Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 13.42

I posti di lavoro nelle energie rinnovabili sono di più di quelli nelle fossili

L'occupazione energetica globale supera i livelli pre-Covid, spinta dall'energia pulita e dagli sforzi per rafforzare le catene di approvvigionamento

| Scritto da Redazione
I posti di lavoro nelle energie rinnovabili sono di più di quelli nelle fossili

Secondo il primo rapporto “World Energy Employment”, pubblicato dall’International energy agency (Iea) «L’occupazione globale nel settore energetico è aumentata al di sopra dei livelli pre-pandemia, guidata dall’aumento delle assunzioni nel settore dell’energia pulita».

Il rapporto, che uscirà d’ora in poi a scadenza annuale, punta ad essere il punto di riferimento mondiale per l’occupazione nei settori dell’energia e mappa l’occupazione nel settore energetico per tecnologia e segmento della catena di  valore, fornendo un ricco database ai responsabili politici e ai decision makers industriali per comprendere gli impatti legati al lavoro delle transizioni verso l’energia pulita e ai cambiamenti nelle catene di approvvigionamento energetico dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Il frapporto Iea evidenzia che «La quantità di posti di lavoro nel settore energetico in tutto il mondo si è ripresa dai blocchi dovuti al Covid-19, superando il livello pre-pandemia di oltre 65 milioni di persone, ovvero circa il 2% della forza lavoro totale. La crescita è stata trainata dalle assunzioni nei settori dell’energia pulita. Il settore del petrolio e del gas, nel frattempo, ha registrato alcuni dei maggiori cali dell’occupazione all’inizio della pandemia e deve ancora riprendersi completamente».

Grazie a questo recente rimbalzo, l’energia pulita ha superato la soglia del 50% di occupazione energetica totale, con quasi due terzi dei lavoratori coinvolti nella costruzione di nuovi progetti e nella produzione di tecnologie per l’energia pulita. Ma anche l’industria del petrolio e del gas sta vivendo una ripresa occupazionale  grazie a nuovi progetti in fase di sviluppo, in particolare le nuove infrastrutture per il gas naturale liquefatto (GNL).

L’Iaea dice che «Nel 2022, il settore energetico è destinato a vedere la sua crescita occupazionale più rapida negli ultimi anni, tuttavia gli elevati costi degli input e le pressioni inflazionistiche si stanno aggiungendo alle sfide in materia di assunzioni e di filiera già presenti in alcune regioni e sottosettori, come solare, eolico, petrolio e gas. Le risposte politiche alla pandemia e all’invasione russa dell’Ucraina, compreso l’US Inflation Reduction Act, continueranno a far aumentare la domanda di nuove assunzioni e a modificare lo status quo delle catene di approvvigionamento energetico globali».

I posti di lavoro nel settore energetico conteggiati nel rapporto  riguardano l’intera  catena di valore, con circa un terzo dei lavoratori nella fornitura di combustibili energetici (carbone, petrolio, gas e bioenergia), un terzo nel settore dell’energia (generazione, trasmissione, distribuzione e stoccaggio) e un terzo nei principali utilizzi finali dell’energia (produzione di veicoli ed efficienza energetica).

L’Iaea fa notare che «Più della metà dell’occupazione energetica si trova nella regione Asia-Pacifico. Questo riflette la rapida espansione delle infrastrutture energetiche nella regione e l’accesso a manodopera a basso costo che ha consentito l’emergere di centri di produzione che servono sia i mercati locali che quelli di esportazione, in particolare per i veicoli solari, elettrici e le batterie. La sola Cina rappresenta il 30% della forza lavoro globale nel settore dell’energia».

In tutti gli scenari dell’Iea, «L’occupazione nell’energia pulita è destinata a crescere, superando il calo dei posti di lavoro nei combustibili fossili». Nel Net Zero Emissions by 2050 Scenariolo, entro il 2030 verranno creati 14 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore dell’energia pulita, mentre altri 16 milioni di lavoratori passano a nuovi ruoli legati all’energia pulita. I nuovi posti di lavoro nel settore energetico potrebbero non trovarsi sempre nella stessa posizione né richiedere le stesse competenze dei posti di lavoro che sostituiscono, richiedendo ai responsabili politici di concentrarsi sulla formazione professionale e sullo sviluppo delle capacità per garantire che le transizioni energetiche vadano a beneficio del maggior numero possibile di persone».

Circa il 45% dei lavoratori energetici mondiali svolge occupazioni altamente qualificate, rispetto a circa il 25% per l’economia in generale. Alcune compagnie dei combustibili fossili stanno riqualificando i loro lavoratori internamente per inserirli in settori low-carbon per trattenere i talenti o mantenere la flessibilità in caso di necessità. Ma il rapporto sottolinea che questa non è una scelta fatta da tutte le major dei combustibili fossili e  ricorda che «Garantire una transizione incentrata sulle persone e giusta per i lavoratori colpiti deve rimanere un obiettivo per i responsabili politici, specialmente nel settore del carbone, dove l’occupazione è in costante calo da diversi anni».

Il direttore esecutivo dell’Iea, Fatih Birol, ha concluso: «I Paesi di tutto il mondo stanno rispondendo all’attuale crisi cercando di accelerare la crescita delle industrie di energia pulita locali. Le regioni che faranno questa scelta vedranno un’enorme crescita di posti di lavoro. Cogliere questa opportunità richiede lavoratori qualificati. Governi, aziende, rappresentanti del lavoro ed educatori devono unirsi per sviluppare i programmi e gli accreditamenti necessari per coltivare questa forza lavoro e garantire che i posti di lavoro creati siano posti di lavoro di qualità in grado di attrarre una forza lavoro diversificata».

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