Il turismo mondiale ha attivato e muove sistemi operativi e propositivi diversi dalle procedure obsolete italiane. Nel 2013 gli europei hanno speso 243 mld/euro per i travel-on-line; su 21 mld/euro spesi dagli italiani sul web, solo 7,2 sono andati per viaggi e vacanze. Una % non proporzionata ai dati 2013 del turismo in Italia che vale 160 mld/euro, seppur in calo (-5%) il numero dei pernotti rispetto al 2012. Il turismo vale il 10,3% del Pil nazionale ( pari al 17% con l’indotto), ma l’Italia figura al 101° posto per uso delle telecomunicazioni nel comparto BtoB turistico. L’Italia da 10 anni perde posizioni nelle graduatorie turistiche: oggi è al 15° posto. La bontà della regionalizzazione delle strategie promocommerciali, senza un riferimento nazionale, è stato vanificato: il coordinamento unico e assoluto ha valenza Paese, l’operatività e la gestione localistica ha peccato di autoreferenzialità politica e di confini amministrativi non in linea con la domanda di turismi e dei turisti. Carrozzoni burocratici e doppi ruoli hanno ingessato tutto il sistema, un Paese come l’Italia non ha rappresentanti del turismo all’estero in ambasciate, uffici Ice e consolati che sono un costo per lo Stato. “Un ministero e un Ministro forte è indispensabile – dice Comolli – Non si possono buttare 40 milioni in 10 anni di soldi pubblici per nulla. Enit commissariata, debiti e problemi legali per Italia.it, nessun vantaggio per le imprese della commercializzazione turistica. Il sistema vacanza in Italia è obsoleto, il mondo punta su HT, su dinamicità, su velocità, su tempismo, su attrazione multiforme, su identità di aree e di servizi. E’ finita la vacanza lunga, sono necessari i turismi e offerte costruite sulle domande, divise per target fruitore e paese di provenienza. Perché non pensare a uffici del turismo italiano itineranti direttamente a casa del potenziale turista? Spenderemmo meno e avremmo prenotazioni in diretta, più numerose e gratificanti per il turista”, chiosa Giampietro Comolli.