Secondo fonti britanniche e francesi che partecipano agli incontri in corso a Vienna, i negoziati sul nucleare iraniano sono vicini a raggiungere un accordo.
Alla complessa trattativa tra G5+1 (e Ue) e Iran prende parte anche la Russia, il cui ruolo di mediazione è ora messo a rischio dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni occidentali, una guerra sula quale, probabilmente non a caso, l’Iran, pur essendo alleato della Russia e ricevendo dai russi il combustibile nucleare per far funzionare la sua centrale nucleare di Busheher (terminata dai russi) tiene un profilo molto basso, che si limita alle solite dichiarazioni antiamericane. Intanto. Forse anche grazie al fatto che l’attenzione del mondo è rivolta all’Ucraina, come scrive l’agenzia ufficiale Pars Today, «Il dialogo sul nucleare iraniano sembra proseguire lo stesso e appare anzi in prossimità del traguardo. Ma le parti accelerano nella speranza di raggiungere la linea d’arrivo prima che il conflitto fra Mosca e Kiev, con le sue conseguenze internazionali, renda ancora più difficile o impossibile andare avanti».
Il 5 marzo il direttore Generale dell’International atomic energy agency (Iaea) ha incontrato a Teheran Mohamad Eslami, il presidente dell’Atomic Energy Organization of Iran (AEOI) e vicepresidente della Repubblica Islamica dell’Iran, e l’agenzia ufficiale iraniana IRIB spiega che «Si tratta della terza visita di Grossi a Teheran dopo l’insediamento di Seyed Ebrahim Raisi come il nuovo presidente della Repubblica islamica dell’Iran». Una visita avvenuta mentre nella sede dell’Iaea a Vienna si svolgono i negoziati fra i rappresentanti di Francia, Germania, Inghilterra, Russia e Cina e Iran (più l’Ue) per ripristinare l’accordo del 2015 vanificato negli ultimi 4 anni a causa della decisione dell’ex presidente Usa di Donald Trump di uscirne e di mettere nuovamente le sanzioni anti-iraniane.
Partendo per l’Iran Grossi aveva scritto sul suo profilo Twitter: «Vado a Teheran per incontrare i responsabili iraniani e affrontare le questioni in sospeso. Il momento è critico ma un risultato positivo per tutti è possibile».
Il risultato dei colloqui di Teheran è stato un comunicato congiunto AEOI e Iaea che chiarisce alcune questioni emerse nei negoziati di Vienna: «L’AEOI e l’Iaea hanno convenuto, nel proseguimento della loro cooperazione come affermato nella Dichiarazione Congiunta del 26 agosto 2020, di accelerare e rafforzare la loro cooperazione e dialogo finalizzati alla risoluzione dei problemi. In tale contesto, l’AEOI e l’Iaea hanno convenuto quanto segue: 1. L’AEOI fornirà all’Iaea entro il 20 marzo 2022 spiegazioni scritte, compresi i relativi documenti giustificativi, alle questioni sollevate dall’Iaea che non sono state affrontate dall’Iran sulle questioni relative a tre località. 2. Entro due settimane dalla ricezione delle spiegazioni scritte dell’AEOI e dei relativi documenti giustificativi, l’Iaea esaminerà queste informazioni e sottoporrà all’AEOI tutte le domande sulle informazioni ricevute. 3. Entro una settimana dopo che l’Iaea avrà presentato all’AEOI eventuali domande su tali informazioni, l’Iaea e l’AEOI si incontreranno a Teheran per rispondere alle domande. Si terranno incontri separati per ciascuna sede. 4. Al completamento delle attività di cui ai precedenti paragrafi da 1 a 3 e a seguito della corrispondente valutazione da parte dell’Agenzia, il Direttore Generale mirerà a riferire la sua conclusione entro il Board of Governors del giugno 2022».
E’ una dichiarazione che definisce già i passi successivi a un nuovo accordo G5+1 che evidentemente è già pronto e Ali Shamkhani, segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale iraniano, non si lascia sfuggire l’occasione per rivendicare già un successo reso possibile sia dalla non rielezione di Trump che dalla rinuncia degli statunitensi a sedere finora al nuovo tavolo negoziale dove si fanno rappresentare dagli europei. Shamkhan ha infatti commentato su Twitter: «La strategia della resistenza attiva ha sconfitto la politica della pressione massima di Trump che è stata ammessa dall’attuale amministrazione Usa» e ha avvertito: «Se i colloqui di Vienna non porteranno ad un buon accordo, l’attuale amministrazione Usa si sentirà sconfitta nel futuro prossimo per non essere stata in grado di utilizzare opportunità diplomatiche in tempo».