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Scaratti.Il Sindaco di Grontardo interviene alla presentazione del libro di " Kiro"

| Scritto da Redazione
Scaratti.Il Sindaco di Grontardo interviene alla presentazione del libro di

BIBLIOTECA DI GRONTARDO 21/04/2011
PRESENTAZIONE DEL LIBRO “MALEDETTO S.MARTINO” DI KIRO FOGLIAZZA
ORGANIZZATO DA ASS. IDEA RESISTENTE
INTERVENTO DI IVAN SCARATTI – SINDACO DI GRONTARDO
Avere qua tra noi Kiro è sempre un grande evento, una grande emozione. Una grande testimonianza.
Stasera particolarmente la sua presenza ci stimola a riflettere sul valore della Resistenza, a conoscere il coraggio e la passione ideale, la grandezza d’animo di coloro che hanno reagito al fascismo, alla dittatura, alle ingiustizie, alla povertà, per creare le condizioni democratiche, di libertà e di pace e di progresso che in Italia stiamo vivendo.
E Fogliazza certamente ne è un testimone fondamentale.
Questo suo libro (Maledetto S. Martino) è molto bello, scorrevole, appassionante, così come Kiro è quando lo si sente parlare. Nel libro si legge tanto dolore, tanta sofferenza, tanta tristezza, molti sacrifici, grandi travagli interiori, ma emerge anche la testimonianza di quanta passione, quanta forza, quanta determinazione, coraggio, forza morale ed ideale, senso etico che i partigiani come lui ci hanno messo nel portare avanti la loro battaglia di vita.
Caro Kiro, il tuo libro oltre a farmi fare un salto all’indietro di 60 anni e quindi conoscere più nel profondo e più da vicino la straordinaria resistenza cremonese, mi ha fatto riflettere sull’oggi, su quanto accade oggi qui in Italia e nel mondo, ed ho riflettuto su alcune analogie.
Ovviamente nel libro si parla della Resistenza che ci ha liberato dal nazi-fascismo, che poi ci ha portato alla fase costituente che ha dato vita alla nostra bellissima Costituzione. Si raccontano anche le lotte sociali del dopoguerra. Insomma si narra di tutto ciò che ha creato le condizioni per la nascita della nostra democrazia, nella libertà e nella pace.
Bello quando sottolinei che il tuo obiettivo principale (e così le tue azioni quotidiane), dopo il 25 aprile, fu quello di frenare le rabbie diffuse che volevano la vendetta, anche da parte di gruppi estremisti e settari di sinistra, perché si doveva arrivare alla pacificazione e far godere a tutti le conquiste ottenute. Oggi purtroppo c’è tanto revisionismo, si paragona la Resistenza ad una guerra civile: niente di più falso, perché anche nel libro si sottolinea e si dimostra che quel periodo storico fu invece una guerra di liberazione nazionale. Pertanto ben venga la ricerca di pacificazione ma non può esserci l’assenza della memoria e soprattutto della verità. Una cosa non riesco ancora a capire: come mai il 25 aprile, in Italia, non riesce ad essere la festa di tutti gli italiani, in cui ci si riconosca tutti ?
Un prima riflessione. Il metodo, il concetto del “rendicontare”. Mi piace parecchio il concetto di “rendicontare”, perché rendicontare significa “rendere conto” del proprio operato, spiegare e motivare le proprie ragioni e scelte. E’ il metodo che deve usare sempre e soprattutto chi ha responsabilità pubbliche: quindi per me, che sono Sindaco, è un insegnamento ed un imperativo di cui cercherò di tener conto. E’bellissimo dove Kiro dice :“ogni generazione dovrebbe sentire l’impegno morale di render conto ai cittadini ed alle generazioni future delle scelte importanti assunte, nella vita politica, sociale, culturale ai diversi livelli di responsabilità”
Dicevo che il libro mi ha fatto stimolato a stabilire alcune analogie con l’oggi.
Prima analogia: il “buio” di allora - il rischio oggi di una sorte di annebbiamento, di accomodamento. In quegli anni si viveva al “buio” (non si sapeva niente di ciò che accadeva, si viveva isolati, senza informazioni, controllatissimi ed in più c’era paura (controllo autoritario e con il metodo della paura). Oggi invece siamo in un mondo dove ci dicono di tutto, possiamo accedere a tutte le informazioni possibili, ma ATTENZIONE ne abbiamo fin troppe, anzi moltissime sono informazioni che si sovrappongono e
confondono il quadro, perché per le troppe informazioni e quasi tutte banali, arriviamo a non sapere nulla di ciò che dovremmo veramente sapere per essere cittadini liberi di scegliere. In tal modo la mente rischia di essere portata a “cuocere lentamente” dalle troppe e spesso pilotate informazioni a cui è sottoposta. Ciò ci spinge a non pensare, a non far crescere in noi il fondamentale senso critico, e viviamo la realtà come immersi in una sorta di annebbiamento e di accomodamento, così da non disturbare il potere ed il populismo dilagante. Riflettiamo su ciò. Sessant’anni fa riuscirono a sfuggire al buio del controllo e diventarono partigiani. Oggi l’antidoto è la cultura, la conoscenza, la scuola e quindi serve una grande battaglia politica in questo senso.
In quel periodo la “mancanza di idea del futuro” ha portato i partigiani ed i resistenti al riscatto delle coscienze sfociato nella Resistenza, in quel processo storico che ci liberò dalla dittatura, dai soprusi, ed anche dalla povertà diffusa, con grandi sacrifici dei protagonisti. Oggi, “come è la speranza di futuro”? Oggi c’è poco da essere sereni se pensiamo al fatto che la mia generazione, se le cose rimangono come sono oggi, è quasi certa che i propri figli avranno condizioni di vita non migliori delle nostre; oppure se riflettiamo che nel relativo e diffuso benessere materiale di oggi, c’è una società bloccata che lascia poco spazio alle energie giovani ed innovative. Anzi si cominciano ad intravvedere, purtroppo, anche un arretramento non solo delle condizioni materiali, ma anche della precarietà della vita e dei rapporti umani. E tutto ciò è aggravato anche dalla mancanza in tanti Italiani di quella scossa necessaria a riscattarsi. C’è bisogno anche oggi di un grande risveglio e riscatto delle coscienze che consenta di far crescere persone che siano in grado di assumersi responsabilità e che non siano dei semplici gregari.
Seconda analogia. La disdetta e la precarietà di allora con la precarietà della vita di oggi. Allora si viveva l’esperienza della disdetta (del s. Martino), del trasloco forzato, quando nelle nostre campagne terminavano i contratti di lavoro per i salariati agricoli, i mezzadri, gli affittuari e quindi tanta gente era costretta ad andar via dalla cascina, costretta a cambiare padrone, lavoro, casa, amici (affetti), e quindi ricominciare sempre da capo ogni anno. Anche oggi c’è tanto precariato, nel lavoro, nell’accesso alla casa. Quanti nel mondo non hanno accesso ancora al cibo, all’acqua, alle medicine. Allora mi viene da dire che ancora oggi ci sono conquiste che rischiamo di perdere e quindi c’è sempre bisogno di tenere alta la guardia e lavorare per modificare le condizioni negative dell’oggi.
Terza analogia ed è tra la necessità di allora di far nascere l’organizzazione delle lotte contro soprusi – e la necessità d’oggi di mantenere forti, rinnovandole, le organizzazioni contro il populismo dilagante. Provando ad immedesimarmi in quei momenti che descrive Kiro nel suo libro, nella vita di quelle campagne e di quelle cascine dove tanti uomini e donne iniziarono faticosamente ad organizzarsi per lottare per ottenere condizioni migliori per sé e per gli altri, con la consapevolezza che si doveva fare così per riscattare l’Italia, per creare un futuro migliore, per migliorare la vita sociale e lavorativa di tutti e per le future generazioni prima che per se stessi, nonostante vivessero ogni giorno con la paura ed il timore per sé e per i propri familiari, per i propri figli, allora mi viene spontaneo pensare ai nostri tempi. Oggi, poiché si è andato man ,mano affermando il populismo, e sembra che il leader possa decidere e fare senza ricorrere ad un’organizzazione, cioè senza la riflessione e il contributo,di chi sta con lui, senza il confronto ed il dibattito, anzi detestando tutto ciò ( e c’è anche a sinistra ) diventa ancora più importante riaffermare la necessità dell’organizzazione, della Politica intesa come momento organizzato per l’analisi sociale e per la lotta sociale, nonostante ci sia il bisogno di ricondurre anche i partiti di massa verso organizzazioni con maggiore democrazia interna e dotate di nuove forme e strumenti di partecipazione.
Ho inoltre avuto un grande insegnamento dal libro di Kiro. Emerge con forza il “VIVERE PER GLI ALTRI” come modo di vivere e di agire quotidiano. Una vita spesa al servizio degli altri, all’insegna del sacrificio personale per il bene comune, quello che dovrebbe
essere, ed in molti casi lo è, lo spirito della politica “alta”: anteporre l’interesse generale a quello particolare. Kiro scrive: “le difficoltà individuali passavano in secondo piano per far posto ad una lotta collettiva fatta di solidarietà, di altruismo, di caparbietà nella convinzione di lottare per una causa giusta”. Leggendo questa frase mi è ritornato subito in mente don Milani quando disse “Il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”. Emerge anche l’ottimismo e l’intelligenza della volontà, l’inguaribile voglia di fare, l’attaccamento alla vita ed alle cose belle, alla Politica per il ben fare per gli altri. Ecco, questo è proprio un insegnamento di cui dobbiamo tenere conto tutti, perché è proprio vero che il mettersi in gioco rende la vita più bella e la riempie di senso. Mi chiedo allora: oggi la Politica è così? Quanti interessi personali o corporativi hanno il sopravvento e non si riesce a far scattare la molla giusta per ribaltare questa situazione politica (c’è da dire proprio “ribaltare”). Allora ecco che serve una battaglia all’interno della politica stessa.
C’è infine una domanda che vorrei condividere: nel mondo politico/istituzionale sono superate le idee autoritarie e populiste? C’è una affinità tra il momento storico narrato nel libro ed il momento politico attuale dove la politica sembra che cerchi elementi di autoritarismo, di populismo e non di partecipazione e riformismo (riforme per il bene di tutti), sviluppo della democrazia e degli spazi per esercitarla. Un esempio eclatante di quanto alcune forze politiche e alcune Istituzioni non vogliano confrontarsi con la partecipazione della cittadinanza è il decreto anti-referendum. Riflettiamo insieme su questi interrogativi.
Io sono ottimista per il futuro dell’Italia e del mondo, sono fiducioso, ma non posso nascondere queste riflessioni ed interrogativi che questo libro ha fatto .nascere in me.
Per cui ritengo sia importante lanciare sue messaggi: 1) che nonostante le conquiste che queste grandi persone come Kiro ci hanno donato, oggi c’è ancora bisogno di lavorare tanto insieme e ci sia tanto da fare ogni giorno; 2) che tutti noi abbiamo una grande responsabilità in tal senso, perché, non dimentichiamo mai, c’è sempre qualcuno disposto a mettere in discussione le conquiste ottenute.
In sintesi il libro di Kiro mi esorta a dire: riprendiamo in mano la nostra vita sociale, la nostra comunità, come avevano fatto i tanti Kiro allora.
Perciò termino ringraziando prima di tutti il partigiano Kiro per quello che ha fatto insieme a tanti altri nostri Italiani. Grazie di averci donato la libertà con il tuo coraggio, la tua forza, la tua intelligenza.
Che questa serata rimanga impressa nella nostra comunità, perché è necessario, per costruire un futuro migliore, per tutti noi e per i più giovani essere messi di fronte a queste testimonianze di un periodo storico fatto di contraddizioni mortali tremende ma di tanto risveglio delle coscienze, riscatto e rinascita.
A Grontardo e Levata c’è tanto fervore, tanta volontà, tanta passione. L’associazione Idea Resistente, trainata dal suo Presidente Michele Gerevini (ma i cui componenti poi sono facilmente trainabili perchè è tutta gente con grandi ideali), ne è un esempio concreto, così come lo è sempre stata l’ass. Combattenti e Reduci e la Biblioteca. Iniziative e persone che ci danno un po’ più di vigore, di forza, anche di coraggio e di spinta per il lavoro difficile di amministratori che affrontiamo ogni giorno.
Grazie Kiro e Grazie Idea resistente. Un grazie sincero anche a Domenico, per la sua bellissima interpretazione teatrale e al gruppo delle mondine e dei musicisti.

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