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RUSSIA, AMNESTY : A MOSCA VIGILIA ELETTORALE SEGNATA DA ATTACCHI SENZA PRECEDENTI AI DIRITTI UMANI

Il periodo precedente le elezioni della Duma (il parlamento) di Mosca dell’8 settembre è stato caratterizzato, secondo Amnesty International, da nuove modalità con cui le autorità russe hanno violato la libertà di manifestazione e di espressione.

| Scritto da Redazione
RUSSIA, AMNESTY : A MOSCA VIGILIA ELETTORALE SEGNATA DA ATTACCHI SENZA PRECEDENTI AI DIRITTI UMANI

RUSSIA, AMNESTY : A MOSCA VIGILIA ELETTORALE SEGNATA DA ATTACCHI SENZA PRECEDENTI AI DIRITTI UMANI

Il periodo precedente le elezioni della Duma (il parlamento) di Mosca dell’8 settembre è stato caratterizzato, secondo Amnesty International, da nuove modalità con cui le autorità russe hanno violato la libertà di manifestazione e di espressione.

“Quest’estate le autorità hanno fatto tutto ciò che potevano per annullare i diritti umani. In un clima di crescente malcontento a Mosca come in altre zone della Russia, non solo hanno usato tutti gli strumenti tradizionali per perseguitare e intimidire l’aumentato dissenso, ma ne hanno anche introdotti di nuovi”, ha dichiarato Natalia Zviagina, direttrice di Amnesty International Russia.

“In primo luogo, hanno avuto un approccio palesemente discriminatorio nei confronti dei candidati, escludendone alcuni per motivi arbitrari e non consentendo modalità efficaci di ricorso. Poi, quando migliaia di persone sono scese in strada per protestare, hanno schierato la polizia anti-sommossa che ha fatto ricorso a una forza eccessiva e provocato chiaramente la violenza. Le proteste sono rimaste sostanzialmente pacifiche ma ciò nonostante oltre 2600 persone sono state arrestate e decine sono state picchiate dagli agenti”, ha commentato Zviagina.

L’esclusione dei candidati che intendevano sfidare il sindaco di Mosca e di quelli del partito Russia Unita ha spinto a protestare pacificamente un numero di persone mai visto da molti anni a questa parte.

Dopo le manifestazioni del 27 luglio e del 3 agosto migliaia di manifestanti pacifici e di semplici spettatori sono stati arrestati e sono state loro inflitte multe esorbitanti. Gli organizzatori, reali o percepiti, delle proteste sono stati condannati a periodi di detenzione amministrativa da 10 a 30 giorni, in alcuni casi più volte. Ilya Yashin, presidente del municipio di Krasnoselsky, è stato arrestato per la prima volta il 29 luglio e sta scontando il suo quinto periodo consecutivo di detenzione amministrativa.

Per isolare ulteriormente le persone arrestate nei quartieri centrali di Mosca, le autorità hanno fatto processare alcune di loro in tribunali estremamente periferici e fatto scontare le condanne alla detenzione amministrativa in prigioni distanti anche 70 chilometri dalla capitale.

Indagini assurde nei confronti dei manifestanti

Nonostante il carattere abbondantemente pacifico delle proteste, le autorità hanno avviato indagini contro numerosi manifestanti - molti dei quali avevano avuto un comportamento tutt’altro che aggressivo - ricorrendo ad almeno quattro diversi articoli del codice penale, tra i quali “atti di violenza nei confronti di agenti di polizia” e “disordini di massa”, dei quali non vi è mai stata traccia.

Yegor Zhukov, uno studente di 20 anni, è stato accusato di “istigazione a disordini di massa” poiché avrebbe detto alle persone di non sostare sulla strada ma di disporsi sul marciapiede. Accortesi dell’assurdità, le autorità hanno sostituito il capo d’accusa con quello di “istigazione ad atti di estremismo”, per dei video che aveva pubblicato su YouTube due anni prima.

Il sistema penale russo impiega solitamente mesi o anche anni per concludere le indagini, ma questa volta alcune persone sono state giudicate colpevoli e condannate alla velocità della luce.

Nel caso di Konstantin Kotov, gli inquirenti hanno completato le indagini in tre giorni e lo hanno condannato a quattro anni di carcere per il “reato” di aver preso parte a ripetute manifestazioni “non autorizzate”. In altri termini, è stato condannato per qualcosa che secondo la Corte costituzionale russa, non costituisce reato.

“Le autorità hanno dato vita a una campagna di intimidazioni di massa. Decine di persone hanno subito invadenti perquisizioni delle abitazioni o sono state arrestate nottetempo in strada o in casa. Almeno due coppie sono state minacciate di vedersi tolti i figli perché li avevano portati con loro alle manifestazioni. Usare i bambini per prendersela coi genitori segna una nuova caduta in basso per le autorità, qualcosa che auspichiamo di non rivedere”, ha accusato Zviagina,

Amnesty International chiede alle autorità russe di abbandonare tutte le indagini basate su accuse pretestuose come quelle per “disordini di massa”, usate unicamente per reprimere il diritto di manifestazione pacifica.

L’organizzazione per i diritti umani chiede inoltre il rilascio immediato di Konstantin Kotov e di tutte le altre persone arrestate per aver cercato di esercitare in modo pacifico i loro diritti alla libertà di espressione e di manifestazione pacifica.

Roma, 6 settembre 2019

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