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Crisi alimentare, ci avviciniamo a catastrofe umanitaria globale

| Scritto da Redazione
Crisi alimentare, ci avviciniamo a catastrofe umanitaria globale

Il 2022 Global Report on Food Crises (GRFC 2022) pubblicato dal Global Network Against Food Crises – un’alleanza di agenzie Onu, l’Unione europea, organismi governativi e ONG – e dal Food Security Information Network (FSIN),  evidenzia «La gravità e il numero notevolmente elevato di persone in crisi o peggio (IPC/CH Fase 3 o superiore o equivalente in 53 Paesi/Territori), causati da conflitti persistenti, preesistenti e da shock economici legati al COVID-19 e a condizioni meteorologiche estreme». L’insicurezza alimentare acuta si verifica quando l’incapacità di una persona di consumare cibo adeguato mette a rischio la sua vita o i suoi mezzi di sussistenza e differisce dalla fame cronica, cioè quando una persona non è in grado di consumare cibo a sufficienza per un periodo prolungato per mantenere uno stile di vita normale e attiva.

Il rapporto multi-agenzie conferma che «è più urgente che mai affrontare le cause profonde delle crisi alimentari, piuttosto che rispondere solo dopo che si sono verificate».

La situazione era già grave prima della guerra in Ucraina e «Il numero di persone che affrontano un’insicurezza alimentare acuta e che richiedono urgente assistenza alimentare salvavita e sostegno ai mezzi di sussistenza continua a crescere a un ritmo allarmante». Si tratta di circa 193 milioni di persone in 53 Paesi o territori che nel 2021 hanno sperimentato un’insicurezza alimentare acuta a livelli di crisi o peggiori, secondo lo standard globale per la misurazione dell’insicurezza alimentare: l’Integrated Food Security Phase Classification (IPC). Il che rappresenta un drammatico aumento di quasi il 25% – 38 milioni di persone – rispetto alle cifre già record del 2020.  Tra questi, 570.000 persone in Etiopia, Sud Sudan, Madagascar meridionale e Yemen sono state classificate nella fase più grave di insicurezza alimentare acuta – a IPC5 o “catastrofe/carestia”  e hanno richiesto un’azione urgente per evitare un diffuso collasso dei mezzi di sussistenza, la fame e la morte.

Se si considerano gli stessi 39 Paesi o territori presenti in tutte le edizioni del rapporto, tra il 2016 e il 2021 il numero di persone in crisi o peggio (IPC 3 o superiore) è quasi raddoppiato, con aumenti incessanti ogni anno dal 2018.

Il World food programme (WFP), una delle agenzie Onu che ha partecipato alla redazione del rapporto, sottolinea che «Queste tendenze preoccupanti sono il risultato di molteplici fattori che si alimentano l’uno nell’altro, che vanno dai conflitti alle crisi ambientali e climatiche, alle crisi economiche e sanitarie, con povertà e disuguaglianza come cause alla base».

Il rapporto conferma che «La guerra rimane il principale motore dell’insicurezza alimentare» e, sebbene la sua analisi non includa gli impatti del conflitto in Ucraina, mostra che «La guerra ha già messo in luce la natura interconnessa e la fragilità dei sistemi alimentari globali, con gravi conseguenze per la sicurezza alimentare e nutrizionale globale».

I Paesi che già affrontano alti livelli di fame acuta sono particolarmente vulnerabili ai rischi creati dall’invasione russa dell’Ucraina, soprattutto a causa della loro elevata dipendenza dalle importazioni di generi alimentari e agricoli e della vulnerabilità agli shock globali dei prezzi alimentari.

Il rapporto evidenzia «La necessità di dare maggiore priorità all’agricoltura dei piccoli proprietari come risposta umanitaria di prima linea, per superare i vincoli di accesso e come soluzione per invertire i trend negativi a lungo termine. La promozione di cambiamenti strutturali nel modo in cui vengono distribuiti i finanziamenti esterni, in modo che l’assistenza umanitaria possa essere ridotta nel tempo attraverso investimenti di sviluppo a più lungo termine, può affrontare le cause profonde della fame. Allo stesso modo, il rafforzamento di un approccio coordinato per garantire che le attività umanitarie, di sviluppo e di mantenimento della pace siano svolte in modo olistico e coordinato e garantire ed evitare che ulteriori conflitti siano alimentati come conseguenza non intenzionale, contribuirà anche alla costruzione della resilienza e alla ripresa».

In una dichiarazione congiunta, Ue, Fao, WFP, USAID e Banca mondiale affermano che «La situazione richiede un’azione su vasta scala per passare ad approcci integrati alla prevenzione, all’anticipazione e a una migliore maniere di affrontare in modo sostenibile le cause profonde delle crisi alimentari, tra cui la povertà rurale strutturale, l’emarginazione, la crescita demografica e i fragili sistemi alimentari».

Il WFP  avverte che il 2022 sarà un anno con bisogni umanitari senza precedenti: In 81 Paesi in cui opera il WFP, si prevede che, se il conflitto in Ucraina continuerà senza sosta, la fame acuta aumenterà per altri  47 milioni di persone: si tratta di un balzo sbalorditivo del 17%, con l’aumento più marcato nell’Africa subsahariana.  All’inizio dell’anno, c’erano già 276 milioni di persone che soffrivano di fame acuta in 81 Paesi serviti dal WFP. Si tratta di un record e di un aumento di 126 milioni di persone rispetto a prima della pandemia. Almeno 44 milioni di persone in 38 Paesi sono sull’orlo della carestia e il fabbisogno globale di assistenza umanitaria continua ad aumentare e oggi è più alto che mai. Questa cifra nel 2019 era di 27 milioni nel 2019. Circa 730.000 persone affrontano condizioni simili alla carestia (Fase 5 dell’IPC). Circa 400.000 di queste persone si trovano in parti dell’Etiopia colpite dalla crisi del Tigray – il numero più alto registrato dalla carestia del 2011 in Somalia – mentre le restanti persone si trovano in Yemen, Sud Sudan e Somalia».

Il direttore esecutivo del WFP, David Beasley, riassume così una situazione sempre più tragica : «La fame acuta è a livelli senza precedenti e la situazione globale sta peggiorando. I conflitti, la crisi climatica, il Covid-19 e l’impennata dei prezzi di cibo e carburante hanno creato una tempesta perfetta e ora la guerra in Ucraina sta aggiungendo disastro a disastro. Milioni di persone in decine di Paesi vengono spinte sull’orlo della fame. Abbiamo bisogno di finanziamenti di emergenza per tirarli fuori dall’abisso e ribaltare questa crisi globale prima che sia troppo tardi»,

Secondo il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, «Il tragico legame tra guerra e insicurezza alimentare è ancora una volta evidente e allarmante. Sebbene la comunità internazionale abbia risposto con coraggio alle richieste di un’azione urgente per prevenire e mitigare le carestie, mobilitando risorse per affrontare efficacemente le cause profonde delle crisi alimentari dovute, tra l’altro, agli impatti del Covid-19, la crisi climatica in questi suoi hotspot globali e la guerra in Ucraina, pena ancora a soddisfare le crescenti esigenze».

(Fonte Greenreport.it)

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