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Legge Biagi dieci anni dopo | Sergio Denti

| Scritto da Redazione
Legge Biagi dieci anni dopo | Sergio Denti

Dieci anni fa, nella serata del 19 marzo 2002, quando mancavano poche ore all’arrivo della primavera, Marco Biagi veniva ucciso dalle brigate rosse.

Molti di noi quando appresero questa notizia si chiesero chi fosse la persona che aveva suscitato l’interesse criminale dell’organizzazione terroristica. Diciamoci la verità, a parte gli addetti ai lavori e i soliti bene informati, chi fosse Marco Biagi e a che stesse lavorando non lo sapeva nessuno.

Non proprio nessuno. Le brigate rosse lo sapevano. E’ oggi evidente che l’impatto della riforma non doveva essere passato inosservato alle menti  ‘politiche’ del gruppo terrorista.

A questo punto, dopo dieci anni dall’omicidio e a nove dalla promulgazione della riforma che porta il nome del professore, è giusto fare una considerazione.

Le brigate rosse hanno fottuto questo paese e la gente che ci vive due volte. La prima quando, dopo aver capito che la riforma era sbagliata, come soluzione del problema hanno pensato all’omicidio e non alla diffusione politica del messaggio e la seconda quando grazie alla loro azione criminale, omicida e politicamente infantile, hanno spianato la strada alla redazione definitiva e all’approvazione di una riforma che, di fatto, ha compromesso in via definitiva il futuro di milioni di giovani e non più giovani di questo Paese.

Sinceramente non so quanto c’entri Marco Biagi con la legge che porta il suo nome. Un uomo con la sua storia probabilmente non avrebbe accettato di associarsi ad una riforma che stabilisce il principio che il lavoro temporaneo può ed è retribuito meno degli impieghi a contratto indeterminato.. Cosa che spinge l’imprenditoria a privilegiare questa forma di contratto in via assoluta e ad assumere extra anziché giovani ITALIANI. Ho già fatto considerazioni piuttosto crude in passato. Il debito che il Paese sta contraendo ogni giorno con il suo futuro previdenziale è enorme. I milioni di contrattisti a progetto che oggi vivono con baldanza giovanile la loro condizione, domani dovranno affrontare la realtà che la loro vecchiaia sarà sostenuta da una pensione indecente e i loro bisogni ricadranno in toto sul tessuto sociale del Paese. Ma quanti soldi hanno risparmiato o guadagnato le piccole e medie industri Italiane ?

Io credo che se Marco Biagi fosse stato vivo oggi, oltre a essere vicino alla sua famiglia, sarebbe stato al fianco di chi si batte per correggere gli errori di un provvedimento che sull’onda emotiva dell’assassinio si è trasformato in un regalo di proporzioni colossali per chi ha bisogno dell’aiuto dei lavoratori per portare avanti il proprio progetto imprenditoriale. Questo Paese ha bisogno di opposizione. Opposizione politica SOCIALISTA. Non è possibile che a contestare la modalità con la quale si stava progettando la liberalizzazione del mondo del lavoro dovessero pensare quattro cretini con la pistola. I cretini con le pistole scendono in campo quando non c’è dibattito politico e, a parte qualche impercettibile differenza, tutti fanno e dicono le stesse cose. Il Paese ha problemi reali che vanno affrontati e risolti. Quando il dibattito si concentra su questioni di principio come la base americana di Vicenza al punto di provocare la crisi di governo, ecco che rispuntano i cretini con la pistola. Non era meglio dibattere fino alla morte e fino a alla crisi di governo sulla questione del lavoro giovanile? Probabilmente paga di più in termini di immagine sfilare a Vicenza che battere i pugni sui tavoli di mogano di Confindustria.

Da parte nostra, invece, l’impegno a non abbassare la guardia su quello che riteniamo essere uno dei problemi più importanti e una spina nel fianco del nostro Paese (Napolitano).

Un problema che riguarda la pacifica convivenza attuale e futura e sul quale non è possibile distrarsi altrimenti INPS va in fallimento. A scapito di tutti i pensionati.

 

Sergio Denti

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