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GLI ABUSI | S. Denti

| Scritto da Redazione
GLI ABUSI  | S. Denti

Sì, Signori, è proprio negli abusi che si trova un fondo di ricchezze che lo stato ha diritto di reclamare e che deve servire a ristabilire l'ordine. È nella proscrizione degli abusi che risiede l'unico strumento capace di sovvenire a tutti i bisogni. È in seno stesso al disordine che deve scaturire una fonte feconda che fertilizzerà tutte le branche della Repubblica. Gli abusi hanno per difensori l'interesse, il credito, la fortuna e antichi pregiudizi che il tempo sembra aver rispettato; ma che può la loro futile confederazione contro il bene pubblico e la necessità dello stato. Il più grande di tutti gli abusi sarebbe quello di colpire solo gli abusi di minore importanza, quelli che interessando solo ai deboli non oppongono che una debole resistenza alla loro trasformazione, ma la cui trasformazione non può produrre risorse salutari. Gli abusi che oggi si tratta di annientare per la salvezza pubblica sono i più consistenti, i più protetti, quelli che hanno le radici più profonde e le più estese diramazioni.

Sono questi gli abusi la cui esistenza pesa sulla classe produttiva e laboriosa gli abusi dei privilegi pecuniari, le eccezioni alla legge comune e tante esenzioni ingiuste che liberano una parte dei contribuenti solo aggravando la condizione degli altri:

•l'ineguaglianza generale nella ripartizione dei sussidi e l'enorme sproporzione che vi è tra i contributi delle varie Regioni e tutti i carichi fiscali dei cittadini di un unico fondo;

•il rigore e l'arbitrarietà di percezione della taglia; il timore, i disagi e quasi il disonore inferto al commercio delle produzioni di base;

•gli uffici fiscali all'interno della repubblica e quelle barriere doganti,  che rendono le diverse parti del Mondo straniere le une alle altre i diritti esclusivi che scoraggiano l'industria, quelli la cui percezione esige spese eccessive e un personale innumerevole, quel che sembrano invitare al contrabbando ai sotterfugi alle manipolazione alle Tangenti e che ogni anno fanno sacrificare migliaia di cittadini;

•la degradazione delle foreste delle coste, dei parchi delle aree protette e i vizi della loro amministrazione;

•infine tutto quanto altera il prodotto, tutto quanto indebolisce le fonti di credito, tutto quanto rende i redditi insufficienti e tutte quelle spese superflue che li assorbono.

Se tanti abusi, soggetti a una eterna censura, hanno resistito finora all'opinione pubblica che li ha proscritti e agli sforzi degli, amministratori che hanno tentato di porvi rimedio, è perché si è voluto fare, con operazioni settoriali, quello che poteva riuscire solo in virtù di una operazione generale; è perché si è creduto di poter reprimere il disordine senza estirparne il germe; è perché si è tentato di perfezionare il regime dello stato senza correggerne le contraddizioni, senza ricondurle a quel principio di uniformità che solo può risolvere tutte le difficoltà particolari e vivificare l'intero corpo della repubblica. I punti di vista che il re vuole comunicarvi tendono tutti a questo scopo: non son; né un sistema né una nuova invenzione; sono il riassunto, o per così dire il congiungimento, dei progetti di pubblica utilità concepiti da tempo dagli uomini di stato più abili, spesso presentati come programmi dallo stesso governo e di cui alcuni sono stati tentati in parte e che paiono raccogliere il voto della nazione, ma dei quali finora la globale esecuzione parve impraticabile a causa della difficoltà di conciliare una quantità di consuetudini locali, di pretese, di privilegi e di interessi tra loro opposti. Quando si considera in virtù di quali progressi successivi, in virtù di quante unioni di contrade governate in modo diverso la repubblica è giunta alla sua attuale dimensione, non ci si deve stupire della disparità di regime, della moltitudine di forme eterogenee e dell'incoerenza di principi che ne disuniscono le varie parti.

Sergio Denti- LUPI  (Libera Unione Pensionati Italiani)

2013-09-21

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