"Un uomo della strada a conoscenza della sentenza del Tar di Brescia m'ha
detto di essere meravigliato della decisione adottata. Infatti, mesi fa, lo
stesso Tribunale aveva negato la possibilità di realizzare una discarica di
amianto nella città di Brescia. Due pesi e due misure quasi a significare
che, tanto, a Cremona, ci sono i "baluba"?
Da uomo delle Istituzioni mi permetto di respingere questa valutazione
sbrigativa, che pur esercita un suo fascino particolare: non può essere
condivisa perchè confido nella Giustizia e nelle decisioni finali della
Magistratura.
In mattinata al Tar di Brescia era presente l'Avvocatura Regionale, cosa che
pare non avvenisse in occasione della discussione dei ricorsi contro il
raddoppio dell'acciaieria Arvedi, che riguardava le sorti oltre che di
un'impresa anche di circa 500 lavoratori da assumere. Quindi per la Regione
è più importante il sostegno alla lobby dei cavatori, con una legge che
lascia nelle loro mani ogni potere di iniziativa e che potrà determinare la
delocalizzazione in Svizzera del vicino gruppo agroalimentare Lameri
(Vergani, Sorini, Feletti, Mulino Bianco. etc) per un totale di quasi 300
dipendenti, che non un'industria di primaria importanza quale l'Arvedi...
Ora, però, si tratta di verificare le motivazioni alla base del rigetto da
parte del primo grado di giudizio della Magistratura Amministrativa e questo
si potrà fare quando saranno noti i contenuti della sentenza, valutando poi,
la possibilità di un ricorso di 2.o grado al Consiglio di Stato, anche per
superare i contenuti trionfalistici di un comunicato emesso da Cavenord a
conoscenza del rigetto dei ricorsi.
Penso, tuttavia, quale che sia il risvolto a livello bresciano o romano, che
dobbiamo attivamente seguire l'iter della Commissione Europea che sta
indagando sulla complessiva materia dell'amianto, partendo da Casale
Monferrato ed anche alla luce delle azioni giudiziarie in atto da parte del
Giudice Guariniello, del Tribunale di Torino, in ordine alle tanti morti
generate dal trattamento dell'amianto, in particolare nelle fabbriche di
produzione delle lastre di asbesto.
La questione è al centro dell'azione dell'eurodeputato Gianluca Susta, vice
presidente del gruppo parlamentare socialdemocratico a Bruxelles che ha
chiesto tutta la documentazione riferita al caso "Retorto" e sta
predisponendo un apposito intervento presso la Commissione Europea con
iniziative che vedranno il coinvolgimento della Direzione Generale rifiuti e
visite ed incontri con il nostro territorio, a far tempo dal prossimo
settembre.
Il problema é di sapere se possa un territorio come il soresinese e cremasco
subire le sequenze di una fabbrica di amianto, la Inar di Romanengo che ha
provocato decine e decine di morti per asbestosi e poi, in un raggio di
pochi chilometri di distanza, debba ospitare anche una discarica per lo
smaltimento dello stesso prodotto e se quindi un territorio solo sia
chiamato a rispondere direttamente con questo pesante bilancio sul piano dei
danni passati ed ancora in atto (morti bianche) e delle preoccupazioni per
il futuro senza che la comunità tutta si prenda in carico la soluzione del
problema.
In altre parole la discarica di Cappella Cantone sta a Romanengo come una
analoga, magari a Stradella, sta alla Fibronit di Broni. Può un territorio
solo farsi carico della soluzione di un problema dell'intera Regione?
L'errore di fondo della Giunta Salini é stato quello di autorizzare, di
fatto, la discarica modificando in parere positivo il precedente diniego
espresso dalla mia giunta. Che senso ha oggi affermare che solo loro hanno
disposto le analisi delle falde. Non potevano, di certo, disporle noi che
eravamo totalmente e motivatamente contrari a quel sito, come hanno chiesto
tutti in quell'area territoriale."
Giuseppe Torchio
Consigliere Provinciale Lista Civica
