In una nazione a democrazia compiuta e matura, le primarie per l’indicazione del candidato dovrebbero rappresentare il momento più alto della politica, quando si fa appello alle democrazia per far decidere al popolo sovrano la persona che reputa la più degna di fiducia.
Ma L’Italia ha vissuto 18 anni di democrazia condizionata, per cui la volontà popolare si è perduta di è perduta seguendo il flauto magico che prometteva il vaso di Pandora, pur di conquistare il consenso e utilizzarlo a tutela e promozione degli interessi personali. Questa democrazia condizionata ha cancellato antichi valori, sostituiti dall’improvvisazione del presente e dalla illusorietà delle apparenze.
La scelta del candidato ha perso ogni valore perché accade che è l’avversario politico che sceglie il candidato più facilmente battibile.
Lo sa bene Bersani che ha dovuto accettare parecchi risultati non aderenti alle attese della segreteria politica del PD, ma certamente graditi agli avversari.
Nelle ultime primarie di Palermo sono spuntati anche i dispensatori di un euro per pagare il diritto al voto, ed erano gli stessi che stimolavano il voto non al candidato indicato dal partito ma al suo competitore, sconosciuto e di pochissime chances di affermazione finale, ma sempre delPD, così da esibirsi come coerenti sostenitori del partito.
Il gioco riesce perché manca la cultura della legalità, della correttezza e manca anche l’adesione alla democrazia.
Vincere a Palermo è un dato molto significativo politicamente, ma per vincere gli uscenti che hanno mal governato la città, necessitano di un avversari debole, fragile, sconosciuto, così vanno a votare alle primarie e mandano gli scagnozzi a votare. Le possibilità per soddisfare le esigenze di questi improvvisati elettori, non mancano; d’altra parte si tratterebbe solo di un modesto investimento che darà i suoi frutti moltiplicati.
Tra l’altro c’è anche l’immagine politica del segretario che ci rimette, perché, dopo aver truccato in tal modo l’esito delle primarie, usano la loro vittoria così conseguita, per denunciare una debolezza della leadership avversaria, generando confusione su confusione, a dimostrazione del crollo verticale della politica, diventata l’anticamera dei futuri latrocini che si apprestano a mettere in atto.
Rosario Amico Roxas