Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 23.30

La socializzazione dei bisogni | di RAR

| Scritto da Redazione
La socializzazione dei bisogni | di RAR

Il pianeta Terra ha scelto la globalizzazione, ma solo dei mercati, dell’alta finanza, delle lobby di potere, ma anche delle truffe internazionali, delle guerre per rapinare le materie prime ai popoli in via di sviluppo che non dispongono delle tecnologie per sfruttare in proprio le loro ricchezza. Il bipolarismo Est e Ovest del mondo, terminato con il crollo del muro di Berlino, quando la guerra fredda venne spostata dalla sfera ideologica a quella economica; fu allora che vinse l’occidente, portatore di quel capitalismo che si serve del sistema democratico per arrivare al potere, quindi sposta l’asse di interessi verso i governi autoritari per tenere a bada le popolazioni e favorire il capitalismo che ha abbracciato il liberismo, sfruttando l’analogia semantica con il liberalismo, del quale rappresenta la peggiore distorsione.

Il dominio del denaro porta al predominio della legge del più forte, all’avidità, porta, inevitabilmente, allo sfruttamento e alla nuova colonizzazione, aggressiva e guerrafondaia. E’ la tecnica del capitalismo liberista, in Italia adottata e sostenuta dai governi Berlusconi, che ha penalizzato  il lavoro, e con esso, le classi più deboli che lo forniscono, per favorire le grandi concentrazioni di capitali che hanno come scopo quello di cercare di fare soldi senza ricorrere al processo di produzione. Quei trascorsi governi, con il premier che li ha ispirati,  pilotati,  costretti, se ne sono andati, o meglio, sono stati cacciati  prima che la situazione si aggravasse definitivamente, portando la nazione al totale fallimento; il dramma sta nel fatto che vorrebbero tornare!

Il dato che emerge dall’analisi semplicistica di ciò che ci è stato intorno e che ancora ci sta intorno e di ciò che sta accadendo è da identificare come   “argentinizzazione” dell’economia. Lo abbiamo visto con la formazione sempre più insistente di grandi concentrazioni aziendali, in tutti i campi dell’economia, che avevano il duplice scopo di eliminare la concorrenza e imporre i prezzi più redditizi ed esercitare il ricatto più odioso per ottenere aiuti statali, detassazioni, defiscalizzazioni, condoni, sanatorie e scudi fiscali, altrimenti avrebbero invocato la cassa integrazione, minacciando la chiusura e il licenziamento di migliaia di prestatori d’opera. Fu il momento magico delle acquisizioni estere che hanno assorbito il fiore delle aziende nazionali, acquistando a prezzi di saldo e i ricavati esportati al sicuro in banche estere compiacenti.

Quei governi liberisti e capitalisti non solamente accettarono il ricatto, ma lo difesero e lo sostennero, nella convinzione propagandata che l’arricchimento ulteriore della fascia già ricca della popolazione, avrebbe dovuto  portare maggior benessere all’intera comunità, con creazione di posti di lavoro, con servizi più efficienti, con una fittizia “socializzazione dei bisogni” mentre la realtà ha contrastato le attese, in quanto quell’arricchimento condusse solamente alla sparizione di enormi capitali portati nelle isole felici al fine di evadere il fisco, senza generare assolutamente nulla se non individuali arricchimento che non necessitavano del processo produttivo, se non alle condizioni vessatorie che scaturiscono dall’ignobile ricatto. Tutte le attività miravano ad acquisire quella dimensione che li rendeva “troppo grandi per fallire”, in quanto il loro minacciato fallimento avrebbe provocato una destabilizzazione del mercato del lavoro, costringendo la classe operaia ad accettare la rinunzia a qualunque diritto conquistato, pur di poter garantire a se stessi ed alla propria famiglia il minimo indispensabile per godere del necessario; l’alternativa sarebbe di mancare dell’indispensabile.

Necessario e superfluo si sono confrontati nel palcoscenico della vita, dove una barriera insormontabile divide, ancora,  una casta minoritaria di privilegiati ad ufo, ed una maggioranza costretta a subire le angherie di un sistema disumano e disumanizzante, che quei governi hanno  insistito a portare avanti ed affermare. Prima che sia troppo tardi è necessaria una rivoluzione culturale che ponga il lavoro dell’uomo al centro della storia; una rivoluzione nella cultura imposta abusivamente alla nazione ed accettata da tutti coloro che si illudevano di poter far parte della minoranza protetta, mentre  hanno toccato con mano di transitare dal benessere alla povertà, con un orizzonte di possibile miseria. Non credo che esistano alternative diverse: si tornerà al passato che abbiamo subito per venti anni se  il liberismo berlusconiano dovesse mantenere la posizione contrattuale del ricatto. Sarà questa la rivoluzione liberal-socialista: impedire il ritorno del capitalismo liberista di Berlusconi e liberare l’Europa dalla minaccia capitalista e plutocratica. La Democrazia non muore, piuttosto la si può uccidere attraverso forme  di governo che ne alterano la rappresentatività.

Rosario Amico Roxas

 

 

 

 

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