Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 15.13

Parigi e quei fuochi di violenza| Paolo Cova

I fatti avvenuti a Parigi mi spingono a fare alcune brevi considerazioni.

| Scritto da Redazione
Parigi e quei fuochi di violenza| Paolo Cova

Mi sembra necessario e urgente arrivare a risolvere le situazioni di guerra che, da anni, sta attraversando il mondo mediorientale. Penso agli avvenimenti in Iraq, alla situazione in Palestina e al rapporto fra le popolazioni israeliana e palestinese e alla vicenda siriana.

Questi conflitti all’interno delle realtà mediorientali e poi fra questi e il mondo occidentale sono il bacino che consente al terrorismo di legittimarsi. Su questo campo le nazioni occidentali e l’Europa devono spendersi di più.

Altra considerazione è che gli estremisti si legittimano a vicenda, da una parte e dall'altra. Chi vuole avere voce in capitolo e mostrarsi al mondo oppure avere visibilità, si mette sempre in posizioni estreme e la presenza del suo omologo all'opposto lo aiuta ad avere forza per continuare la lotta. Penso che vadano prosciugati gli estremi e che non si debba cedere in facili considerazioni per diventare anche noi parte di coloro che accendono i fuochi che infiammano la violenza.

E l’Italia si difende così

Su quanto avvenuto nei giorni scorsi nella capitale francese, alla Camera abbiamo ascoltato l’informativa del Ministro dell’Interno Angelino Alfano. Molte le informazioni fornite dal responsabile del dicastero. Innanzitutto, il fatto che uno dei killer di Parigi era noto alle forze di polizia italiane come appartenente alle filiere islamiche dirette in Iraq, ma non era mai stato sul territorio nazionale. Alfano ha fatto sapere che dopo l’attentato è stato disposto l’immediato rafforzamento dei dispositivi di vigilanza, mentre il monitoraggio degli obiettivi sensibili proseguirà con grandissimo impegno. L’attenzione è stata posta non solo ai siti istituzionali e ai luoghi di culto, ma anche alle sedi di giornali e tv e rispetto a personalità pubbliche che, in ragione della loro attività politica, potrebbero essere oggetto di attenzioni terroristiche.

Anche l’Italia, ha detto Alfano, è toccata dal fenomeno dei “foreign fighters”, ovvero cittadini con passaporti europei che ingrossano le fila delle milizie dello Stato Islamico in Siria e in Iraq, ma in misura sensibilmente minore rispetto ad altri paesi occidentali. Le forze dell’ordine stanno cercando di intercettarne e monitorarne eventuali tentativi di rientro in Italia, controllando ogni spostamento. Risultano 53 le persone finora coinvolte nei trasferimenti verso i luoghi di conflitto che hanno avuto a che fare con l’Italia nella fase di partenza o anche solo in quella di transito.

Sono previste anche nuove misure contro la minaccia rappresentata dal terrorismo molecolare, cioè fatto dal singolo che si addestra magari da solo sul web: tra le norme, il ritiro del passaporto, pene contro chi organizza gli spostamenti dei foreign fighters, stop alla vendita di precursori di esplosivi, black list dei siti a rischio.

L’Italia è in pericolo? Per Alfano non ci sono segnali che la indichino come esposta a specifici rischi, ma indubbiamente le ragioni di un’eventuale insidia terroristica sono rinvenibili nel fatto che ospita la massima autorità del cattolicesimo, a volte additata nei messaggi di Al Bagdadi tra i possibili bersagli. Il Ministro ha anche voluto rassicurare che sia moschee che altri luoghi non vengono trascurati nelle analisi di intelligence investigativa, così come sono tenuti sotto stretto controllo i flussi migratori.

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