Domenica, 19 maggio 2024 - ore 19.57

Una risata vi seppellirà.

| Scritto da Redazione
Una risata vi seppellirà.

Una risata vi seppellirà, disse Mikhail Bakunin.

E così fu !

Ma non era nemmeno necessaria quella risata complice tra la Merkel e Sarkozy per certificare la morte della nostra credibilità internazionale, tale credibilità era già stata compromessa e travolta dal pubblico ludibrio con un comportamento del premier degno di un capocomico di avanspettacolo. Le barzellette più volgari diventarono un marchio di fabbrica da esibire in tutte le occasioni, generando fastidio e imbarazzo negli incolpevoli ascoltatori, e sguaiate risate dei fedelissimi che dovevano esibire grande compiacimento pur di salvaguardare la posizione preminente guadagnata con il compiacimento del capo-padrone.

Barzellette oppure canzoni, accompagnato dal furbissimo Apicella, tanto furbo da far passare la sua furbizia in convinta partecipazione alle penose esibizioni sempre del capo-padrone. Apicella, il furbo, noto nei bassi di Napoli come “compagno Mariano”, grande elettore di Rifondazione Comunista, tanto furbo da far credere al capo-padrone di  votare PdL.

Ma le contraddizioni del cavaliere che hanno relegato il ruolo dell’Italia a quello del fastidioso compagno di viaggio, hanno inondato la stampa internazionale, senza destare un minimo senso di pudore e doverosa vergogna nel prim’attore della commedia durata quasi ventri anni.

Fu così che gli italiani abbiamo subito l’onta della delocalizzazione della democrazia e della sovranità nazionale, trasferita a Berlino, in attesa di tempi più credibili.

Ma, mentre il mondo intero torna a guardare all’Italia con un sospiro di sollievo, essendo riusciti a defenestrare il cavaliere, eccolo tornare alla carica in groppa al suo destriero, diventato dopo venti anni di bunga bunga anche per i cavalli, un ronzino affannato, accompagnato dal fido Sancho Panza che i ben informati chiamano Al Fano, per riproporre se stesso, causa dei mali che ha causato all’Italia, come soluzione dei mali che ha causato all’Italia; ma non parla direttamente, delega Sancho, suo megafono, ad illustrare i tanti meriti che la Storia si appresterebbe a riconoscere al capo-padrone, nella pia illusione di essere ancora creduto, come gli hanno creduto, per disperazione, i terremotati de L’Aquila e gli isolani di Lampedusa, inondati di promesse, rivelatesi menzogne.

 

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