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Qualche polemica sulla mostra dal titolo ‘IL REGIME DELL’A RTE ’ Chiarimenti di Rodolfo Bona (Cremona)

Rodolfo Bona , assieme a Vittorio Sgarbi è il curatore della mostra sul Premio Cremona dal titolo ‘IL REGIME DELL’A RTE’. Il titolo è criticato da molte persone anche su FB. Nella lettera che pubblichiamo ( inviata al direttore del giornale La Provincia) Bona non condivide il giudizio dato da Barbara Caffi che ha definito “ titolo che mette i brividi”. Nella lettera Bona chiarisce il perché ed il significato della mostra.

| Scritto da Redazione
Qualche polemica sulla mostra dal titolo ‘IL REGIME DELL’A RTE ’ Chiarimenti di Rodolfo Bona (Cremona) Qualche polemica sulla mostra dal titolo ‘IL REGIME DELL’A RTE ’ Chiarimenti di Rodolfo Bona (Cremona)

Qualche polemica sulla mostra dal titolo ‘IL REGIME DELL’A RTE ’ Chiarimenti di Rodolfo Bona (Cremona)

Rodolfo Bona , assieme a Vittorio Sgarbi è il curatore della mostra sul Premio Cremona dal titolo ‘IL REGIME DELL’A RTE’. Il titolo è criticato da molte persone anche su FB. Nella lettera che pubblichiamo ( inviata al direttore del giornale La Provincia) Bona non condivide il giudizio dato da Barbara Caffi che ha definito “ titolo che mette i brividi”. Nella lettera Bona chiarisce il perché ed il significato della mostra.

Ecco il testo integrale della lettera di Rodolfo Bona  apparsa sul giornale La Provincia del 22 agosto 2018

Egregio direttore, ringraziandola per l’interessamento più volte dimostrato alla mostra dedicata al Premio Cremona, ‘Il regime dell’arte’, le scrivo per esprimerle il mio stupore per le considerazioni svolte da Barbara Caffi, nel numero del 16 agosto, proprio in relazione a quel titolo «che mette i brividi». Al di là delle legittime opinioni, sempre rispettabili, non comprendo francamente cosa vi sia di «imbarazzante» nel titolo che evoca i Discorsi sull'arte nazionalsocialista, pubblicati peraltro già nel 1977. Roberto Farinacci, nell’inventare il Premio Cremona si ispirò apertamente alla politica dell’arte di Hitler e del nazismo.

Della cosa si accorsero i suoi contemporanei, tanto che Mario De Micheli, non certo sospettabile di simpatie destrorse, nel 1987 ebbe a definire il Premio Cremona «un tentativo di nazificazione dell’arte». Il senso del titolo a me pare proprio questo: indicare la stretta relazione tra la politica artistica di Farinacci e quella hitleriana e, dunque, non mi pare necessario scomodare «buon gusto e buon senso», a meno di non voler avviare fuorvianti polemiche. Alle quali intendo sottrarmi. L’interessato lettore potrà trovare più articolate risposte a eventuali dubbi, che naturalmente possono sopravvenire, nel libro da me scritto sul Premio Cremona nel 2016 e presentato, insieme ad Elena Pontiggia, anche alla Casa della Memoria di Milano -Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione. Aggiungo solo che quel lavoro era il frutto di una ricerca avviata nel 2012 e pubblicata l’anno successivo in ‘Fascismo a Cremona e nella sua provincia. 1922-1945’, curato da Giuseppe Azzoni e fortemente voluto dall’ora presidente dell’An pi, Enrico Fogliazza. ‘Kir o ’, preoccupato del rinascere dei fascismi, dei nazionalismi e di nuovi partiti reazionari, era convinto che fosse necessario studiare il fascismo in ogni sua forma, piuttosto che rimuoverlo, come si è fatto per tanti anni con il Premio Cremona.

Giusto trent’anni fa, poco prima della sua prematura scomparsa, Elda Fezzi stava progettando una mostra sull’argomento. Altri tentativi sono stati fatti nei decenni successivi, mai andati in porto a causa delle profonde resistenze di parte della società cremonese e della sua difficoltà a misurarsi con questo tema, scomodo e che tocca diverse sensibilità. E’ vero: Hitler bruciava i libri che temeva. Io sono invece convinto che noi dovremmo insegnare a leggere anche i libri non graditi, anche solo per comprenderne le aberrazioni e l’orrore che hanno prodotto. Potrebbe essere utile per il nostro difficile presente.

Rodolfo Bona (Cremona)

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