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Neuropsichiatria: nuove bufale all’orizzonte

“La storia della psichiatria è la storia dei suoi fallimenti.” Thomas Szasz

| Scritto da Redazione
Neuropsichiatria: nuove bufale all’orizzonte

A partire dal diciannovesimo secolo, la psichiatria ha sempre cercato di legittimarsi come branca della medicina. Per farlo, doveva dimostrare l’origine organica dei cosiddetti disturbi mentali. La frenologia, per esempio, cercava di attribuire i comportamenti umani a certe protuberanze del cranio, mentre la ventricolografia pretendeva di ricavare informazioni mentali pompando aria nei ventricoli del cervello e andando a misurare le differenze di pressione. In anni più recenti andava di moda la teoria dello squilibrio chimico, secondo cui le malattie mentali dipendono dalla chimica del cervello, ma nessuno è mai stato in grado di misurare questo squilibrio né (perlomeno) stabilire quale dovrebbe essere l’equilibrio. Queste teorie sono screditate dallo stesso establishment psichiatrico, ma la ricerca dello “schizzococco” - l’immaginaria causa organica dei cosiddetti disturbi mentali - continua. Assieme allo squilibrio chimico, anche la marea di pillole della felicità è destinata a svanire nel dimenticatoio. Ormai anche i più grandi luminari riconoscono l’infondatezza della teoria, e le stesse case farmaceutiche (dopo aver perso decine di cause legali multimilionarie) hanno messo un freno alla ricerca sugli psicofarmaci, e pian piano lasciano decadere i brevetti senza rinnovarli o sostituirli con nuove scoperte. Le neurotecnologie si presentano come l’ultimo ritrovato, che spalancherà la porta alle magnifiche sorti, e progressive, di questa disciplina. Gli strizzacervelli del terzo millennio, si dice, avranno a disposizione tecniche di diagnosi e cura moderne, come le altre discipline mediche. Ma è vera scienza?

La diagnosi con tecniche di neuroimaging

Con “neuroimaging” s’intendono quelle tecniche di radiografia cerebrale in grado di produrre un’immagine “dinamica” - che riflette, cioè, l’attività cerebrale delle varie aree,mentre la persona è impegnata in un compito mentale(come il concentrarsi su qualcosa). I ricercatori poi confrontano i risultati con scansioni effettuate su soggetti a riposo, ottenendo le coloratissime e familiari “mappe di attivazione” che oggi spopolano sui media. Molti neuroscienziati, però, hanno trasformato le scansioni del cervello in truffe. Le immagini sono spesso utilizzate da ricercatori e media per dimostrare come alcune aree specifiche del cervello rappresentino le sedi di amore, odio e altre esperienze umane, dando per scontato che il cervello lavori a compartimenti stagni, in cui ogni area è deputata a una sola funzione in maniera pressoché esclusiva. Gli studi più avanzati sembrerebbero indicare questa visione come semplicistica: diverse parti del cervello intervengono in ogni situazione, secondo uno schema d’interazione in larga parte sconosciuto.Grande incertezza nella comprensione del cervello, grande incertezza nella comprensione della genetica, e grande incertezza sulla stessa definizione dei disturbi mentali:non stupisce che il tentativo di correlare tra di loro tre soggetti poco conosciuti produca dei grandi abbagli.

Attendibilità scientifica di questi studi

Diversi ricercatori (Università di Amsterdam- “Nature Neuroscience” vol. 17, 2014, pp. 491-496, Università di Bristol stessa rivista - vol. 13, 2013, pp. 365-376, Università di Leiden, vol. 14, 2011, pp. 1105-1107 - solo per citarne alcuni) hanno rivisitato in chiave critica alcuni di questi studi di neuroimaging, rilevando grossolani e gravissimi errori d’impostazione e di statistica, tali da invalidarne i risultati. Emery Brown, professore di neuroscienze computazionali presso la prestigiosissima Università di Harvard, ha recentemente dichiarato: “C’è un errore fondamentale nel sistema, i neuroscienziati non capiscono abbastanza di statistica per fare le cose nel modo giusto, e non ci sono abbastanza statistici che li possano aiutare.” Persino la potentissima APA (Associazione Psichiatrica Americana) ha dovuto riconoscerlo: le varie tecniche di neuroimaging sono da considerarsi solo uno strumento di ricerca e non possono essere usate a scopo diagnostico.  Il seguente comunicato si trova in un loro documento: “Nello specifico, nessuno studio nel nostro settore ha determinato che una qualsiasi anormalità strutturale o funzionale del cervello sia correlata in maniera specifica a un dato disturbo psichiatrico. In aggiunta, gli studi di imaging prendono in considerazione gruppi di pazienti e gruppi di persone sane (gruppo di controllo): di conseguenza le scoperte non possono essere estese a tutte le persone affette da un certo disturbo. Anche laddove si manifestano differenze sostanziali tra i gruppi, rimane sempre un ampio margine di sovrapposizione tra i gruppi.” Tradotto in parole povere: non abbiamo mai dimostrato la causa organica dei cosiddetti disturbi mentali, e qualsiasi tentativo si è risolto in un buco nell’acqua. L’ultima frase significa che persino negli studi migliori (quelli in cui si evidenzia una certa differenza statistica tra l’immagine cerebrale dei cosiddetti malati mentali e quella delle persone ‘normali’) rimane un’inspiegabile gran quantità di picchiatelli col cervello normale e viceversa.

La terapia nell’era della neuroscienza - la Stimolazione Cerebrale Profonda

Se la diagnostica cerebrale è molto meno miracolosa di quanto non ci venga rappresentata, le cose non migliorano l’ultimo ritrovato per la terapia: un dispositivo di elettrostimolazione del cervello denominato Stimolazione Cerebrale Profonda (SCP). Cerchiamo di capire di cosa si tratta. La SCP era stata inizialmente sviluppata come trattamento per il Tremore Essenziale e per la Malattia di Parkinson, ma nel 2009 fu approvata per il trattamento del cosiddetto Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) “resistente ai farmaci".Come per tutti i loro trattamenti, gli psichiatri ammettono di non sapere come questi impulsi di SCP funzionino. Ci sono diverse teorie in merito, ma nessuna è mai stata dimostrata. In breve, brancolano nel buio. La SCP richiede un intervento di chirurgia al cervello, e la maggior parte dei pazienti viene ricoverata per tre giorni. Inoltre richiede visite neurologiche periodiche per controllo e ricambio batterie. Inoltre occorre installare il generatore di corrente. La prima operazione può richiedere da 3 a 8 ore. Durante la fase preparatoria, la testa viene rasata e attaccata tramite viti a un telaio rigido, con lo scopo d’impedire movimenti durante l’operazione. A quel punto vengono ottenute immagini di risonanza magnetica, usate poi dal chirurgo per orientarsi durante l’operazione. Il chirurgo pratica uno o due fori nel cranio del paziente, attraverso i quali poi avvita un tubo che sarà utilizzato per infilare l’elettrodo (o gli elettrodi) nella zona prescelta. Gli elettrodi vengono poi collegati tramite opportuni cavi al generatore di corrente, che viene impiantato nel torace. Il generatore invia impulsi all’elettrodo: la loro frequenza e intensità è determinata su base individuale. Per sminuire l’impatto emotivo evocato da questa descrizione, il dispositivo viene eufemisticamente paragonato a un pacemaker cerebrale, tacendo che, a differenza dei pacemaker, il principio di funzionamento di questi stimolatori è del tutto sconosciuto.

Costo: Secondo il Centro Studi Assobiomedica, una procedura di SCP costa in media 16.000 Euro al Servizio Sanitario Nazionale, cui occorre aggiungere il costo della risonanza magnetica e degli esami diagnostici. A volte sono necessarie più indagini di RM, superando di slancio quota 30mila.

Conflitti d’interesse. Il Dr. Benjamin Greenberg della Brown University e Primario presso l’Ospedale Butler, è stato uno dei pionieri per l’uso della SCP nei casi di DOC resistente ai farmaci. Per quasi quattro anni il suo ospedale ha ricevuto fondi per la sperimentazione di questa tecnica dal produttore del dispositivo. Risulta che Greenberg abbia ricevuto onorari per questo lavoro e che abbia ottenuto anche contratti di consulenza.

Uso e abuso. La SCP è utilizzata in USA, Australia, Italia, Canada, Israele, Germania e Regno Unito, ma si sta rapidamente diffondendo quasi ovunque. La commissione britannica per la Qualità dei Trattamenti teme che questa terapia, non soggetta ad alcuna regolamentazione, rischi di essere praticata a persone non consenzienti o non in grado di comprenderne le implicazioni.

Sebbene la tecnica sia approvata solo per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo farmaco-resistente, è stata usata in diversi studi medici per trattare depressione e sindrome di Tourette (tic motori e fonatori). Al momento più di 100 persone hanno ricevuto SCP per trattare la depressione, e sono in corso sperimentazioni per l’uso su Alzheimer, anoressia, e tossicodipendenza. Esistono rapporti di uso su bambini in USA, sebbene non sia approvata dalla FDA per uso pediatrico.

Rischi: Il rischio più grave è l’emorragia cerebrale, che può a sua volta causare un ictus. Altri rischi sono infezione, disorientamento o confusione, cambi di umore non voluti, disturbi del movimento, problemi respiratori e cardiaci, cicatrice nel punto d’incisione, attacchi di panico, allucinazioni e aumento d’ideazioni e comportamento suicida. In qualche caso i pazienti sono diventati scommettitori compulsivi o hanno sviluppato un appetito sessuale insaziabile.

Secondo il Dipartimento di Neuroscienze della Virginia Commonwealth University, c’è un rischio variabile tra 1-3% di danni cerebrali, che possono anche comportare perdita della capacità di parlare, paralisi, coma o perfino decesso, di solito a causa di emorragia cerebrale. C’è anche un rischio aggiuntivo del 5% che si sviluppi un’infezione tale da richiedere la rimozione del dispositivo.

Altri rischi sono collegati alla necessità di cambiare batterie (localizzate vicino al collo) ogni due anni.Il cambio viene fatto in chirurgia ambulatoriale, e molti pazienti decidono d’interrompere la terapia della scossa dopo il terzo cambio di pile.

Sono stati riferiti un elevato numero di casi d’ideazione e tentativi suicidi, alcuni dei quali portati a termine, in pazienti sottoposti a SCP. Nel marzo del 2010, la FDA raccomandava di etichettare il dispositivo SCP per mettere in guardia contro l’aumento del rischio di depressione, ictus e suicidio.

Nel numero di febbraio 2011 della rivista Health Affairs, alcuni esperti sostengono che l’approvazione della SCP per il DOC da parte dell’agenzia federale statunitense è un errore giacché il trattamento non è mai stato dimostrato sicuro né efficace, e che l’approvazione è avvenuta senza sufficienti test.

Un articolo pubblicato nel 2009 sugli effetti avversi della SCP riferiva di uno studio in cui venivano confrontati due gruppi di pazienti in cura per il morbo di Parkinson: un gruppo riceveva SCP mentre l’altro veniva trattato con terapie suggerite da un neurologo specializzato in disturbi del movimento. Il gruppo trattato con SCP ha subito più del doppio di effetti avversi rispetto al gruppo trattato con terapia medica, incluso: cadute, difficoltà di camminamento, depressione e distonia (disturbo del movimento caratterizzato da postura anormale e movimenti contorti). Oltre il 10% dei pazienti riferiva effetti negativi connessi con l’impianto del dispositivo, come infezioni locali e dolore. Tra gli effetti collaterali gravi riferiti da pazienti del gruppo SCP, notiamo disturbi nervosi, disturbi psichiatrici e complicazioni dovute al dispositivo.

Un errore nell’impianto dell’elettrodo può causare emorragia e decesso.

Il produttore del dispositivo spiega sul suo sito web: “La sicurezza ed efficacia di questo dispositivo non sono state verificate per disturbi neurologici che non siano il Parkinson o il tremore essenziale, né per pazienti con precedenti operazioni di ablazione chirurgica, o affetti da demenza, coagulopatie, depressione moderata o grave, donne incinte, pazienti sotto i 18 anni o oltre gli 80.”

In aggiunta, il dispositivo per stimolazione cerebrale profonda è controindicato per alcuni esami di risonanza magnetica (“potrebbe scatenare livelli di stimolazione tali da causare shock o strattoni”). Se poi andate in banca o in aeroporto e dovete passare attraverso un metal detector, sappiate che la cosa potrebbe causare l’improvvisa “accensione o spegnimento del dispositivo, con un aumento della stimolazione prodotta.”

Tanto fumo e niente arrosto: non vorremmo che il fumo provenisse dai nostri cervelli bruciacchiati.

Alberto Brugnettini

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani onlus

www.ccdu.org

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