Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 12.31

Gli investimenti globali all’estero nel 2020 sono crollati del 35%. A rischio quelli per gli SDG

FDI destinati a riprendersi parzialmente nel 2021 ma permane l'incertezza

| Scritto da Redazione
Gli investimenti globali all’estero nel 2020 sono crollati del 35%. A rischio quelli per gli SDG

Secondo il nuovo World Investment Report 2021 dell’United Nations conference on trade and development (Unctad), «I i flussi globali di investimenti diretti esteri (FDI) dovrebbero raggiungere il minimo nel 2021 e recuperare parte del terreno perduto con un aumento dal 10% al 15%».

Nel 2020, a livello globale gli FDI sono crollati del 35%, calando dall’1,5 trilioni di dollari del 2010 a 1 trilione di dollari e «I lockdowns causati dalla pandemia di Covid-19 in tutto il mondo hanno rallentato i progetti di investimento esistenti e le prospettive di una recessione hanno portato le imprese multinazionali (MNE) a rivalutare nuovi progetti.

Il calo è stato fortemente sbilanciato verso le economie sviluppate (-58%), in parte a causa della ristrutturazione aziendale e dei flussi finanziari intra-aziendali. L’Unctad spiega che «Gli FDI nelle economie in via di sviluppo sono stati relativamente resilienti, in calo dell’8%, principalmente a causa dei robusti flussi in Asia. Di conseguenza, le economie in via di sviluppo hanno rappresentato i due terzi degli FDI globali, rispetto a poco meno della metà nel 2019».

Ma i modelli degli FDI contrastano nettamente con quelli delle nuove attività di progetto, dove i Paesi in via di sviluppo stanno sopportando il peso maggiore della flessione degli investimenti. Il rapporto evidenzia che «Nei Paesi in via di sviluppo, il numero di nuovi progetti greenfield annunciati è diminuito del 42% e gli accordi internazionali di project finance, importanti per le infrastrutture, del 14%». La segretaria generale ad interim dell’Unctad, Isabelle Durant, fa notare che «Questi tipi di investimento sono cruciali per la capacità produttiva e lo sviluppo delle infrastrutture e quindi per le prospettive di ripresa sostenibile»,

Il Covid-19 ha anche causato un crollo degli investimento verso i settori rilevanti per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) nei Paesi in via di sviluppo: «Tutti i settori di investimento SDG tranne uno hanno registrato un calo a due cifre rispetto ai livelli pre-Covid-19 – sottolinea il rapporto – Lo shock ha esacerbato i cali in settori che erano già deboli prima della pandemia, come energia, cibo e agricoltura e salute». La Durant è preoccupata: «Il calo degli investimenti esteri nei settori legati agli SDG potrebbe invertire i progressi raggiunti negli investimenti SDG negli ultimi anni, mettendo a rischio la realizzazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e una ripresa post-pandemia sostenuta».

Nel 2020 il trend degli FDI sono variati in modo significativo da regione a regione: i Paesi in via di sviluppo e nelle economie in transizione sono stati relativamente più colpii  dall’impatto della pandemia sugli investimenti nelle attività ad alta intensità di valore globale e basate sulle risorse. Anche le asimmetrie nello spazio fiscale per l’introduzione di misure di sostegno economico hanno determinato differenze regionali. I flussi di FDI verso l’Europa sono diminuiti dell’80% mentre quelli verso il Nord America sono diminuiti del 40%. Il calo nelle regioni in via di sviluppo è stato disomogeneo, con il 45% in America Latina e Caraibi e il 16% in Africa. Al contrario, i flussi verso l’Asia sono aumentati del 4%, con l’Asia orientale in testa con la metà degli FDI globali nel 2020. Gli FDI verso le economie in transizione sono diminuiti del 58%.

Il rapporto sottolinea che «La pandemia ha ulteriormente deteriorato gli FDI nelle economie strutturalmente deboli e vulnerabili. Sebbene gli afflussi nei Paesi meno sviluppati (LDC) siano rimasti stabili, gli annunci greenfield sono diminuiti della metà e gli accordi internazionali di project finance di un terzo. I flussi di FDI verso i piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS) sono diminuiti del 40% e quelli verso i Paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare (PMS) del 31%».

Per quanto riguarda le multinazionali, i protagonisti chiave degli FDI globali,  l’Unctad dice che «Stanno resistendo alla tempesta. Nonostante il calo degli utili del 2020, le prime 100 multinazionali hanno aumentato significativamente le disponibilità di liquidità, a testimonianza della resilienza delle companies più grandi». Ma il rapporto fa anche notare che nel 2020, in tutto il mondo il numero di imprese multinazionali di proprietà statale, pari a circa 1.600, è aumentato del 7% grazie alle partecipazioni azionarie statali nell’ambito di programmi di salvataggio.

In prospettiva, nel 2021 i flussi globali di FDI dovrebbero raggiungere il minimo nel 2021 e poi recuperare parte del terreno perduto con un aumento del 10 – 15%. Secondo il direttore investimenti e imprese dell’Unctad, James Zhan, «Questo lascerebbe comunque gli FDI a circa il 25% al ​​di sotto del livello del 2019. Le previsioni attuali mostrano un ulteriore aumento nel 2022 che, al limite superiore delle proiezioni, riporta gli FDI al livello del 2019».

Ma è lo stesso Unctad ad avvertire che «Le prospettive sono altamente incerte e dipenderanno, tra gli altri fattori, dal ritmo della ripresa economica e dalla possibilità di ricadute della pandemia, dal potenziale impatto dei pacchetti di spesa per la ripresa sugli FDI e dalle pressioni politiche. La ripresa relativamente modesta degli FDI globali prevista per il 2021 riflette la persistente incertezza sull’accesso ai vaccini, l’emergere di mutazioni virali e la riapertura dei settori economici».

Zhan.spiega che «L’aumento delle spese sia per le immobilizzazioni che per i beni immateriali non si tradurrà direttamente in un rapido rimbalzo degli FDI, come confermato dal netto contrasto tra le previsioni rosee per gli investimenti e gli annunci di progetti greenfield ancora depressi»

Il recupero degli FDI sarà irregolare. L’Unctad conclude: «Si prevede che le economie sviluppate guideranno la crescita globale degli FDI, sia a causa di una forte attività di fusioni e acquisizioni (M&A) transfrontaliere che di sostegno agli investimenti pubblici su larga scala. Gli afflussi di FDI in Asia rimarranno resilienti poiché la regione si è distinta durante la pandemia come una destinazione attraente per gli investimenti internazionali. E’ improbabile a breve termine una ripresa sostanziale degli FDI in Africa, America Latina e Caraibi».

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