Sabato, 27 aprile 2024 - ore 11.00

Solo il 2,4% dei finanziamenti va alle attività a sostegno dei bambini

I finanziamenti per gli hotspot climatici mondiali trascurano i bisogni di bambini/e e ragazzi/e

| Scritto da Redazione
Solo il 2,4% dei finanziamenti va alle attività a sostegno dei bambini

Secondo il nuovo rapporto “Falling short: addressing the climate finance gap for children” pubblicato dalla coalizione Children’s Environmental Rights Initiative (CERI) e Plan International, Save the Children e Unicef, «I bambini vengono esclusi dai finanziamenti per il clima, nonostante paghino il prezzo più alto della crisi climatica. Solo il 2,4% dei principali fondi globali per il clima possono essere classificati come sostegno ad attività che rispondono ai diritti dei bambini. Eppure, l’Indice di rischio climatico dell’Unicef dimostra che «Oltre 1 miliardo di bambini sono a rischio estremamene elevato a causa delle conseguenze della crisi climatica».

La CERI è una coalizione di bambini e giovani, attivisti, organizzazioni per i diritti dell’infanzia, esperti, rappresentanti di governi e responsabili politici di tutto il mondo, che lavorano insieme per garantire che il diritto fondamentale dei bambini a un ambiente sicuro, pulito e sano e l’ambiente sostenibile sia riconosciuto e realizzato.  La 13enne Maria Marshall, attivista Unicef per il clima e i diritti dei bambini delle Barbados, ha detto: «I bambini sono il futuro, ma il nostro futuro è plasmato dalle azioni di coloro che prendono decisioni oggi e le nostre voci non vengono ascoltate. Come dimostra questo rapporto, finanziare le soluzioni climatiche è un obbligo, ma conta anche il modo in cui vengono spesi quei soldi. I bisogni e le prospettive dei bambini devono essere inclusi».

Il nuovo studio ha utilizzato tre criteri per valutare se i finanziamenti per il clima dei principali Fondi Multilaterali per il Clima (MCF) al servizio dell’Unfccc e dell’Accordo di Parigi fossero in grado di: affrontare i rischi specifici e più gravi che i bambini corrono a causa della crisi climatica, di rafforzare la resilienza dei servizi sociali essenziali per l’infanzia e di dare ai bambini gli strumenti per diventare agenti di cambiamento. Per Kabita Bose, direttrice per il Bangladesh di Plan International, «I risultati sono chiari. Investimenti urgenti e efficaci sono fondamentali per adattarsi al cambiamento climatico ed è particolarmente importante per i bambini, soprattutto per le ragazze che sono molto vulnerabili alle conseguenze di breve e lungo termine. Nonostante questo, gli investimenti attuali ignorano quasi completamente i bambini: questa situazione deve cambiare».

Il rapporto rileva che solo il 2,4%, per un totale di 1,2 miliardi di dollari, degli investimenti fatti dagli MCF per i progetti legati al clima in 17 anni, fino al marzo 2023, ha soddisfatto tutti e tre i requisiti  afferma inoltre che «Questa cifra è probabilmente sovrastimata, il che significa che anche meno fondi potrebbero aver soddisfatto tutti i requisiti».

Kelley Toole, responsabile globale per i cambiamenti climatici di Save the Children, ha evidenziato che «I bambini, soprattutto quelli in situazioni di disuguaglianza e discriminazione, sono tra coloro che meno hanno contribuito alle cause del cambiamento climatico, ma che più ne risentono. I finanziamenti per il clima offrono l’opportunità di correggere queste ingiustizie se prendono in considerazione i diritti e le prospettive dei bambini. Finora questo approccio è stato tristemente inadeguato, ma può e deve cambiare. Per affrontare davvero la crisi climatica, dobbiamo mettere i diritti dei bambini al centro della nostra risposta e garantire che le voci dei bambini siano ascoltate».

Alla CERI ricordano che «Sebbene gli MCF forniscano una quota relativamente piccola dei finanziamenti complessivi per il clima, il grado di considerazione dei bambini da parte di questi fondi è molto importante. Gli MCF hanno un ruolo fondamentale nel definire l’agenda e nel catalizzare e coordinare gli investimenti di altre istituzioni finanziarie pubbliche e private, anche a livello nazionale, che sono necessari per guidare un cambiamento più ampio. I bambini sono sproporzionatamente vulnerabili alla scarsità d’acqua e di cibo, alle malattie trasmesse dall’acqua e ai traumi fisici e psicologici, tutti eventi riconducibili sia agli eventi meteorologici estremi che agli effetti climatici di lungo periodo. È inoltre provato che il cambiamento dei modelli meteorologici sta interrompendo l’accesso dei bambini ai servizi di base, come l’istruzione, l’assistenza sanitaria e l’acqua potabile».

Paloma Escudero, consulente speciale per l’advocacy sul clima dell’Unicdef, ha aggiunto: «Ogni bambino è esposto ad almeno uno – e spesso a più – rischi climatici. I finanziamenti e gli investimenti di cui c’è disperato bisogno per adattare servizi sociali cruciali come la sanità e l’accesso all’acqua ai rischi climatici sono insufficienti e in gran parte non tengono conto dei bisogni urgenti e specifici dei bambini. Questa situazione deve cambiare. La crisi climatica è una crisi dei diritti dell’infanzia e i finanziamenti per il clima devono tenerla in considerazione».

Il rapporto evidenzia che, «Quando si parla di bambini, questi sono spesso considerati come un gruppo vulnerabile piuttosto che essere riconosciuti come soggetti attivi o agenti di cambiamento. Meno del 4% dei progetti, pari ad appena il 7% degli investimenti degli MCF (2,58 miliardi di dollari), prende in considerazione in modo esplicito e significativo le esigenze e il coinvolgimento delle bambine».

Una adolescente dello Zimbabwe ha detto: «A Chiredzi, abbiamo appreso che alcune ragazze non possono attraversare a nuoto i fiumi in piena per andare a scuola o tornare a casa, mentre i ragazzi possono farlo. Le ragazze devono camminare per 10-15 km per raggiungere la scuola. Si stancano lungo il percorso prima ancora di iniziare le lezioni». In un’altra testimonianza, un 13enne  del Bangladesh ha aggiunto: «Molte catastrofi di vsta scala colpiscono il nostro distretto, causando l’impoverimento della popolazione, e i bambini come noi vengono impegnati nel lavoro minorile».

La coalizione CERI chiede ai fondi multilaterali per il clima e agli altri finanziatori per il clima, sia a livello internazionale che nazionale, di «Agire rapidamente per colmare il gap nei fondi per l’adattamento» e, in particolare, chiede «Finanziamenti per riparare le perdite e i danni causati dai cambiamenti climatici. Questi finanziamenti devono dare priorità al benessere dei bambini e ai servizi sociali essenziali che li sostengono. L’obiettivo dovrebbe essere quello di raggiungere e assistere i bambini più vulnerabili e ad alto rischio a causa degli impatti climatici».

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