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Il mito di Itaca

| Scritto da Redazione
Il mito di Itaca

Itaca: ragionamenti e indagini sulla fondatezza del mito omerico dell’Odissea 
Ricercare su Itaca, l’isola più conosciuta in tutto il mondo, presuppone un ragionamento sulla credibilità storica dei poemi omerici ed in particolare sull’ Odissea. Sappiamo che l’Iliade probabilmente scritta da Omero nell’ 800 a. C.,  narra la guerra di Troia avvenuta realmente ad opera di invasori Achei provenienti dalla Grecia; guerra che Erodoto data nel 1200 a. C.

Negli scavi sulla collina di Hissarlik, il luogo dove sorgeva Troia e dove, ancora oggi, se ne possono vedere le rovine, si sono stratificate  9 città, dal 2400 a.C. fino ad epoca romana (I-II sec. d.C.).

Dopo gli studi di W. Schadewaldt (1938) i due poemi si considerano scritti nell’VIII sec. a. C., ognuno da un’unica mano, ma non entrambi dallo stesso autore e con una distanza ‘stilistica’ tra l’uno e l’altro di 4 secoli che fa l’Odissea molto più giovane dell’Iliade.

Come per Troia e l’Iliade allo stesso modo la campagna di scavi archeologici a Itaca va incrociata con la narrazione dell’Odissea per determinarne la portata storica.

L’impostazione della questione non è nuova, era già stata sostenuta da  H. Schliemann che nel luglio del 1868 visitò l’isola con l’Odissea alla mano. Ora il numero consistente di ritrovamenti in seguito ai nuovi scavi effettuati dal 1994 al 2000 (e non ancora conclusi) dalla Università di Ioannina segnano un progresso significativo per dissolvere la nebbia e quindi il mistero che c’è intorno all’identificazione di Itaca come patria di Odisseo.

 

I nomi omerici che costellano l’attuale geografia itacese: il porto di “Forcino” dove i Feaci sbarcarono Odisseo, la “Sorgente Arethoussa”, “Petra Koraka”,  e i “Pascoli di Eumeo”, sono eredità di un viaggio indagatore, superficiale perchè iniziato ma non completato da Schliemann che rimase sull’isola nove giorni ripromettendosi di tornare ancora e, quindi, i suddetti appellativi delle località non hanno un’effettiva corrispondenza storica. Su dove si trovino davvero i campi di Laerte o la reggia di Odisseo ci sono diverse ipotesi. Una è appunto quella di Schliemann che colloca il palazzo di Odisseo nella parte occidentale dell’isola dove sorge il monte Aeto; poi c’è quella sostenuta dall’Università di Ioannina  che ha spostato le proprie ricerche sulla parte nord di Itaca. L’ultima, in ordine cronologico, la più ipotetica e azzardata è quella che sposta addirittura l’ intera Itaca a Paliki, una penisola a sud di Cefalonia per dare nobiltà ad una terra distruggendone un’altra mitica.

 Qui di seguito vengono esposi i risultati delle recenti ricerche archeologiche dell’Università di Ioannina.

 

Sin dagli inizi del 1900 viaggiatori e archeologi come Gell, Leake, Schleimman, Dorpfeld, Vollgraff, Heurtley, Benton e Kiparissis hanno visitato la parte nord di Itaca e hanno fatto studi e ricerche in alcuni luoghi dove c’erano evidenti tracce di insediamenti antichi,  nella zona di Stauros, Pilikata, Aghios Athanasios o Scholì Omirou, Treis Lagkades e nella grotta di Poli. I ritrovamenti sono stati schedati e i più significativi sono esposti nei due Musei dell’isola a Bathu e a Stauros.

Si tratta di un’oggettistica di diverso genere che testimonia che in questi luoghi vi fossero insediamenti continuativi dall’ Elladico sino all’Epoca Romana. Uno dei più significativi e noti reperti è un modellino fittile di un tempietto votivo (custodito nel Museo di Bathu),  presumibilmente rinvenuto in un santuario dedicato ad Hera, che manifesta l’intensa presenza civile e religiosa di Itaca nel IX-VIII sec. a. C.

La Facoltà di Archeologia dell’ Università di Ioannina ha inaugurato nel 1994 una serie di scavi archeologici nella parte nord di Itaca nei luoghi dove si erano  interrotti i precedenti scavi degli inglesi. Il programma di scavi, nell’intervallo di sette anni, dal 1994 sino al 2000 e poi ripreso e interrotto più volte sino ad oggi è stato portato avanti sotto la guida di Athanasios Papadopoulos con una squadra di ricercatori di archeologia dell’Università stessa. Gli interventi sono stati realizzati in quattro luoghi: Stauros, Pilikata, Treis, Lagkades, e Scholi Omirou.

 I risultati  resi noti sono i seguenti:

 

 

Stauros

La ricerca del primo anno di lavoro (1994) nell’attuale paese di Stauros, che si trova nella parte settentrionale dell’isola, ai piedi del monte Nirito ed è abitato da circa 300 persone, ha messo in luce:

a) resti di mura ciclopiche della lunghezza di 31,50 m e parti di un acquedotto di pietra, oltre a vasellame, anfore e calici micenei, una spilla di rame, svariati utensili di pietra etc.

b) una tomba nel terreno di Patrikio (2,15  per 0,70 per 0,90m.) con quattro lastre di copertura di pietra che portavano incise le lettere ?, ?, ?,?.  La tomba conteneva i resti di morti cremati dentro un vaso di argilla con singolari decorazioni lineari spezzate, due vasi di metallo(un’ampolla d’argento con una raffinata decorazione a disegno ondeggiante nell’ orlo della bordatura e un altro contenitore di rame con un manico a forma di freccia e decorazioni a foglie sotto gli anelli del manico. Un vassoio d’argilla e un’ampolla di vetro, due anelli(d’oro e d’argento) e monete d’argento del 165-150 a.C.

 Le caratteristiche della tomba che  fa parte di una necropoli che deve ancora essere scavata e le molte monete d’argento trovate permettono di datarla al più tardi nel Periodo Ellenistico.

c) nel 1995, con la ripresa degli scavi a ovest del paese, sono state individuate e studiate due porte nella piccola parte che si è salvata delle mura circolari fortificate, rinvenute precedentemente dall’archeologo Heurtley. Dall’esterno una piattaforma pianeggiante facilitava l’accesso alle porte che immettevano all’interno della cittadella fortificata situata in cima alla collina.

d) sempre durante lo stesso periodo di scavi sono state trovate, nel terreno di S. Lekatsa, costruzioni circolari di pietra di epoca Ellenistica che venivano utilizzate forse come magazzini o silos.

 

Pilikata

Pilikata è una collinetta praticamente attaccata a Stauros dove Heurtley aveva già concentrato i suoi scavi individuando parti di mura Protoelladiche e resti di un insediamento dello stesso periodo. I nuovi saggi di scavo degli archeologi di Ioannina hanno fornito elementi di verifica che avvalorano le precedenti scoperte. Hanno portato alla luce e analizzato altre murature costruite in tecnica “ciclopica” le cui caratteristiche si possono così riassumere: il lato esterno è formato da grossi blocchi a schema e grandezza irregolare che terminano perfettamente connessi alle rocce. Nella parte interna la superficie muraria non appare più rifinita ma riempita da piccole pietre irregolari. Lo spessore delle mura varia da 1,10m. a 1,50 m. e l’altezza più alta che si è conservata da 0,60m. a 0,80m.

Inoltre sempre nel 1994 sono state realizzate due “trincee” di prova nel terreno di Sobola individuando le fondamenta di una casa absidata con un pavimento a massetto. In base agli oggetti ritrovati (vari contenitori di terracotta, cocci di giare con decorazioni a cordone in rilievo, salsiere, boccette di profumi, manufatti di pietra etc.) sono state riconosciute due fasi di insediamento nel Periodo Protoelladico II e III.

 

Treis Lakades

Questo sito archeologico si trova a sud di Kalibia  dove già S. Benton negli anni ’30 aveva individuato resti di un piccolo insediamento (le fondamenta di due case di pietra e tre capanne) che in seguito era andato distrutto forse da un terremoto. Benton aveva trovato e riunito cocci di ceramiche con iscrizioni del Periodo Tardomiceneo (Miceneo III A-B). Altri resti di costruzioni dello stesso insediamento e  numerose altre ceramiche micenee sono state individuate con cinque sondaggi nel contesto della campagna di scavi dell’Università di Ioannina (1995), senza, tuttavia, che si potessero concludere gli scavi  per notevoli problemi di stratigrafia e impossibilità di tracciare i confini della ricerca e, non ultimo, a causa della strettezza dei tempi e dei finanziamenti.

La forte vicinanza al porto di Poli e alla grotta sacra di Loizos (dal nome del greco che lavorando i campi si imbatté in una fossa tombale con il relativo ricco corredo)  dove Heurtley trovò un frammento di terracotta con l’iscrizione dedicata ad Odisseo e dove anche Benton  scoprì oggetti votivi,  tra i quali i  ben noti  tripodi geometrici di bronzo (considerati da alcuni i doni che Odisseo portò dalla terra dei Feaci), fa, comunque, ritenere che quello di Treis Lakades fosse un significativo insediamento preistorico, un centro di marinai e pescatori. Si tratta probabilmente di una colonia micenea di commercianti che facevano scambi con le terre a ovest, Cefalonia e Sami. E, potendo continuare le ricerche, gli archeologi confidano di trovare anche la necropoli dell’insediamento.

 

Aghios Athanasios-Scholi Omirou

Più o meno alla distanza di un chilometro a nord del paese di Stauros,  sulla collina di Melanuthro, si trova il sito Aghios Athanasios che gli abitanti chiamano anche Scuola di Omero. L’accesso al sito archeologico da est e da sud è facile e agevole, mentre ad ovest della collina e anche più in alto è occluso dal versante ripido del monte dove sorge il villaggio di Exoghi. Il sito mostra una grande costruzione su più livelli di terrazze. Da notare che il terrazzamento superiore è ottenuto con lo riempimento delle fessure tra le rocce con  massi ciclopici. Nel terreno del sito che appare quindi ben spianato per un’estensione di circa 12 stremmata (1 stremmata = 1000 mq), c’è una torre ellenistica.Più a nord è stato individuato un “ergastirio metallotecnias”. La torre ellenistica (9,80 per 8,00) è costruita con una tecnica costruttiva non omogenea ed è divisa in due parti da un muro in mezzo. La parte ovest di essa comprende la rovine della chiesa di San Atanasio. Durante la fase di scavi dal 1996 al 2000, mentre si effettuavano i  lavori di pulitura del pavimento della parte est della torre sino alle rocce, si sono trovati i resti di un acquedotto che, come riferiva già Vollgraff , era stato realizzato in contropendenza rispetto al declivio su cui sorge la torre per far affluire l’acqua in una cisterna che è a contatto con il lato est. Gli archeologi di Ioannina ritengono che la torre si possa datare più o meno nella  meta del terzo secolo a.C. Tre grandi scalinate e altre più piccole incastrate tra le rocce collegano i due terrazzamenti principali. Il luogo era abitato in Epoca Preistorica e sino al Periodo Ellenistico e all’Epoca Romana.  Nel Periodo Elladico c’era una fortificazione con mura ciclopiche conservatasi abbastanza e ancora visibile, in alcune sue parti, con tre portali d’accesso( a  centro-est, ovest e nord), mentre di Epoca Ellenistica è un piccolo muro poligonale con una porta a est.

Nel terrazzamento inferiore gli scavi hanno portato alla luce un edificio regale a pianta rettangolare (22 per 16m) con sette stanze, magazzini e depositi dei prodotti destinati al commercio (in particolare due: uno circolare più esterno e uno ipogeo). Nel palazzo sono riconoscibili due schemi  principali di costruzione: una Micenea e una Ellenistica.

Nella fase  Micenea l’ingresso della imponente residenza era a nord, i vani adibiti ad abitazione e le sale di accoglienza si trovavano nella parte a est, i magazzini con la grotta-ipogeo a ovest, mentre due grandi scalinate andavano a finire in una piccola anticamera.

In Epoca Ellenistica e Romana le parti più in basso delle scalinate crollarono probabilmente per un terremoto e si interruppe la comunicazione con la costruzione che stava nel terrazzamento superiore. L’ingresso al palazzo rettangolare fu spostato verso sud dove si spianò ampiamente il terreno per  favorire l’entrata realizzando un’ imponente scalinata di pietra ( che poi si è in parte spostata verso est in seguito a movimenti sismici). A ovest fu sistemata una nuova sala d’aspetto con un pavimento di terra battuta suddiviso con tramezzi in ambienti adibiti a magazzino; fu spostato pure l’ipogeo verso nord, dopo il cedimento del soffitto dello stesso.

I ritrovamenti dell’ insediamento nella fase Elladica sono vari e interessanti (ceramiche  artigianali del Medio  e iscrizioni del Tardo e III Periodo, ceramiche finemente decorate, un cofanetto d’osso, una spilla  di rame, utensili di pietra, ossa di animali etc.) .

Ugualmente variegati  e interessanti sono anche i reperti di Epoca Ellenistica e Romana (contenitori realizzati con la pietra itacese tenuta insieme da legamenti di piombo, anfore, contenitori raffinati, monete etc. ). Il rinvenimento più significativo della ricerca è tuttavia una piccolo cofanetto cilindrico di rame che conteneva un vero e proprio tesoro di gioielli d’oro

(tre anelli, e due orecchini del Periodo Ellenistico).

 

Tombe romane

Nello stesso sito sono state trovate e studiate quattro tombe romane, tre delle quali rinvenute scavando nel terrazzamento superiore del palazzo e una in quello più in basso. Soprattutto una è stata trovata proprio a ridosso della piccola parte di muro poligonale conservatosi che mostra la cosiddetta tecnica costruttiva di Lesbo. La fossa costruita con mattoni di pietra, era coperta da quattro strati di tegole ed era servita da sepoltura per due adulti, una delle due tombe aveva evidentemente subito degli spostamenti di posizione. Dentro quella che non era stata rimossa c’erano una lucerna con una decorazione a rilievo con un motivo di vigne e uva in successione, una freccia di rame, due ampolle di vetro per profumi e una moneta di rame “sesterzio” (probabilmente del 161-176 d. C.) infilata nella bocca del morto.

La terza tomba costruita con lo stesso sistema di pietre rettangolari fu trovata un po’ più a nord delle prime due, inserita naturalmente in una cavità della roccia.

Era più piccola e vi erano stati deposti tre bambini con annesso l’usuale corredo funebre: una spilla d’osso, vasi di vetro e pezzi di una lampada andata in frantumi, monete..

La quarta tomba è stata trovata davanti alla principale porta ellenistica a sud del grande palazzo. In parte distrutta conteneva anch’essa due vasi, boccette per i profumi, una lucerna di vetro, cocci vari e un fallo diritto d’argilla, oggetto che probabilmente apparteneva ad un idolo.

 

La fonte preistorica

A est e più in basso della torre ellenistica  e del posto scavato dove è venuto alla luce il grande palazzo rettangolare, vicino alla strada agricola, c’è una fonte ipogea cercata e trovata in collaborazione da Heurtley e Wason, negli anni  ‘30. Il sistema di costruzione della fonte che ricorda  quello delle cisterne ipogee di Micene e di Tirinto e il ritrovamento di tre steli di calici micenei la fanno datare all’ Epoca Preistorico- Micenea.

di Maddalena Reni   

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