Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 01.00

Cremona Pianeta Migranti. La carovana della pace in Ucraina è tornata con tanti profughi

159 associazioni con 221 volontari e 65 mezzi hanno portato a Leopoli 32 tollerante di aiuti umanitari e hanno riportato in Italia circa 300 persone in condizioni sanitarie precarie.

| Scritto da Redazione
Cremona Pianeta Migranti. La carovana della pace in Ucraina è tornata con tanti profughi

Questo è il primo bilancio dell'iniziativa di pace “Stop the war now” nata dalla società civile italiana. I 221 rappresentanti di movimenti nonviolenti, pacifisti e di altre realtà impegnate per la solidarietà, il primo aprile, sono entrate in Ucraina per testimoniare con la loro presenza sul terreno la volontà di pace e permettere a persone con fragilità, madri sole e soprattutto bambini, di raggiungere l’Italia.

La carovana, promossa dall’associazione Papa Giovanni XXIII, Pax Christi, Rete Disarmo, Focsiv, AOI, ha visto aggiungersi presto molte altre realtà. Con loro, anche Giuseppe Satriano, arcivescovo della diocesi di Bari che ha incontrato i capi religiosi delle chiese greco-cattolica, e russo ortodossa di Leopoli.

Giunti a Leopoli, i volontari hanno scaricato gli aiuti umanitari (soprattutto farmaci e attrezzature mediche) in un magazzino della Caritas ed hanno caricato sui loro mezzi le persone segnalate dalla Caritas locale,  fuggite da Mariupol e dalle zone confinanti con il Donbass; persone con forti traumi, serie patologie e con un carico di dolore inimmaginabile. Una volta arrivate all’hub di Roma Termini, sono state portate negli ospedali o nelle strutture di accoglienza.

Andare fisicamente in Ucraina ha aperto, di fatto, un corridoio umanitario diretto con l’Italia che può essere riattivato anche in momenti successivi.

A Leopoli, la carovana ha incontrato alcuni esponenti del movimento per la pace ucraino, gli operatori di Ong impegnate nell’assistenza ai civili, oltre che le autorità civili e religiose, come ha raccontato Francesca Farruggia, segretaria generale di Archivio Disarmo, che ha preso parte attiva all’iniziativa.  

“In particolare, abbiamo portato la nostra vicinanza al delegato del sindaco di Leopoli. Come movimento pacifista – composto al suo interno da tante anime – rappresentiamo la maggioranza dell’opinione pubblica italiana, la quale, nei sondaggi, si dice contro l’unica possibilità di intervento armato. Crediamo fermamente in un’alternativa agli schieramenti bellici e nella possibilità di andare oltre la violenza. Essere lì, con i nostri corpi, ha voluto essere una testimonianza concreta. E’ stata un’esperienza unica che ha risposto alla forte esigenza di non rimanere spettatori della tragedia immane che si sta consumando sotto i nostri occhi.

La guerra è molto più drammatica di quello che possiamo percepire attraverso le immagini e le testimonianze raccolte dai media. Anche in una zona assediata solo indirettamente, come quella di Leopoli, la guerra è fatta di barricate, checkpoint e sirene antiaeree. Cioè di violenza. Ed è fatta da donne, bambini e anziani in viaggio verso l’ignoto. In una parola: "sofferenza”.

La manifestazione di pace, ha inteso accendere i riflettori anche sull’assistenza ai sei milioni di sfollati interni e sulla tutela del diritto al rientro nei luoghi di origine.

Racconta sempre Farrugia:” Domenica 3 aprile, ho riattraversato la frontiera insieme ai profughi con un pullman. Un viaggio di 14 ore. Di loro ricorderò per sempre il coraggio e la dignità ma anche il bisogno di vicinanza. Oltre agli aiuti materiali, queste persone hanno necessità di un abbraccio, di una presenza e condivisione che le faccia sentire meno sole. Mai come in questo momento è necessario esprimere il nostro calore e farlo sentire fisicamente”.

“Grazie a questa iniziativa le realtà del movimento pacifista si sono ritrovate unite: ci siamo scambiati informazioni, opportunità e possibilità di soluzioni- conclude Farruggia. “Solo grazie a un forte lavoro in rete saremo in grado di progettare qualcosa di più duraturo ed efficace”.

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