Sabato, 20 aprile 2024 - ore 03.09

Sudan-Sud Sudan: Escalation nel conflitto

| Scritto da Redazione
Sudan-Sud Sudan: Escalation nel conflitto

Il 16 aprile l’Assemblea nazionale sudanese ha adottato una risoluzione in cui definisce il governo di Juba come “nemico”. La decisione è arrivata dopo la persistenza dell’occupazione militare di Heglig, località petrolifera contesa al confine tra Sudan e Sud Sudan, da parte dell’esercito sudsudanese (SPLA). Il 12 aprile il governo di Khartoum aveva già interrotto i negoziati in corso ad Addis Abeba dove i rappresentanti dei governi dei due paesi stavano cercando un accordo sulle principali questioni rimaste aperte dopo l’indipedenza del Sud Sudan: sicurezza, petrolio, cittadinanza, confini. Il Ministro della difesa sudanese, il Gen. Abdel Rahim Mohamed Hussein, ha dichiarato la mobilitazione generale dell’esercito sudanese (SAF) contro gli attacchi militari dell’esercito di Juba avvenuti nei giorni scorsi in territorio sudanese e l’avanzata delle truppe del Sudan Revolutionary Forces (SRF), una coalizione di diversi movimenti di opposizione armata tra cui il Sudan People Liberation Movement del Nord (SPLM-N) e i movimenti attivi in Darfur, e che, secondo Khartoum, sarebbe supportato direttamente dal governo di Juba e dall’esercito sudsudanese (SPLA).

Scontri nella regione petrolifera di Heglig. Le relazioni tra i due governi sono precipitosamente deteriorate in seguito agli intensi scontri tra SAF e SPLA, verificatesi a partire da fine marzo nella regione petrolifera di Heglig, nello stato sudanese del Kordofan Meridionale al confine con lo stato di Unity, Sud Sudan. Le versioni riportate dalle due parti sulle responsabilità degli attacchi sono discordanti. Secondo le autorità di Juba, lo SPLA ha reagito ad un precedente attaccato lanciato dalle truppe di Khartoum, accusate di aver bombardato la località di Abiemnhom, a 60 km entro il confine del Sud Sudan nello stato di Unity, tentando di far saltare un ponte utilizzato come collegamento strategico interno. I portavoce dell’esercito sudanese avevano invece dichiarato che erano state per prime le forze sudsudanesi a lanciare deliberatamente l’attacco. Il 10 aprile, il colonnello Sawarmy Khaled, portavoce del SAF, ha accusato l’esercito sudsudanese (SPLA) di aver attaccato nuovamente Heglig, due volte  consecutive in 24 ore, ma i vertici dello SPLA avevano giustificato l’azione militare come reazione ad un attacco sferrato dal SAF nel tentativo di riprendersi l’area, che è ancora sotto il controllo dello SPLA. Le autorità sudsudanesi hanno infatti negato quanto riportato da alcuni media sudanesi che avevano fatto circolare la notizia della riconquista di Heglig da parte dell’esercito di Khartoum. Secondo quanto affermato domenica scorsa dal vice presidente del Sud Sudan Riek Machar “l’ultimo tentativo di rappresaglia su Heglig da parte del SAF è stato respinto dalle nostre truppe a 30 km dalla città”. Il ministro sud sudanese dell’informazione Barnaba Marial Benjamin ha accusato le forze aeree sudanesi di aver bombardato diverse importanti infrastrutture petrolifere della zona, accusa prontamente smentita dalla controparte sudanese, Abdulla Massar, che ha fatto ricadere la responsabilità dei danni alle infrastrutture sulle truppe avversarie.

La questione aperta dei confini. Heglig si trova a circa 100 km a est di Abyei, regione già fortemente contesa tra Sudan e Sud Sudan, a confine tra lo stato sudanese del Kordofan Meridionale e Unity, appartenente al Sud Sudan. La sua importanza strategica è legata alla presenza di importanti giacimenti petroliferi da cui il Sudan ricava circa il 50% del suo greggio. Secondo il governo di Juba, Heglig (rivendicata dai sudsudanesi con il nome di Panthou) è sempre appartenuta a Unity e già la cosi detta “linea di confine del 1956”, storico punto di riferimento nella definizione delle appartenenze territoriali, passava a nord dell’area. Solamente dopo la scoperta del petrolio, i governi che si sono succeduti a Khartoum, a detta di Juba, avrebbero iniziato a spostare il confine del Kordofan Meridionale più a sud, fino ad incorporare diverse località storicamente appartenenti alle regioni meridionali del Sudan, divenute indipendenti lo scorso 9 luglio. Secondo Juba la decisione della Corte Permanente di Arbitrato del 2009 che pone Heglig fuori dai confini di Abyei, non ha risolto la controversia sull’appartenenza di Heglig all’uno o all’altro stato, in quanto la Corte era stata chiamata ad esprimersi esclusivamete sulla definizione del territorio di Abeyi.

Attacchi a Unity e scontri nell’Upper Nile. Dopo l’attacco al ponte di Abiemnhom, che avrebbe innescato le reazioni militari da parte dello SPLA, il 14 aprile il SAF ha nuovamente bombardato lo stato sudsudanese di Unity, nel tentativo di distruggere un’altra via di comunicazione particolarmente strategica, il ponte di Rubkona, che si trova all’ingresso della capitale stessa, Bentiu. L’attacco ha causato la morte di quattro civili e di un soldato e il ferimento di quattro militari, tutti appartenenti alle truppe sudsudanesi. Altri attacchi da parte di aerei Antonov, solitamente usati dall’esercito sudanese, si sono verificati in diverse località dello stato.

Il 15 aprile, si sono verificati degli scontri anche nella località di Kuek, nello stato dell’Upper Nile. Secondo una prima versione fornita dal portavoce dello SPLA, Philip Aguer, il SAF avrebbe attaccato una stazione di polizia, con l’obiettivo di distrarre l’attenzione dello SPLA da Heglig. Secondo altre fonti,  invece, l’attacco sarebbe stato sferrato dal South Sudan Democratic Army (SSDA), forze ribelli in opposizione al governo di Juba, guidate da Johnson Olonyi, che avrebbero successivamente attaccato anche la località di Kodok, nel nord dell’Upper Nile.

Avanzano le truppe del Fronte Riboluzionario Sudanese in Kordofan Meridionale

Secondo quando dichiarato la scorsa settimana dal Ministro Sudanese della Difesa 22 battaglioni composti da 500 soldati del Fronte Rivoluzionario Sudanese (SFR) sono avanzati verso le città di Talodi, Kadugli e Kauda, già teatro di violenti attacchi la scorsa estate. Un commando armato formato da una sessantina di mezzi guidati da Minni Minnawi, leader dello Sudan Liberation Movement (SLA) attivo in Nord Darfur,  sarebbe già schierato nei pressi dei pozzi petroliferi di Ragad, Techwin e Manga. Il ministro della difesa sudanese ha aggiunto che i mezzi schierati sono stati forniti dal governo di Juba.

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