diversi interventi in questa direzione: un progetto con le associazioni Razzismo stop e Zattera urbana per creare un campionato con squadre di rifugiati politici e richiedenti asilo nel Veneto (a Treviso, Venezia e Vicenza già esistono e sono attive entità come le nostre) e la collaborazione con il carcere Due palazzi di Padova. Abbiamo già partecipato ad alcune partite all’interno del carcere e stiamo cercando di perfezionare la collaborazione, per realizzare con loro una progettualità più compiuta. Ovviamente, partecipiamo da diversi anni ai Mondiali Antirazzisti e abbiamo in cantiere un altro progetto rivolto ai migranti. Vogliamo costruire una squadra di giovani migranti nella quale lo sport si leghi alla pedagogia. L’intenzione è legare l’attività fisica con corsi di italiano o ripetizioni di vario genere, attivando un percorso a tutto tondo con le persone coinvolte. Il nostro valore aggiunto è questo, più che la competizione: ovviamente non andi amo in campo per perdere, ma ci piace che il valore fondativo della nostra pratica sportiva sia il rispetto per compagni e avversari. Chi vince così vince il doppio".

Avete preso parte all’incontro della palestre popolari di Ancona, dal quale è emerso un documento, Gioco anch’io. Di cosa si tratta?
"È un tentativo, la scommessa di riuscire a mettere insieme esperienze eterogenee, dalle palestre popolari alle polisportive, per promuovere un ragionamento molto semplice. Vogliamo partire dal mondo sportivo per evidenziare le norme discriminatorie nei confronti delle persone migranti, soprattutto di seconda generazione, esistenti nello sport. Nel nostro documento chiediamo che vengano eliminate e che le federazioni facciano un passo indietro e ripensino la situazione dei migranti nel nostro paese. Per noi questo è un tentativo di partire dal basso e costruire una progettualità che vada oltre l’appello: ognuno nei propri territori darà poi espressione al progetto per promuoverlo. Intendiamo anche portarlo come nostro contributo all’incontro nazionale delle società sportive del 3 marzo, perchè crediamo che possa essere un contributo alla discussione".

A proposito del manifesto “Dare voce alle società sportive”, qual è la vostra situazione in questo momento di crisi generale?
"Uno dei nodi che sottolineiamo anche nello statuto è il rischio che la pratica sportiva diventi un lusso: se non vengono valorizzati gli aspetti dell’integrazione, dell’aggregazione, la socialità unita agli aspetti pedagogici delle realtà di base, rischiamo di perdere un patrimonio. Dobbiamo dire con chiarezza che lo sport di base ha bisogno di agevolazioni fiscali e di un riconoscimento da parte dei comuni. Esperienze come la nostra possono sopravvivere solo con l’aiuto delle istituzioni, un tessuto sociale attivo e ramificato nel territorio va valorizzato e supportato. Crediamo che debba essere promosso non solo lo sport dei big, di coloro che ce l’hanno fatta, ma quello che è a contatto con i cittadini, sul territorio, ogni giorno". (di Elena Fiorani)

Per leggere l'intervista integrale clicca qui
http://www.uisp.it/newsletter_remote/maxPADOVA.pdf

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