Sabato, 27 aprile 2024 - ore 16.11

Considero la richiesta di elemosina un lavoro come un altro di Igor Paulinich (Cremona)

Cinquanta centesimi ricavati in meno di un minuto per la strada sono molto più preziosi di cento euro con un pennello in mano.

| Scritto da Redazione
Considero la richiesta di elemosina un lavoro come un altro di Igor Paulinich (Cremona)

Egregio direttore, ricollegandomi al dibattito, presente sul suo giornale in merito alle richieste di elemosina o, più spregiativamente, accattonaggio, sto per infrangere ciò che per noi a sinistra è un tabù; non mi sarà quindi facile né comodo parlare dell’argomento. Comincerò con il più becero dei luoghi comuni: non facciamo di ogni erba un fascio. Io personalmente credo che ogni essere umano maggiorenne, educato e civile, dopo una richiesta di denaro, debba attivarsi con una replica: e ciò al fine di individuare le difficoltà o i disagi del richiedente. Tutti o quasi abbiamo facoltà e dono di parola. Un eventuale disagio risulterà da una semplice domanda quale: ‘Chi sei?’ ‘Come ti chiami?’,‘Da dove vieni?’, ‘Che problema c’è?’proprio per distinguere chi è un richiedente finto e seriale, perenne sfaccendato, da chi ha un disagio o un bisogno vero. La cultura occidentale di cui sono imbevuto mi ha insegnato, giustamente o meno, che ogni cosa ha un prezzo e che gli esseri umani sono sempre potenziali risorse umane; considero quindi la richiesta di elemosina un lavoro come un altro. Una domanda che mette spesso a disagio uno sfaccendato è: ‘Ho bisogno di ridipingere una stanza di casa, pattuisco per il tuo lavoro un centinaio di euro’. Forse uno su mille accetterà. Cinquanta centesimi ricavati in meno di un minuto per la strada sono molto più preziosi di cento euro con un pennello in mano. Terminerò con il racconto di due memorabili elemosine che feci mesi e mesi fa: ad un esodato emiliano che cantava De André in piazza Stradivari, che finì con il raccontarmi per intero la sua drammatica storia, e ad un siriano che me ne raccontò una ancora peggiore. Ad entrambi affidai qualche piccolo lavoro che svolsero con grande impegno. Chiesi loro se potessi pubblicare, un giorno a venire, in poesia, le loro storie. Ne furono felicissimi; entrambi risposero: ‘Va e parla al mondo della nostra pena!’

Igor Paulinich (Cremona)

 

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