Per spiegare la guerra del Peloponneso, Tucidide distingue tra cause apparenti e ragioni profonde. In questa tragica guerra all’Ucraina scatenata dalla Federazione russa le prime, “le cause di cui tutti parlano”, le ha dette molto chiaramente Putin: ottenere definitivamente la Crimea, il riconoscimento internazionale dell’annessione delle due repubbliche del Donbass, neutralizzazione e denazificazione dell’Ucraina. Ma la causa ultima, l’obiettivo finale che persegue, è la modifica dell’assetto europeo emerso dopo la fine della Guerra fredda.
Contro l’ordine internazionale
La contestazione dell’ordine internazionale uscito dalla fine della Guerra fredda è iniziata nel 2007, con il famoso discorso di Putin alla Conferenza per la sicurezza di Monaco in cui rifiutò un ordine mondiale dominato da una sola superpotenza, e regole del gioco dettate dagli Stati Uniti. Questa contestazione è portata avanti con determinazione anche oggi, attribuendo all’allargamento della Nato verso Est dal 1999 un’intenzione aggressiva nei confronti della Russia, che vi ha visto una volontà di accerchiamento che ne metterebbe in pericolo la sicurezza.
Putin ritiene che l’Occidente abbia esercitato nel sistema delle relazioni internazionali un’egemonia che non è più in grado di sostenere. Cui si aggiunge la convinzione del vertice politico e militare russo che il mondo occidentale sia loro ostile.
Putin, Divide et impera
Quando parla di Occidente Putin intende gli Stati Uniti, l’unico attore che nell’ottica del Cremlino rappresenta la potenza da sfidare. L’Europa è considerata da Mosca una pedina in questo gioco, tanto più utile in quanto divisa. E a incunearsi nelle divisioni interne, fomentando le faglie che attraversano rapporti e interessi degli europei per destabilizzare l’Unione europea, il Cremlino ha dedicato molta attenzione e risorse. Ad esempio finanziando la campagna a favore del Brexit, sostenendo le forze politiche di estrema destra, attuando campagne di manipolazione dell’informazione permeate da una propaganda che ha assunto forme diverse e mutevoli. Dal tentativo di screditare la campagna europea di vaccinazione anti-Covid, alla messa in discussione di istituzioni e valori delle democrazie europee.
Secondo il progetto neo-imperialista della Russia putiniana tutto l’ordine mondiale fondato su norme e istituzioni multilaterali create nel secondo dopoguerra andrebbe rivisto. Incontrando il 30 marzo il suo omologo cinese, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha affermato che Russia e Cina puntano a un nuovo ordine internazionale “multipolare, giusto e democratico”.
L’ordine internazionale è già multipolare. Da tempo alcune potenze , quelle che chiamavamo BRIC, Cina, India, Russia, Brasile, premono per una redistribuzione del potere internazionale. Ma è anche un mondo più instabile e frammentato, che ha come conseguenza principale un indebolimento del multilateralismo, dovuto sia al “momento unipolare” degli Stati Uniti, che hanno contribuito con l’intervento in Iraq del 2003 a delegittimare le fondamenta dell’ordine internazionale, sia allo squilibrio tra globalizzazione e governance globale, come testimonia la crisi di istituzioni come la WTO, il FMI ma anche la paralisi decisionale dell’ONU.
De-coupling russo e fine della pax americana
Sono gli equilibri tra gli attori che Mosca e Pechino vogliono ridefinire, partendo dall’assunto che la Pax americana è finita. La scelta di non allinearsi con Washington nelle sanzioni alla Russia da parte di Emirati Arabi, Arabia saudita, India, Pakistan, insieme al rifiuto di Riad e degli Emirati di aumentare la produzione di petrolio per frenarne l’aumento dei prezzi, sono d’altronde chiari segnali della diminuita capacità egemonica statunitense.
Quest’ordine multipolare dagli equilibri in via di ridefinizione dovrebbe essere per Mosca e Pechino anche “giusto e democratico”. Che a prendere la bandiera della democrazia siano due regimi autoritari, che attuano la più dura repressione di ogni forma di dissenso suona paradossale . Basta guardare alla distruzione dello Stato di diritto a Hong-Kong o agli arresti di chi protesta contro la guerra nelle strade delle città russe. Il tema della democrazia entra in realtà come discrimine tra il modello di leadership autoritaria di Mosca e Pechino, e le democrazie fondate sui principi liberali, lo Stato di diritto, la difesa dei diritti umani.
Chiedere che quest’ordine internazionale sia “giusto” svela l’intenzione di rimettere in discussione la centralità dell’Occidente nel definirne le regole economiche, finanziarie, commerciali, sia pure in una prospettiva a lungo termine. L’obiettivo sembra essere quello di rinegoziare le regole della globalizzazione dell’intero sistema economico e commerciale, cosa che implica il tentativo di scalzare il dollaro dal suo ruolo predominante per le transazioni commerciali e finanziarie internazionali. La Russia da tempo si è preparata al de-coupling con l’Occidente, mettendo in piedi con la piattaforma Mir un sistema di pagamenti per aggirare le sanzioni. La direttrice generale del FMI Kristalina Georgieva, intervenendo al 45esimo meeting dell’istituzione a Washington, ha messo in evidenza che si delinea uno scenario di frammentazione dell’economia mondiale in blocchi geopolitici, con regole commerciali e tecnologiche, sistemi di pagamento e monete di riserva differenti.
Due blocchi all’orizzonte
Il futuro sembra quindi prefigurare una rivalità sistemica tra un blocco transatlantico (NATO, Ue, G7) allargato all’Indo-Pacifico (Australia, Corea del Sud, Giappone, Nuova Zelanda) e un blocco euro-asiatico a guida russo-cinese.
D’altronde la Russia malgrado la guerra scatenata contro l’Ucraina è meno isolata in ambito internazionale di quanto gli occidentali pensino. Nonostante sia vero che 93 paesi hanno votato a favore dell’espulsione della Federazione russa dal Consiglio ONU per i diritti umani, 100 paesi, che rappresentano il 76% popolazione mondiale, sia pure per ragioni molto diverse non l’hanno fatto.
Cina, India, America latina e Africa, mondo islamico e sud est asiatico “non ritengono che l’Occidente sia a capo dell’ordine mondiale e tanto meno che stabilisca le regole del gioco. La Russia non si è limitata a lanciare la sfida all’Occidente: ha mostrato che l’epoca del dominio globale occidentale si può considerare completamente e definitivamente conclusa”. Con queste parole un articolo pubblicato sul sito dell’agenzia RIA Novosti il 26 febbraio 2022, due giorni dopo l’invasione dell’Ucraina, per celebrare una vittoria che si riteneva imminente e subito rimosso, ha svelato ambizioni e ragioni della guerra da parte della Russia.
All’Occidente il compito di raccogliere la sfida della transizione verso un nuovo ordine mondiale.
(Marinella Neri Gualdesi, Affarinternazionali.it)