Sabato, 27 aprile 2024 - ore 03.21

Referendum in Svizzera: bocciata la Legge CO2. Quando la democrazia diretta ti mette nei guai

I Verdi: ''Festeggiano i petrolieri, le multinazionali del settore agroalimentare e i populisti, ma noi non ci arrendiamo di certo''

| Scritto da Redazione
Referendum in Svizzera: bocciata la Legge CO2. Quando la democrazia diretta ti mette nei guai

Con una partecipazione molto alta per un referendum in Svizzera (quasi il 60%) una serie di votazioni hanno detto no con il 51.59% contro il 48.41% ad alcune essenziali misure climatiche (tagli delle emissioni di CO2) votate dal Parlamento federale e con percentuali ancora più alte a quelli che riguardavano temi più “ambientali” come acqua, pesticidi, foraggio prodotto solo in azienda che hanno trovato l’opposizione della potente lobby agricola elvetica. L’unico si sulle 5 iniziative e è stato quello sul rafforzamento delle misure di polizia per la lotta al terrorismo che, tradotto in svizzero, vuol dire lotta alle proteste sociali.

Un voto imbarazzante, soprattutto quello di stretta misura sulla Legge CO2, che mette la Svizzera, che finora si era vantata ovunque dei suoi ambiziosi obiettivi climatici, in forte imbarazzo non c solo rispetto ai suoi vicini europei (dai quali è completamente circondata, ma anche rispetto all’Onu e alla Comunità internazionale, visto che aveva spesso spinto per obiettivi climatici più ambiziosi. Un voto che fa seguito alla rottura delle trattative sul commercio con l’Unione europea e che isola ancora di più il più ricco e benestante Paese del mondo in un egoismo sovranista (in un Paese dove si parlano ufficialmente 5 lingua…) che non può permettersi, c visto che la sua economia e le sue finanze dipendono dall’estero.

La scusa, sbandierata dalla destra, che la Svizzera si può permettere di non partecipare alla lotta globale contro il clima e per un ambiente più sano perché, alla fine, rappresenta solo lo 0,1% delle emissioni globali non regge, visto che nelle banche e nelle fabbriche – e nei campi – svizzere sono “esternalizzate” e stoccate  enormi quantità di emissioni di gas serra non contabilizzate e che pesano sui Paesi vicini e su quelli più poveri.

Verrebbe da dire che si tratta della dimostrazione che la cosiddetta “democrazia diretta”, quando si tratta di discutere e votare di temi complicati e globali, finisce facilmente manipolata da lobbies, come verrebbe da dire che a volte il movimento ambientalista sceglie battagli già perse – come nel caso di altri referendum – andando a sbattere contro un muro di interessi particolari ben costruito e organizzato e meglio finanziato. Inoltre, aver introdotto referendum “agricoli” propositivi ha probabilmente attratto alle urne una parte della popolazione che le avrebbe disertate e che ha deciso, già che c’era, di dare una lezione ai “fastidiosi” Verdi anche sulle emissioni di CO2

Ed è infatti quel che alla fine dicono i Verdi/Grüne/Les Verts svizzeri – i veri vincitori delle ultime elezioni federali – che danno un giudizio durissimo di quanto successo: «Sul fronte nazionale, le multinazionali del petrolio e dell’industria agroalimentare hanno vinto di nuovo a scapito della protezione del clima e della biodiversità, mentre il centro ha dimostrato che la sua recente svolta ecologica altro non era che una patina di vernice verde pronta a sgretolarsi rapidamente». Il Centro (Schweizerische Volkspartei  – SVP) è in realtà il partito di destra xenofobo (e anti-italiani) della Svizzera.

In Verdi dicono però che in questo contesto sono più che mai necessari e assicurano che continueranno a «lottare per la salvaguardia dell’ambiente che ci ospita e ci sostiene e per il rispetto degli impegni climatici che la Svizzera ha preso internazionalmente».

Si rallegrano solo i Verdi del Ticino perché nel Cantone di lingua italiana è stato accolto nella Costituzione il principio di sovranità alimentare: «Si tratta di una luce di speranza in una giornata buia: la popolazione ha capito l’importanza di dotarsi di un sistema di approvvigionamento alimentare basato sulle risorse e sulle capacità produttive del proprio territorio, che le permetta di vivere in salute, in sicurezza e all’interno dei limiti planetari».

Per i verdi questo voto federale  vuol però dire che sono andati persi preziosi anni di politica climatica federale: «Il rifiuto della legge sul CO2 non è una sconfitta solo per chi ha sostenuto il progetto. E’ una sconfitta per l’intera popolazione, per le nostre Alpi e per le future generazioni, infertaci dalla lobby del petrolio parzialmente sostenuti dai partiti del centro, che hanno fallito nel sensibilizzare la propria base. Abbiamo perso preziosissimi anni di protezione climatica e una grande occasione per la Svizzera di riscattarsi rispetto agli impegni presi internazionalmente e di dare una spinta verde alla propria economia in un momento così delicato. Peccato che un no alla legge sul CO2 non cancella la crisi climatica, che ora necessita dunque di altre risposte immediate. I Verdi continueranno il loro impegno per una Svizzera climaticamente neutra, concentrandosi in particolare sul supporto alla transizione rinnovabile e sull’ottenimento di un maggior impegno da parte della piazza finanziaria, che attraverso i suoi investimenti causa nel mondo 20 volte più emissioni di quanto produciamo all’interno dei confini nazionali. Per questo, in collaborazione con l’Alleanza Climatica, lanceremo presto un progetto di iniziativa volta a responsabilizzare maggiormente questo fondamentale settore».

Per il parlamentare federale e presidente dei Verdi svizzeri, il docente universitario Balthasar Glättli,  «L’industria petrolifera e alimentare si è ormai chiaramente affermata. Si tratta di una deplorevole vittoria delle multinazionali petrolifere e della loro lobby all’interno dell’SVP e, purtroppo, anche del PLR (Partito Liberale Radicale, ndr). Se vogliamo salvare il clima, dobbiamo fare in modo che non possiamo più fare soldi con petrolio o gas, aggiunge il presidente del VERT-ES. Da questo voto emerge che la svolta ecologica del PLR è stata solo una vernice. Di fronte alla lobby petrolifera, la direzione del partito non è riuscita a imporsi al proprio interno. I radicali liberali sono parte del problema, più che della soluzione».

Per i Verdi la vittoria del no nei referendum “per una Svizzera senza pesticidi di sintesi” e “acqua potabile pulita e cibo sano” segna invece «il trionfo della lobby dei pesticidi e dei grossi agricoltori, ritardando ancora di parecchio il passaggio a un sistema produttivo rispettoso del territorio e della biodiversità. I Verdi, insieme alle forze progressiste del settore alimentare e forti del supporto di buona parte della popolazione, continueranno a lottare affinché questi temi vengano affrontati seriamente nei vari dossier agricoli, spingendo in primis per la riattivazione dei dibattiti sulla politica agricola 2022 e chiedendo una strategia vincolante di riduzione non solo di pesticidi e fertilizzanti, ma in generale di tutti i prodotti fitosanitari. Il tutto per salvaguardare il nostro diritto fondamentale di accesso all’acqua potabile pulita e proteggere la biodiversità».

Il partito ecologista si dice anche «costernato dall’approvazione della legge sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT). E’ una grave sconfitta dello stato di diritto. I Verdi seguiranno da vicino la sua attuazione e auspicano che lo Stato svizzero usi – come promesso – questi strumenti con discernimento, e non lo faccia per punire opinioni non gradite, come è stato il caso delle perquisizioni di attivisti pro-clima nel Canton Vaud. I Verdi si impegneranno per chiarire il concetto di terrorismo e per collegarlo esplicitamente all’uso della violenza. Allo stesso tempo, stanno lavorando con i loro alleati nella società civile per contrastare la tendenza degli ultimi anni a limitare sempre più severamente i diritti fondamentali».

I Verdi si consolano con il sì alla Legge Covid-19: « I Verdi si sono adoperati affinché la legge Covid-19 fornisca sostegno finanziario alle persone e alle aziende interessate e prendono atto con soddisfazione del chiaro consenso degli elettori . Questo chiaro sì è la prova che la popolazione ha fiducia nelle forze politiche che si sono impegnate per la tutela della salute e per un efficace sostegno all’economia in modo costruttivo durante la pandemia. I Verdi monitoreranno da vicino l’attuazione dell’assistenza finanziaria e continuerà a sostenere un piano di risanamento strategico, Che consentirebbe la Svizzera non solo per accelerare la via d’uscita dalla crisi, ma anche al fine di gettare le basi per l’economia innovativa, pro-clima ed ecologica del XXI secolo».

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