Racconterà, si spera non a modo suo, i Dieci Comandamenti, lui che ha fatto quali suoi cavalli di battaglia spettacoli come la Divina Commedia di Dante, la Costituzione, l’Inno di Mameli, e ora i Dieci Comandamenti. S’è forse montato la testa il toscanaccio? Forse si o forse no, tuttavia a me garba di più l’opera massima del “maestro”, il suo capolavoro dei capolavori in quanto a pellicole cinematografiche, quella talentuosa pellicola dal titolo “LA VITA E’ BELLA”, girata in terra di toscana sulla tragedia dell’Olocausto, uno sterminio di circa sei milioni di ebrei. Un film da tre Oscar, niente male! Ma ritorniamo a quelle Tavole della Legge, a quelle “Dieci Parole” (Decalogo!) che Dio dette a Mosè sul monte Sinai. Vedete signor Gianni Carlo, nel nostro vivere quotidiano tutti indistintamente, chi più chi meno (anche voi sapete, mica siete esente voi!”. E scherzo, suvvia!), “scantoniamo” e volentieri da quelle “Dieci Parole”. Eppure sono solo “Dieci”, poche in verità se raffrontate all’universo che ci governa. Se solo davvero ognuno di noi si sforzasse nel mettere in pratica quel Decalogo con dovizia di volontà, sicuramente certi vergognosi accadimenti di questi ultimi giorni avrebbero preso ben altra piega. Anzi, non sarebbero neppur succeduti. Quanta rabbia nell’assistere quasi impotenti alla negazione del Comandamento NON RUBARE! Eppure…eppure è successo in quella Roma “caput mundi”, in quella città eterna comprata e venduta, dove la mafia capitolina intendeva gestire tutti e di tutto, dove s’è tolto un coperchio ad una pentola che per il momento ha appena iniziato a bollire. Ed allora davvero non ci deve meravigliare se il presente può essere persino peggiore del passato. Eppure ancora cerchiamo di capire se chi si scandalizza è ancora la maggioranza onesta dei romani. Perché, vedete, in quei grandi monopòli (no si vendono né sale né tabacchi!) di “vendi, compra e minaccia” ci giocavano davvero in molti. E mentre succede tutta questa vergogna, manco ci accorgiamo che fra due settimane è pure Natale. Ma non è che adesso costoro ci vogliano RUBARE davvero anche il Natale? Qualcuno forse se ne sta accorgendo? Le luminarie ormai vivacchiano e non accecano, i centri commerciali sono pieni ma le tasche e i conti correnti sono vuoti. Eppure quei malavitosi romani si riempivano (e riempivano) le tasche loro e di certi compiacenti personaggi di sonanti monete. E a chi le rubavano? A tutti indistintamente. Le rubavano agli immigrati, ai senza tetto, ai rom, ai minori, agli anziani, persino lucravano sulle mense dei poveri. Un vero scempio, una vergogna che sfregia Roma e che sta infangando l’Italia. Possibile che da noi funzioni sempre così? Settimo Comandamento, NON RUBARE, per la miseria: “mica” può essere solo un grido di un pazzo! O no?
Giorgino Carnevali ( Cremona