Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 18.23

Il punto di Rosario Amico Roxas. La guerra e l’onore

Pubblichiamo l’analisi di Rosario Amico Roxas dopo i fatti di Parigi

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. La guerra e l’onore

Tornano nella memoria le notizie di quel teatro di guerra-infinita, voluta dal presidente degli USA Bush, e sostenuta dai suoi soci inglesi e dall’Italietta dei governi Berlusconi. Ai soliti smemorati ricordo che l’allora Presidente del Consiglio, per partecipare alla guerra di Bush, costrinse il Ministro degli Esteri Renato Ruggero, europeista contrario all’interventismo di Berlusconi, alle dimissioni, per assumerne, temporaneamente, la carica; il tempo giusto di sistemare le cose che più gli premevano, a cominciare dai finanziamenti di sprovveduti (???) finanziatori americani che versarono, nelle fallimentari casse di Mediaset 6,5 miliardi di dollari, come se non avessero altri investimenti da fare e con migliori risultati.

In quella guerra che l’ipocrisia governativa identificò come “missione di pace” morirono a Nassirjia 19 nostri soldati, in missione di pace, ma sottoposti al Codice militare di guerra e sottomessi al comando inglese, dichiaratamente in guerra, vittime incolpevoli dell’interessata arroganza dell’allora premier. Questo breve ricordo serve per contrastare le recentissime affermazioni del medesimo Berlusconi, oggi diventato un noto pregiudicato, condannato in tre gradi di giudizio, con le quali ha esaltato l’interventismo antiarabo e antimusulmano, sollecitando un ritorno all’aggressività occidentale come ritorsione ai gravissimi fatti di Parigi. Un predicozzo che viene da un pulpito scaduto, dettato dai sondaggi che indicano una maggioranza degli italiani atterriti dalle stragi francesi e, quindi, più propensi a una reazione che al ragionamento.

Fu allora che l’Iraq venne aggredito in forza di una serie di menzogne, da parte dell’allora presidente degli USA, elaborate ad arte per convincere la popolazione americana dell’urgenza di quella aggressione; menzogne scoperte e riconosciute, ma non condannate da nessuno, accettate come un gioco delle parti dove è lecito tutto pur di agire indisturbati. Venne bombardato un esercito in fuga, distrutta un’aviazione inesistente, affondata una flotta inidonea anche alla pesca d’altura; quindi missili intelligenti, bombe a grappolo con testate all’uranio impoverito riversate sulla popolazione civile, sui banchetti di nozze, nelle moschee il giorno della preghiera, contro autobus carichi di bambini e ragazzi che si recavano a scuola: il tutto per seminare terrore nella assurda convinzione di poter dominare l’intera popolazione attraverso il panico e la minaccia di nuove e sempre più drammatiche azioni punitive. Un missile “intelligente” colpì un autobus di studenti, trasformandolo in un unico hamburger di carne umana, non si salvò nessuno; la prima donna che venne accettata come kamikaze dalla reazione all’aggressione fu la madre di tre bambini uccisi in quell’autobus esploso, indicato, vilmente, come “effetto collaterale”.

La reazione, inattesa e immediatamente posta all’attenzione del mondo intero affinché la condannasse, venne subito indicata come “terrorismo”, e fu il terrorismo che ha sconvolto e distrutto l’Iraq che ha generato il terrorismo di difesa che si è trasformato in terrorismo di offesa. La reazione all’azione violenta, provocò un circuito perverso di reciproche azioni terroristiche, che da allora stanno annientando ogni certezza, avviando l’intero pianeta verso uno scontro che non potrà mai vedere un vinto e un vincitore, ma solamente vittime. Pur nella condanna senza “se” e senza “ma” delle guerre e di tutte le guerre, tocca evidenziare l’ineluttabilità di salvare l’onore che dovrebbe guidare le azioni belliche. Ma le guerre che mirano a terrorizzare le popolazioni, non guardano per il sottile, così manca anche l’onore, da entrambe le parti e rimane solamente la brutalità e l’interesse delle lobby delle armi che si adoperano in tutti i modi per mantenere sempre vivo il focolaio.

Per documentare la mancanza del senso dell’onore basta un esempio per tutti, che ci mostra una nuova arma di distruzione totale: la macchina fotografica; quella macchina fotografica che ci ha mostrato la soldatessa Lynnie, nel carcere di Abu Ghraib che teneva al guinzaglio un iracheno nudo, umiliato, dolorante per le torture subite; immagini degne di un film dell’orrore e del sadismo. Ma Lynnie non se ne curava, era la rappresentante di un cristianesimo (ha sostenuto di frequentare regolarmente la Chiesa) neoconservatore entrato in rotta di collisione con l’Islam in maniera violenta, disgustosa, oscena. In una logica che divide i colpevoli dagli innocenti, chi era il colpevole in quella foto, Lynnie che reggeva il guinzaglio o quell’anonima vittima torturata nel corpo e umiliata nello spirito, per aggiungere un ulteriore tocco di degradazione al suo destino. Anche l’uomo incappucciato con i fili elettrici legati alle mani è diventato, per quei popoli, un simbolo, ancora più significativo di quello delle due torri abbattute in un attentato che ancora attende di essere chiarito nei modi, nelle incongruenze e nelle false verità propinate. Quelle foto non furono un “incidente di percorso”, ma una programmata regia per raggiungere il punto di rottura in grado di esaltare la capitolazione degli sconfitti.

Anche nella sua irrazionale bruttura, la guerra esige l’onore: un uomo, pur se Presidente degli USA, quest’onore lo ha perso quando ha dovuto mentire al mondo intero per giustificarsi di un’aggressione neo-colonalista, camuffata come guerra preventiva contro i terroristi che avrebbero ordito l’attacco alle Due Torri; l’onore lo ha perso l’esercito che ha usato mezzi sproporzionati contro un nemico inesistente; l’onore lo ha perso il Congresso e il Pentagono che hanno permesso che oltre 3000 giovani americani morissero per una ingiusta guerra di conquista, al cui sfondo nereggia il petrolio.

Anche il terrorismo ha due primi attori, pur se entrambi privati dell’onorabilità; per neutralizzare gli effetti che si stanno dimostrando deleteri, non rimane che interrompere il circuito perverso che si è generato e cedere il passo alla politica e alla diplomazia, mettendo da parte gli interessi che muovono le azioni e le reazioni; non c’è primato di nefandezza, nessuno è più nefasto dell’altro, perché entrambi responsabili, per motivi abietti, da entrambe le parti. Se da una parte c’è l’avidità delle lobby delle armi e del petrolio, dall’altra ci sono i vertici arabi che hanno promosso la fusione tra nazionalismo e fondamentalismo religioso, creando una miscela altamente esplosiva, per tenere sotto controllo le masse popolari che delle ricchezze prodotte dal petrolio non vedono nulla e ne attribuiscono la responsabilità all’Occidente.

Rosario Amico Roxas

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