“Riunire gli italiani a Cuba, mantenendo vive le tradizioni del Belpaese anche nell'isola caraibica. Nasce con questo obiettivo il Circ (Comitato degli italiani residenti a Cuba), un'associazione che si prefigge di creare una vera comunità italiana nella "perla dei Caraibi". Partendo dalle attività basilari, come dare consigli pratici a chi si trasferisce a Cuba, fino a promuovere attività culturali legate al proprio Paese d'origine, anche in collaborazione con l'Ambasciata italiana. Il tutto senza alcuna finalità di lucro e senza alcuna etichetta politica”. A parlarne è Ruggero Tantulli, direttore de “Il Periodista”, periodico online che dall’Italia si occupa di America Latina.
“L'idea è venuta a un gruppo di italiani da anni residenti a Cuba per colmare un vuoto: “Pur essendoci migliaia di italiani a Cuba, non esiste una vera comunità italiana”, spiega Marco Gargiullo, milanese a L'Avana e membro del direttivo. Esclusa qualche piccola associazione imprenditoriale, infatti, gli unici collegamenti tra connazionali sono alcuni gruppi Facebook e WhatsApp, dove potersi scambiare informazioni utili per affrontare la nuova vita cubana. Ma anche solo per fare due chiacchiere nella lingua madre.
Italiani a Cuba
Cuba non concede la cittadinanza agli stranieri, salvo casi estremamente eccezionali. Quindi per viverci da italiani bisogna essere residenti: o permanenti (ovvero sposati con un/a cubano/a) o temporali (chi lavora presso un'impresa straniera riconosciuta a Cuba, con un permesso da rinnovare annualmente).
Sono circa tremila gli italiani iscritti all'Aire (l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero) che vivono a Cuba. Molti hanno attività nella ristorazione o di import-export. Molti altri sono pensionati. Tra loro, però, ci sono anche discendenti di italiani nati a Cuba, con la doppia nazionalità. “Noi ci rivolgiamo soprattutto agli italiani che si sono trasferiti a Cuba, anche a chi con un visto familiare resta 6/7/8 mesi all'anno qui”, continua Gargiullo, titolare di un'agenzia turistica e motore del Circ.
Insieme a lui, nel comitato direttivo, ci sono Alessandro Zarlatti, scrittore romano titolare di una scuola d'italiano a L'Avana, Massimo Barba, traduttore, e Barbara Iadevaia, ex amministratrice d'azienda. Tutti e quattro hanno figli italo-cubani, a cui vogliono trasmettere l'italianità anche sulle coste del Mar Caribe.
L'associazione, la cui iscrizione è gratuita, conta già un centinaio di iscritti sparsi per l'isola ma concentrati prevalentemente nella capitale. La pandemia di coronavirus sta rallentando le tappe ma appena possibile verrà organizzata una festa di inaugurazione, con la consegna delle tessere a soci e affiliati.
Ma gli obiettivi sono ad ampio raggio: “La nostra impronta è socio-culturale, quindi ci proponiamo di organizzare mostre, concerti e altri eventi invitando magari artisti italiani, anche facendo da megafono alle iniziative che l'ambasciata italiana già organizza annualmente a Cuba”, spiega Gargiullo, interista doc. “Siamo un gruppo che non vuole essere pomposo, manteniamo un carattere gioviale e gioioso”, tiene a precisare.
E lo spirito si vede anche dalle interviste doppie realizzate sulla pagina Facebook del Circ, già molto seguita (“A breve sarà attivo anche il sito”).
Misure anti-Covid inasprite. Tra code, disagi e solidarietà
In questo periodo, però, non è facile stare allegri. Le misure anti Covid-19, nonostante numeri molto contenuti (meno di 5mila contagiati e 108 morti totali dall'inizio della pandemia in tutta l'isola), sono state inasprite dal governo cubano all'inizio di settembre. Soprattutto a L'Avana: obbligo totale di mascherina ovunque tranne in casa (dove è vietato invitare estranei al nucleo familiare), trasporti bloccati, scuole sospese (le lezioni si tengono in tele-classi).
Spiagge e piscine sono state vietate per tutta l'estate, bar e ristoranti sono stati a lungo chiusi e ora i negozi chiudono prima, con code a volte interminabili per fare la spesa.
Una situazione pesante, aggravata dall'embargo.
Eppure, nonostante tutto, Cuba ha avuto modo di farsi apprezzare dagli italiani grazie alla brigata Henry Reeve, composta da medici e infermieri che hanno prestato soccorso prima a Crema e poi a Torino nel pieno dell'emergenza sanitaria.
Una dimostrazione di solidarietà che per molti meriterebbe il premio Nobel per la pace”. (
UN PEZZO D'ITALIA A CUBA - DI RUGGERO TANTULLI
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