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Pianeta Migranti Cremona . Fondi alla Libia. Vivi e morti abbandonati in mare.

Nello Scavo giovedì 16 luglio 2020 Persone non soccorse, cadaveri insepolti, l'orrore dei campi di prigionia libica. Ma il nostro Parlamento (destra e sinistra) continua a finanziare la cosiddetta Guardia costiera di Tripoli

| Scritto da Redazione
Pianeta Migranti Cremona . Fondi alla Libia. Vivi e morti abbandonati in mare. Pianeta Migranti Cremona . Fondi alla Libia. Vivi e morti abbandonati in mare. Pianeta Migranti Cremona . Fondi alla Libia. Vivi e morti abbandonati in mare.

Pianeta Migranti Cremona . Fondi alla Libia. Vivi e morti abbandonati in mare. Partiti uniti contro i migranti.

Nello Scavo giovedì 16 luglio 2020 Persone non soccorse, cadaveri insepolti, l'orrore dei campi di prigionia libica. Ma il nostro Parlamento (destra e sinistra) continua a finanziare la cosiddetta Guardia costiera di Tripoli

Poche ore prima che il Parlamento confermasse, con una sparuta dissidenza, i fondi per la cosiddetta Guardia costiera libica, a cui si chiede di catturare i migranti in mare e riportarli nei campi di prigionia a terra, l’Organizzazione mondiale delle migrazioni aveva descritto cosa vuol dire gettare degli esseri umani tra i carcerieri finanziati dall’Italia.

“Innumerevoli vite perse, altre detenute o trattenute da trafficanti in orrori inimmaginabili”. Proprio così, “orrori inimmaginabili” li ha chiamati Federico Soda, l’italiano a capo della missione dell’Oim a Tripoli: “L'Ue deve agire per porre fine ai ritorni del limbo migratorio della Libia”.

Tutto inutile.

Gli autori degli “orrori indicibili”, già denunciati dal segretario generale Onu e ribaditi dalla Corte penale dell’Aja, non dovranno spegnere la macchina istituzionale della tortura. Da governi diversi, il voto ha riunito tutti i protagonisti di questi anni, da destra a sinistra, riuscendo nel “miracolo libico” di creare una maggioranza trasversale nelle stesse ore in cui 65 esseri umani rischiano di perdere la vita mentre nessuno interviene: né le motovedette di Tripoli, né Malta e meno che mai l’Italia, ormai autorelegata all’interno delle acque territoriali.

In questi mesi si sono verificati naufragi, molti dei quali sconosciuti, e se nel Mediterraneo quasi non si da più soccorso ai vivi, figurarsi ai morti. Come quel cadavere, incastrato in quel che resta di un gommone, che dal 29 giugno è stato avvistato almeno per 4 volte dall’aereo di Sea Watch.

Le organizzazioni umanitarie chiedono alle autorità di intervenire e dargli una sepoltura, se possibile anche un nome. Ma recuperarlo insieme al relitto sarebbe un dovere anche per scoprire se si vi sia stata un’altra strage di cui non è avuta notizia.

La Caritas di Roma “da’ voce allo sdegno per quel corpo in mare da quindici giorni a largo della Libia senza nemmeno una sepoltura”. Nessuno vuole dargli “una degna sepoltura. Quattro avvistamenti e quattro alert inviati da Seabird.

Ma le guardie costiere di Italia, Libia e Malta li hanno ignorati. Il corpo del migrante - scrive Caritas sui social - è ancora in acqua, alla deriva". Come i diritti umani, lasciati fuori dalla porta delle decisioni politiche, e calpestati con il benestare delle democrazie più avanzate.

Pochi giorni prima, ricorda la Caritas Ambrosiana in un tweet, si era espresso Papa Francesco, raccogliendo un plauso trasversale: “Penso alla Libia, ai campi di detenzione, agli abusi e alle violenze di cui sono vittime i migranti, ai viaggi della speranza. Tutto quello che avete fatto…l’avete fatto a me". Parole che non hanno impedito di rinnovare "l'accordo della vergogna".

 

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