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Legge di Stabilità 2017, un azzardo contro i cittadini

Legge di Stabilità 2017, un azzardo contro i cittadini In Italia si parla tanto di gioco d’azzardo e prevenzione alla ludopatia, nella speranza di sensibilizzare i cittadini a uno dei problemi più diffusi nella nostra società. Corretto, ma la battaglia non viene combattuta con i mezzi giusti. Soprattutto per l’assenza di un partner che sarebbe fondamentale: lo Stato.

| Scritto da Redazione
Legge di Stabilità 2017, un azzardo contro i cittadini

Legge di Stabilità 2017, un azzardo contro i cittadini

In Italia si parla tanto di gioco d’azzardo e prevenzione alla ludopatia, nella speranza di sensibilizzare i cittadini a uno dei problemi più diffusi nella nostra società. Corretto, ma la battaglia non viene combattuta con i mezzi giusti. Soprattutto per l’assenza di un partner che sarebbe fondamentale: lo Stato.

La Legge di Stabilità 2017 era chiamata a dare un segnale ai giocatori per quanto riguarda il settore del gambling. La promessa di Renzi di diminuire il numero di slot machine presenti sul territorio italiano del 30% (da 420.000 a circa 300.000) pareva un punto di partenza importante, anche solo come base per i provvedimenti futuri. Peccato che il testo approvato si sia dimenticato di quest’opzione, di cui in effetti il governo Gentiloni non ha mai parlato. Lo Stato si allontana così dall’assistenza ai cittadini, le cui possibilità di giocare non diminuiscono ma piuttosto aumentano in modo esponenziale. Almeno questo è ciò che si può immaginare con la “lotteria dello scontrino”, una delle novità più interessanti previste dalla Legge di Stabilità. Anche se la trovata dovrebbe avere inizio effettivo a partire da gennaio 2018, giusto il tempo di pubblicizzare meglio l’evento.

Ancora più lontana dall’interesse dei cittadini la riforma sul Superenalotto, uno dei giochi non digitali più diffusi tra gli scommettitori italiani. In sostanza la gestione dell’attività di raccolta verrà affidata a una o più società, che si aggiudicheranno i diritti tramite un appalto di durata temporanea. Inutile dire che per una spesa da almeno 100 milioni di euro ci si attende un guadagno cospicuo, raggiungibile soltanto con il contributo dei giocatori. Quindi non sono da escludere nuovi stratagemmi per attirare più clientela e portare introiti sufficienti a giustificare un esborso a nove cifre. Non cambierà dunque l’attenzione al cittadino come portatore di denaro, concetto che anzi verrà esasperato. Notizia solo positiva per l’Erario, che già nel 2016 ha incassato più di 3 miliardi di euro dal settore gioco d’azzardo. E quest’anno spera di ricevere ancora di più.

Infine l’ultima mossa rilevante riguarda le scommesse sull’ippica, non certo la specialità più ricca dell’azzardo italiano. Verrebbe da chiedersi perché non andare a toccare slot machine o videolottery, che da sole arrivano a un volume di gioco di circa 48 miliardi di euro. La risposta appare semplice e scontata, essendoci gli interessi di troppi esercenti dietro alle macchinette. A pagare è dunque l’ippica, che però risulta un mercato limitato. Il taglio agli incassi del settore per ridistribuirli in alcuni progetti statali sa più di beffa che di aiuto alla popolazione, prelevando una goccia dall’oceano dell’azzardo per mantenere la promessa di dissetare i cittadini. In tutto questo si aspettano legislazioni nazionali su alcune delle questioni portate avanti dagli enti locali. Il distanziometro potrebbe essere la prima idea, ma l’applicazione della rigorosa distanza di mezzo chilometro dai punti sensibili potrebbe risultare complicata per gli emissari dello Stato. Meglio forse allora pensare di destinare fondi a centri di aiuto per i giocatori affetti da ludopatia, pur non sapendo dove si possa prelevare il denaro necessario. Prenderlo dagli introiti di slot machine e videolottery sembrerebbe una beffa, visto che si tratterebbe per i giocatori di autofinanziarsi le cure.

 

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