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Pianeta Migranti. Reato di salvataggio significa condanna a morte in mare.

Nei primi 4 mesi del 2019 sono 422 le persone morte in mare. Ora, fuggono anche i libici. La nave Jonio Mediterranea, voluta da varie associazioni, è l’unica rimasta nel Mediterraneo centrale a fare i salvataggi, in pieno rispetto alle norme previste dalla legislazione in vigore. Ma è presa di mira dal Ministro degli Interni.

| Scritto da Redazione
Pianeta Migranti. Reato di salvataggio significa condanna a morte in mare. Pianeta Migranti. Reato di salvataggio significa condanna a morte in mare. Pianeta Migranti. Reato di salvataggio significa condanna a morte in mare. Pianeta Migranti. Reato di salvataggio significa condanna a morte in mare.

Pianeta Migranti. Reato di salvataggio significa condanna a morte in mare.

Nei primi 4 mesi del 2019 sono 422 le persone morte in mare. Ora, fuggono anche i libici. La nave Jonio Mediterranea, voluta da varie associazioni, è l’unica rimasta nel Mediterraneo centrale a fare i salvataggi, in pieno rispetto alle norme previste dalla legislazione in vigore. Ma è presa di mira dal Ministro degli Interni.

Le notizie dei barconi che lanciano l’allarme e che si perdono nel nulla, purtroppo,  si susseguono. La nave Jonio, che ha salvato e portato a Lampedusa 30 naufraghi il 10 maggio scorso, è stata bloccata nel porto e vede il suo comandante indagato.

Come se non bastasse, il ministro Salvini, avocando a sé competenze di altri ministeri, ha predisposto un Decreto Sicurezza bis per chiudere le acque territoriali e i porti, e multare chi fa soccorsi in mare. La sanzione va da 3.500 euro ai 5000 per ogni persona salvata e riportata a terra. Nei casi più gravi è prevista anche la revoca della licenza. Modificando il Codice della navigazione, si stabilisce pure che "il ministero dell' Interno può limitare o vietare il transito e la sosta di navi mercantili o unità di diporto o da pesca nel mare territoriale per motivi di ordine e sicurezza

Secondo Asgi (associazione studi giuridici sull’immigrazione) “sino ad oggi la magistratura italiana ha ritenuto che le operazioni di salvataggio in mare da parte di navi private siano state svolte per adempiere a precisi obblighi internazionali e per rispondere ad evidenti condizioni di necessità. Salvare vite in mare è un dovere che risponde a precisi obblighi umanitari e non può e non dovrà mai essere considerato un crimine. Prendere posizione contro questo ennesimo attacco al rispetto della vita umana, ai diritti e alle libertà fondamentali è un dovere a cui non è più possibile sottrarsi.”

Evidentemente siamo di fronte a una decisa involuzione di civiltà umana e politica, se si pensa che in un passato remoto, nel 406 avanti Cristo, durante la guerra del Peloponneso, il giovane Pericle fu condannato a morte e giustiziato per non aver salvato dei naufraghi!

Oggi, si vuole ignorare che c’è una guerra in Libia, con persone che muoiono sotto le bombe e che diventano sfollate. Oggi, anche i profughi di guerra che dovrebbero essere tutelati dalle convenzioni internazionali, si buttano su barchette e barconi sgonfi che rischiano di andare a fondo.

Di fronte alle ultime stragi e ai divieti incrociati di salvare chi fugge dalla Libia, la nave Jonio Mediterranea ha preso posizione in maniera forte: “ Nel Mediterraneo si sta giocando il futuro dell’Europa e delle nostre società, la concezione della dignità e della vita umana. L’Unione Europea non ha imparato niente dagli errori che l’hanno portata ad una morte lenta perché non è stata fedele ai principi di democrazia e del diritto su cui aveva dichiarato di essere fondata. Adesso, ad essere condannate a morte, sotto i nostri occhi, con la collaborazione dei paesi europei che telecomandano i libici verso la cattura degli innocenti, sono centinaia di persone. Chiediamo al Parlamento europeo, alle agenzie delle nazioni Unite, alle parti ancora democratiche dei governi di questa Europa, di reagire immediatamente per porre fine a questo crimine contro l’Umanità.”

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