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Dopo 35 anni si è risvegliato il reattore nucleare di Chernobyl

''E’ come la brace in un barbecue''. Nel cadavere di Chernobyl bruciano nuovamente le reazioni nucleari

| Scritto da Redazione
Dopo 35 anni si è risvegliato il reattore nucleare di Chernobyl

35 anni dopo l’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, che ha causato  il  peggiore incidente nucleare del mondo, all’interno del suo reattore sono riprese reazioni di fissione nelle masse di combustibile di uranio sepolte in profondità.

La notizia è stata confermata in queste ore da Maxim Saveliev, dell’Institute for Safety Problems of Nuclear Power Plants (ISPNPP), che spiega che «Il numero dei neutroni prodotti – il segnale che un processo di fissione è in corso – sta aumentando lentamente, e ciò vuol dire che ci sono alcuni anni di tempo per neutralizzare possibili rischi» ed è stata ripresa dalla stampa italiana. a in realtà  Ma in realtà a lanciare l’allarme era stato già il 5 maggio su Science Neil Hyatt, un chimico dei materiali nucleari dell’università di Sheffield: «E’ come la brace in un barbecue».

Già la settimana precedente, durante un meeting sullo smantellamento del reattore,  Anatolii Doroshenko dell’ISPNPP aveva dichiarato che «I sensori stanno monitorando un numero crescente di neutroni, un segnale della fissione» e  Savieliev aveva aggiunto: «Ci sono molte incertezze. Ma non possiamo escludere la possibilità di incidente.Il conteggio dei neutroni sta aumentando lentamente, i gestori hanno ancora qualche anno per capire come soffocare la minaccia».

Brutte notizie per i neo-propugnatori del nucleare in Italia che tornano a giurare sulla sicurezza delle centrali e dicono che quelli di Chernobyl e Fukushima sono stati due incidenti alla fine “lievi” e con scarse conseguenze, ma quel che sta succedendo za Chernobyl – e come vi porrà posto rimedio – interessa molto ai giapponesi, che sono alle prese con la problematica bonifica del cadavere nucleare di Fukushima Daiichi. Hyatt fa notare che «E’ un’entità di rischio simile».

Insomma, dalle rovine di Chernobyl è emerso lo spettro più temuto: quello della fissione self-sustaining,  Come spiega su Science Richerd Stone, «Quando una parte del nucleo del reattore dell’Unità Quattro si sciolse il 26 aprile 1986, le barre di combustibile di uranio, il loro rivestimento di zirconio, le barre di controllo in grafite e la sabbia si riversarono sul nucleo per cercare di estinguere il fuoco si fusero insieme in una lava che è fluita nelle stanze del seminterrato della sala del reattore e si è indurita in formazioni chiamate fuel-containing materials (FCM), che sono carichi di circa 170 tonnellate di uranio irradiato, il 95% del combustibile originale». Lo  Lo Shelter, il sarcofago di cemento e acciaio eretto un anno dopo il disastro nucleare per ospitare i resti dell’Unità Quattro, ha permesso all’acqua piovana di penetrare, il che ha volte aveva già fatto salire il conteggio dei neutroni alle stelle. Science ricorda che «Dopo un acquazzone nel giugno 1990, uno “stalker” – uno scienziato di Chernobyl che rischia l’esposizione alle radiazioni per avventurarsi nella sala del reattore danneggiata – si precipitò dentro e spruzzò una soluzione di nitrato di gadolinio, che assorbe i neutroni, su un FCM che lui ei suoi colleghi temevano potesse diventa critico. Diversi anni dopo, l’impianto ha installato irrigatori a base di nitrato di gadolinio sul tetto del sarcofago. Ma lo spray non può penetrare efficacemente in alcune stanze del seminterrato».

Gli ucraini erano convinti che qualsiasi rischio di criticità sarebbe svanito con l’installazione del gigantesco New Safe Confinement (NSC) che ricopre il vecchio Shelter dal novembre 2016, una struttura costata 1,5 miliardi di euro – e pagata dalla comunità internazionale, Europa in primis –  che aveva lo scopo di sigillare l’impianto, per poi poterlo stabilizzare e  smantellare. L’NSC tiene lontana la pioggia e, da quando è stato posizionato, il conteggio dei neutroni nella maggior parte delle aree problematiche è rimasto stabile o è in calo.

Ma in alcuni punti neutroni sono cominciati a salire e in 4 anni sono quasi raddoppiati nella stanza 305/2, che contiene tonnellate di FCM sepolte sotto i detriti. I modelli dell’ISPNPP suggeriscono che «L’essiccazione del carburante stia in qualche modo facendo rimbalzare in modo più efficace i neutroni attraverso di esso, invece di farli diminuire, con la scissione dei nuclei di uranio».  Per Hyatt, «Sono dati credibili e plausibili. Non è chiaro quale possa essere il meccanismo. La minaccia non può essere ignorata. Mentre l’acqua continua a ritirarsi, il timore è che la reazione di fissione acceleri in modo esponenziale, portando a un rilascio incontrollato di energia nucleare».

Ma gli scienziati evidenziano che non c’è la possibilità che si ripeta un disastro nucleare come quello del 1986, quando una nube radioattiva si estese sull’Europa. «Tuttavia –  osserva Saveliev – sebbene qualsiasi reazione esplosiva sarebbe contenuta, potrebbe minacciare di far cadere parti instabili dello Shelter traballante, riempiendo l’NSC di polvere radioattiva».

Riuscire ad evitare la minaccia appena scoperta è una sfida ardua, come spiega ancora Science; «I livelli di radiazione nella 305/2 impediscono di avvicinarsi abbastanza per installare i sensori. E spruzzare nitrato di gadolinio sui detriti nucleari non è possibile, poiché è sepolto sotto il cemento. Un’idea è quella di sviluppare un robot in grado di resistere alle radiazioni intense abbastanza a lungo da praticare fori negli FCM e inserire cilindri di boro, che funzionerebbero come barre di controllo e per assorbire i neutroni».

Intanto, l’ISPNPP intende intensificare il monitoraggio di altre due aree in cui gli FCM hanno il potenziale per diventare critici.

Le risorgenti reazioni di fissione non sono l’unica sfida che devono affrontare i custodi di Chernobyl: «Assediati da intense radiazioni e alta umidità, gli FCM si stanno disintegrando, generando ancora più polvere radioattiva, il che complica i piani per smantellare lo Shelter»,  sottolinea  Stone.

Subito dopo l’incidente nucleare, una formazione FCM chiamata Elephant’s Foot era così dura  che gli scienziati hanno dovuto sparargli con un Kalashnikov per tagliarne un pezzo per poterlo analizzare, «Ora ha più o meno la consistenza della sabbia», dice Saveliev.

L’Ucraina intende da tempo rimuovere gli FCM e conservarli in un deposito geologico. Entro settembre, con l’aiuto della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, punta ad avere un piano completo per farlo. Ma con la fissione che è ripresa all’interno dello Shelter potrebbe essere più difficile che mai seppellire i resti del cadavere radioattivo del reattore di Chernobyl.

 
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