Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 23.12

Le orribili condizioni in cui vivono migliaia di bambini nelle zone di conflitto

Dal rapporto Children and Armed Conflict (CAAC) emergono le guerre dimenticate che coinvolgono i bambini

| Scritto da Redazione
Le orribili condizioni in cui vivono migliaia di bambini nelle zone di conflitto

L’United Nations report on Children and Armed Conflict (CAAC), presentato oggi e pubblicato con il contributo della missione permanente dell’Italia all’Onu,  descrive dettagliatamente l’impatto devastante che varie forme di conflitto hanno avuto sui bambini di tutto il mondo nel 2021. E ne fa anche un terribile sunto 23.982 gravi violazioni verificate contro i bambini e per il 15% di queste violazioni, non è stato possibile identificare gli autori, rendendo estremamente difficile la successiva responsabilità; Almeno 5.242 ragazze e 13.663 ragazzi sono stati vittime di gravi violazioni in 21 situazioni nazionali e in una regione. Almeno 1.600 di quei bambini sono stati vittime di molteplici violazioni. 8.070 bambini sono stati uccisi o mutilati, sempre più a causa di residuati bellici esplosivi, ordigni esplosivi improvvisati (IED) e mine, che hanno colpito circa 2.257 bambini; I bambini hanno continuato a essere reclutati e utilizzati, con 6.310 bambini colpiti; Sono stati verificati 3.945 casi di diniego dell’accesso umanitario; In alcuni contesti, i vincoli di accesso e di sicurezza hanno ostacolato gli sforzi di verifica per tutte le gravi violazioni.

I pericoli delineati nel rapporto vanno dall’escalation della guerra, ai colpi di Stato militari, ai conflitti prolungati e nuovi, nonché alle violazioni del diritto internazionale. Anche i conflitti transfrontalieri e le violenze tra le comunità hanno avuto un impatto sulla protezione dei bambini, in particolare nel bacino del lago Ciad e nelle regioni del Sahel centrale.

Il rapporto evidenzia «Quasi 24.000 gravi violazioni verificate contro bambini, una media di circa 65 violazioni al giorno. L’uccisione e la mutilazione di bambini è stata la violazione grave più accertata, seguita dal reclutamento e dall’utilizzo di bambini e dal diniego dell’accesso umanitario.

I Paesi in cui nel 2021 la maggior parte dei bambini è stata colpita da gravi violazioni sono stati Afghanistan, Repubblica democratica del Congo (RDC), Israele e Territori Palestinesi Occupati, Somalia, Siria e Yemen.

Virginia Gamba, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per i bambini e i conflitti armati, ha commentato: «Non c’è una parola abbastanza forte per descrivere le condizioni orribili che hanno dovuto sopportare i bambini nei conflitti armati. Coloro che sono sopravvissuti saranno colpiti per tutta la vita da profonde cicatrici fisiche ed emotive. Ma non dobbiamo lasciare che questi numeri scoraggino i nostri sforzi. Dovrebbero fungere da stimolo per rafforzare la nostra determinazione a porre fine e prevenire gravi violazioni contro i bambini. Questo rapporto è un invito all’azione per intensificare il nostro lavoro per proteggere meglio i bambini nei conflitti armati e garantire loro una reale possibilità di riprendersi e prosperare. I ragazzi e le ragazze spesso affrontano rischi diversi, un fattore che è importante capire quando si sviluppano strategie di prevenzione e risposta».

Infatti, nel 2021 hanno mostrato un forte aumento due forme di violazione: il rapimento e la violenza sessuale, compreso lo stupro, entrambi aumentati del 20%.  Sono aumentati anche gli attacchi a scuole e ospedali, un fenomeno aggravato dalla pandemia di Covid-19. Più di 2.800 bambini sono stati detenuti per la loro effettiva o presunta affiliazione a una delle parti in conflitto, rendendoli particolarmente vulnerabili alla tortura, alla violenza sessuale e ad altri abusi.

Etiopia, Mozambico e Ucraina sono stati aggiunti al CAAC  come situazioni preoccupanti, a testimonianza del drammatico impatto delle ostilità sui bambini in queste aree. Inoltre, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha chiesto «Un monitoraggio rafforzato delle violazioni contro i bambini nella regione del Sahel centrale», cosa che aveva già chiesto per la regione del bacino del lago Ciad nel 2020.

Tra il terrificante elenco delle violazioni si registrano fortunatamente anche progressi in alcune regioni: «Complessivamente, 12.214 bambini sono stati rilasciati dalle forze armate e dai gruppi armati in diversi Paesi tra cui Repubblica Centrafricana, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar e Siria».

La Gamba ha sottolineato «L’importanza di fornire ai bambini rilasciati dalle forze armate e dai gruppi armati un sostegno adeguato per reintegrarsi nelle loro comunità.  Le parti impegnate nei processi e nelle discussioni di pace dovrebbero prendere in considerazione l’integrazione dei diritti e dei bisogni dei bambini nei loro negoziati e nei loro accordi finali, poiché rimane l’unico modo per raggiungere una pace sostenibile». Ed evidenziando l’esempio positivo dell’attuale tregua nella guerra nello Yemen, ha concluso: «Quando la pace scompare, i bambini sono i primi a pagare il prezzo di questa tragica perdita. E’ più importante che mai agire per proteggere i nostri bambini e garantire loro un futuro migliore e più sicuro».

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