Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 10.16

Don Camillo, Peppone e Matteo Renzi

Brescello, è la località nella quale "Don Camillo" è stato girato.

| Scritto da Redazione
Don Camillo, Peppone e Matteo Renzi

Per chi, come il sottoscritto, in gioventù ai cartoni animati e alle partite di calcio ha preferito anche leggere qualche libro storia, "Don Camillo", pellicola tratta dai romanzi di Giovannino Guareschi sulla rivalità tra un parroco attivista e un Sindaco comunista in un Paese della bassa reggiana- è un must che ha segnato la propria formazione personale.

Brescello, la località nella quale "Don Camillo" è stato girato, è un paesino di una manciata di chilometri quadrati di estensione, con un Museo dedicato al celebre film, qualche reperto disseminato tra i cinque bar intitolati a Don Camillo e Peppone -il soprannome del Sindaco comunista del film, Giuseppe Bottazzi- e le statue che raffigurano i due protagonisti del film poste rispettivamente davanti alla chiesa e davanti al Municipio.

Osservando questa piazza per la prima volta, all'indomani della storica vittoria del PD alle elezioni europee, è facile comprendere quanto l'epoca raccontata da Guareschi sia a noi tanto lontana e definitivamente archiviata quanto, per certi versi, più felice rispetto a quella attuale sul piano del progresso e della fiducia nella politica.

Oggi, lo scontro tra parroci attivisti della Democrazia Cristiana e Sindaci militanti del Partito Comunista Italiano, che Guareschi ci presenta con una sottile ironia, è stato definitivamente sorpassato da un Partito, il PD, che, dopo avere faticosamente amalgamato le due tradizioni politiche a cui appartengono Don Camillo e Peppone -quella democristiana e quella post-comunista, ma anche quella socialista e repubblicana- è diventato il primo Partito del Paese con il 40% dei consensi degli italiani ottenuto nelle Elezioni Europee.

Il merito del risultato storico, mai raggiunto prima d'ora nemmeno dalla DC di Amintore Fanfani, è sicuramente del Segretario del PD, il Premier Matteo Renzi, che, con la sua carica di innovazione e con la sua capacità comunicativa, è riuscito a neutralizzare sia il tradizionale parere negativo dell'elettorato nei confronti dei Partiti al Governo che, sopratutto, il facile e becero populismo anti europeo di Beppe Grillo e Silvio Berlusconi.

Durante il Congresso che ha portato Renzi alla guida del PD, in molti, a torto, hanno accusato l'attuale Segretario di non essere in grado di tenere insieme il Partito.

Il Segretario, invece, non solo ha lievitato l'importanza del PD nello scenario politico italiano mettendo all'angolo nemici che sotto l'era di Pierluigi Bersani sembravano imbattibili, ma è anche stato capace di presentare finalmente il PD come un soggetto partitico di centrosinistra staccato dagli steccati ideologici del Novecento.

Certo, l'opera di Renzi è tutt'altro che conclusa. Ora, il PD ha un'occasione unica per cambiare verso davvero, sopratutto in Europa, dove Renzi, a causa del fallimento di Francois Hollande e della scarsa prestazione elettorale della SPD, è il primo Leader del centrosinistra europeo, in grado di interloquire con Cancelliere tedesco, Angela Merkel.

Il ruolo di Renzi in Europa può finalmente portare al varo di una comune politica UE dell'immigrazione, ad una posizione in ambito estero più forte, e alla diversificazione delle forniture di gas dal monopolio di 'Stati canaglia' che si avvalgono dell'energia come mezzo di coercizione e sopruso nei confronti di Paesi terzi sovrani e indipendenti.

Renzi, sia in Europa che in Italia, può e deve portare ad una riforma del settore del lavoro, comprendendo che senza la cancellazione delle disuguaglianze sociali, delle disparità di trattamento tra raccomandati e non, e senza un incisivo intervento della politica per permettere ai giovani di avere la dignità di un lavoro che dia loro la possibilità di metter su famiglia, l'Italia è destinata al collasso e ad un inesorabile declino.

Il carico sulle spalle di Renzi è tanto pesante quanto importante: il Segretario del PD, dopo avere davvero creato il Partito Democratico a vocazione maggioritaria sognato da Prodi e Veltroni, e prima ancora da Aldo Moro ed Enrico Berlinguer, ha oggi la possibilità di dare risposte chiare e certe alle sfide della modernità.

Questo, in sintesi, è quanto mi è giunto alla mente nel caldo pomeriggio della Festa della Repubblica quando, preso dallo sconforto di una situazione di precarietà che non si riesce ad accettare, ho guardato le statue di Don Camillo e Peppone e, ricordando l'entusiasmo con cui fin dall'inizio -e per davvero- ho sostenuto convintamente l'ascesa di Renzi, ho deciso di trovare ancora un appiglio per non perdere la speranza.

Matteo Cazzulani

Responsabile per i rapporti del PD metropolitano milanese con i Partiti democratici e progressisti nel Mondo

Twitter: @MatteoCazzulani

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