Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 14.48

Eternit, una sentenza esemplare| G.Iocca

| Scritto da Redazione
Eternit, una sentenza esemplare| G.Iocca

Resa giustizia alle vittime dell’amianto. Per quanto si possa rendere giustizia a migliaia di morti per infermità terribili causate da un minerale assassino. Nota stonata: la prescrizione per gli stabilimenti di Rubiera e Bagnoli
 
Una sentenza esemplare per un processo storico. Sono un po’ tutti concordi nel definirlo così, osservatori, sindacalisti, esponenti del mondo ambientalista e della politica, famigliari delle vittime, il dispositivo letto quest’oggi nella maxi aula 1 del Palazzo di giustizia di Torino dal giudice Giuseppe Casalbore.

Ormai è noto: al miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e al barone belga Louis de Cartier, ex vertici della multinazionale Eternit, sono stati comminati 16 anni (rispetto ai 20 richiesti dal pm Raffaele Guariniello) di carcere ciascuno perché riconosciuti colpevoli di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche. Una sentenza che, con la sola nota stonata rappresentata dalla prescrizione per gli stabilimenti di Rubiera e Bagnoli, rende giustizia – per quanto si possa rendere giustizia alle migliaia di uomini e donne morti di infermità terribili e nella gran maggioranza dei casi inconsapevoli dei pericoli corsi per buona parte della propria vita a contatto con un minerale assassino – alle vittime per amianto in tutto il paese (3.000, 1.700 nella sola Casale Monferrato) e che, per usare le parole del segretario confederale della Cgil Vincenzo Scudiere, serve da monito a quanti continuano a ritenere che il nostro paese può essere competitivo senza garantire la sicurezza ai lavoratori e ai cittadini.

La sentenza di Torino rappresenta tuttavia un monito ancora più pesante per tutti gli Stati che continuano a produrre e a commercializzare – a volte a dispetto della legge – manufatti in amianto (sembra impossibile, eppure quasi il 70 per cento della popolazione mondiale abita in paesi dove ancora si lavora la fibra killer), a cominciare dall’India e dal Brasile, ma anche per quelli che li importano (Russia e Cina) e, in particolare, per la cosiddetta lobby dei paesi esportatori (in primis il Canada, che produce e vende all’estero l’amianto guardandosi bene dalle pratiche di utilizzo all’interno dei propri confini nazionali), che continua ad agire pesantemente nelle sedi internazionali con l’obiettivo d’influenzare le politiche che regolano l’import delle materie prime nei paesi che devono sottostare alle regole dei potenti

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