Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 18.05

Il punto di Rosario Amico Roxas. La paura dell’Islam? La democrazia

Pubblichiamo l’analisi di Rosario Amico Roxas

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. La paura dell’Islam? La democrazia

«L’Islam è compatibile con la democrazia»: lo ha detto Francois Hollande durante un discorso all’Istituto del mondo arabo a Parigi per ribadire come non vi sia connessione tra religione e gli attentati che hanno colpito la capitale francese nelle ultime settimane.

Si tratta di una affermazione di comodo che nulla ha a che vedere con l’islam e con la democrazia; dimostra solamente di non aver capito nulla del mondo arabo-islamico, ma di volerne parlare, tranciando giudizi che non poggiano su nessuna analisi seria.

Credo che si tratti di una speranza, più che una certezza; una speranza che assolve le contraddizioni che turbano l’Occidente nei confronti del mondo arabo-islamico.

La democrazia è frutto di cultura umanistica, che esalta la centralità dell’uomo, negando gli individualismi.

Neanche il mondo occidentale è riuscito a perfezionare e applicare i principi etici della democrazia, permettendo ai detentori del potere di legiferare secondo interessi che non guardano al Bene Comune, bensì a quello privato e/o privatissimo.

Un’analisi approfondita della cultura islamica, pur nella brevità indispensabile per una veloce lettura, farebbe comprendere i limiti attuali della cultura islamico-araba, limiti che potranno essere superati, con una modernizzazione della cultura, evitando la pretesa di un’esportazione della democrazia effettuata con le armi in pugno.

L’Islam tutto intero, senza voler fare distinzioni tra moderati e fondamentalisti, teme la democrazia; anzi, è una delle paure dell’Islam. Nessuno osa prendere atto del divario culturale che viene abusivamente mantenuto tale, per imporre una cultura come quella che investe la democrazia, che non si coniuga, almeno per ora, con le tradizioni ancestrali che formano la loro cultura.

Vige ancora la cultura tribale che, nella sua possibile evoluzione, potrà anche arrivare a maturare i concetti fondamentali della democrazia, ma senza imposizioni né pretese di “esportare la democrazia”, ma occorrerebbero, almeno, due generazioni e la collaborazione del mondo occidentale.

Dovrebbe evidenziarsi con estrema chiarezza che nei fatti in corso di ulteriore sviluppo non emerge nessuna domanda di democrazia, almeno per come la intendiamo in Occidente.

Il rapporto tra Occidente e Medio e vicino Oriente, cioè con i popoli arabo-islamici, è stato di sopraffazione da parte dell’Occidente, prima sotto forma di colonialismo militare, quindi sempre di colonialismo, ma economico; l’occidente ha avanzato tali impostazioni sostenendo trattarsi di legittima difesa, come le “guerre preventive” della banda B3: Bush, Blair, Berlusconi; quest’ultimo poi, ha definito la partecipazione italiana nelle guerre di Bush come “missione di pace”, pur se il contingente era sottomesso al codice militare di guerra e sottoposto al comando inglese, dichiaratamente in guerra.

L’Occidente ha acuito queste forme difensive, insistendo con la logica della supremazia, così anche quella parte del mondo arabo aperto alla possibilità di integrazione con l’Occidente ha trovato nello stesso occidente il maggior ostacolo, avallando, così, le posizioni estremiste del nazionalismo e dell’integralismo, favorendo, addirittura, la loro fusione; in tal caso, quando il nazionalismo arabo si fonde con l’integralismo religioso, scaturisce una miscela altamente esplosiva, poiché l’esigenza sociale di indipendenza dallo straniero finisce con il servirsi dell’intolleranza integralista della religione per armare le più crudeli rappresaglie. Il mondo arabo si ritrovò nella impossibilità di costruirsi una evoluzione ad indirizzo umanistico, in quanto avrebbe dovuto mediare la propria storia con il patrimonio culturale del colonizzatore, a rischio di perdere la propria unità ed entità; così l’esigenza di unità della cultura araba si ritrova, ancora oggi, a dover rispettare le diversità fra le sue variegate differenze, che tentare una strada di integrazione, per non restare soffocata dalla sua storia e dalle sue tradizioni, che sono poi i loro hudud (timori) culturali, con i quali vengono esorcizzate le violenze coloniali dell’Occidente. Praticamente venne contestata la “libertà di pensiero” propugnata dai colonizzatori, in forza del proprio patrimonio razionalista, a vantaggio della “libertà di essere diversi”, come frutto del rifugiarsi nella propria storia.

Quello che i governanti arabi non compresero fu che, escludendo la “libertà di pensiero”, cioè la razionalità in costante sviluppo, il popolo si sarebbe indebolito sempre più, fino a diventare quella massa disabile e impotente che le due guerre del Golfo hanno mostrato in diretta tv. È per questa ragione che le guerre contro i popoli arabi hanno sempre due fasi; la prima quando l’Occidente scatena la sua tecnologia bellica contro eserciti in fuga e popolazioni indifese; la seconda quando l’arroganza dei vincitori della prima fase della guerra stimola la fusione tra nazionalismo storico e integralismo religioso, allora esplode quella miscela che lo stesso Occidente ha innescato. Questa seconda fase è una guerra che la tecnologia occidentale non potrà mai vincere, perché condotta ai limiti ultimi della esasperazione, al punto di trasformare gli uomini in bombe umane!

Sempre più, così, l’ideale democratico diventa diramazione dell’Occidente, di quell’Occidente che da solo si è dichiarato “il nemico”. Il mondo arabo non ha avuto alcuna possibilità di istruirsi su punti essenziali, come la sovranità dell’individuo svincolato dalla massa e la libertà di opinione, che costituiscono la base culturale dello sviluppo umanistico; né l’Occidente ha mai cercato di fornire elementi di istruzione, mandando sempre avanti le proprie pretese colonialiste o neocolonialiste.

Non per nulla i popoli arabi, e nella stessa dimensione anche i popoli del terzo mondo, hanno trovato sempre governi militari o sostenuti dai militari. Gli intellettuali, che avrebbero potuto modificare l’itinerario verso una diversa composizione sociale, sono sempre stati trascurati dall’Occidente e trattati come agenti del nemico all’interno, in quanto portatori di nuove ideologie, come l’esigenza di tenere separate le sfere sociali del nazionalismo con le quelle religiose dell’integralismo. Così non avvenuta la rottura con quel passato medioevale che usava il sacro per legittimare e mascherare anche governi arbitrari o dittatoriali come nel caso di Saddam in Iraq. L’Occidente aveva tutto l’interesse ad ostacolare lo sviluppo in senso culturale, perché così sarebbe rimasta quella massa indebolita e impotente, tenuta sotto controllo da una sola persona, più facilmente manovrabile e ricattabile, altrimenti facilmente removibile con la forza, in quanto non avrebbe mai avuto il sostegno del suo popolo. La guerra civile che si è scatenata in Iraq non fu una guerra di religione tra sciiti e sunniti; non fu una guerra tra sostenitori di Saddam e suoi avversari; fu una guerra tra una minoranza che accettava la presenza americana perché inglobata nel sistema emergente di pubblici latrocini e la maggioranza che voleva l’indipendenza e il rispetto della propria sovranità nazionale. Quello che l’Occidente non ha saputo prendere in considerazione è stata la conseguenza che ha generato e provocato, e, cioè, proprio quella fusione tra nazionalismo e integralismo che non è promosso dalle masse popolari, ma può riuscire a coinvolgerle in quella che è diventata una shari’a, una guerra santa contro l’invasore e chi lo sostiene.

La democrazia è diventata così una diramazione del nemico e non esiste neanche un termine arabo che la identifichi, così come altri prodotti occidentali non hanno un corrispettivo arabo. Democrazia in arabo si chiama dimuqratiyya, ma ciò non va visto come accettazione di quel nome a preferenza del corrispettivo arabo che pure i glottologi si sono sforzati di creare, ma come accettazione di quell’oggetto che è entrato nell’uso comune, cosa che non è accaduto per la democrazia, respinta, secondo la loro ottica, perché metodo politico occidentale, foriero solo di guerre, di aggressioni e di colonialismo.

Rosario Amico Roxas

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