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'Young artists in the corner' a Brescia, secondo incontro rivolto agli artisti emergenti

1 aprile inaugurazione dell'installazione 'VI' di Nicolò Maggioni

| Scritto da Redazione
'Young artists in the corner' a Brescia, secondo incontro rivolto agli artisti emergenti

Spazio al secondo giovane artista selezionato per “Young Artists in the Corner”, il progetto che unisce l’assessorato alla Cultura del Comune di Brescia e i due istituti universitari artistici della città, Hdemia Santa Giulia e Laba, per offrire un’occasione di visibilità a chi si sta affacciando al mondo dell’arte.

In questa occasione i 9 metri quadrati dell’androne dell’assessorato alla Cultura in via Musei 81 sono stati affidati a Nicolò Maggioni, diplomatosi lo scorso anno alla Laba. Sua l’opera “VI”, realizzata appositamente per questo spazio che, da venerdì 1 aprile fino alla fine dell’estate, resterà visibile a tutti in uno dei luoghi simbolo dell’arte cittadina. Un’installazione di sei carte bianche incorniciate, perfettamente identiche, la cui unica immagine, una croce di Lorena intagliata direttamente nel cartoncino, si presenta come “immagine dell’assenza”. 

Young Artists in the Corner, che già aveva presentato un’opera di Viviana Bertanza, costituisce una semplice ma concreta opportunità per valorizzare e consolidare il percorso e il ruolo dei giovani artisti sul nostro territorio e rappresenta uno strumento agile che possa gratificare i giovani talenti e allo stesso tempo consolidare il rapporto con gli istituti di alta formazione artistica e le università cittadine.

L’installazione “VI” di Nicolò Maggioni sarà inaugurata venerdì 1 alle 11.30, alla presenza del vicesindaco e assessore alla Cultura Laura Castelletti, dell’artista e dei direttori delle due Accademie di Belle Arti cittadine, Riccardo Romagnoli e Roberto Dolzanelli.

NICOLÒ MAGGIONI, bergamasco, classe 1992, ha conseguito la laurea triennale in Arti Visive nel 2015 presso la Laba di Brescia e nella stessa accademia sta ora proseguendo i suoi studi in Arti Visive - Pittura.

Nonostante la giovane età, ha già partecipato ad alcune collettive:

2015

Funzioni & Variabili, a cura di Alberto Zanchetta, Maurizio Caldirola Arte Contemporanea,

Monza

2014

EXENZ, a cura di Alberto Zanchetta, Grande Miglio, Brescia

2013

Cosa guardo quando osservo, a cura di Alberto Zanchetta, MAC Lissone

Intramoenia, Grande Miglio, Brescia

Centrale nella ricerca di Maggioni è la “rivalutazione dell’errore”: indurre, cioè,  lo spettatore a riflette sul suo valore e sul suo significato.

La comune definizione di errore è ritenere vero ciò che è falso o falso ciò che è vero, ma i filosofi da Platone ad Agostino, da Cartesio a Heidegger, ci hanno insegnato che attraverso lo sbaglio è possibile ottenere qualcosa che investe in modo più radicale la nostra esistenza; l’errore si mostra come una delle figure del pensiero che collega più ambiti del sapere umano.

Facendo uso dell’inganno, senza palesarlo, l’artista innesca un cambiamento strutturale, che origina una situazione di stallo mentale per i potenziali fruitori dell’opera, generando incertezza anche in soggetti che si accostano ad essa con una solida conoscenza. L’intento è quello di far scaturire una ragionamento sul comune rapporto che il singolo o la collettività hanno con il concetto di errore e con la sua tolleranza all’interno del sistema.

L’errore è inteso come entità o evento portatore di senso che, al di là della logica e la prassi che lo negano o ratificano, andrebbe preso sul serio perché foriero di possibilità e punti di vista differenti, tanto per il singolo quanto per la società.

Partendo da queste analisi, “VI” nasce dallo studio del simbolo (la Croce di Lorena), mezzo che veicola contenuti ed è finalizzato a semplificare l’assimilazione di concetti particolari o universali. Tale lettura viene resa però comprensibile solo attraverso la conoscenza del simbolo stesso e quindi risulta perfetta come base per sviluppare un inganno che si snoda attraverso il Simbolismo francese e i simboli della dottrina cattolica.

La croce di Lorena o croce patriarcale posta al centro del lavoro, tanto da sembrarne l’unico elemento, è solo uno dei simboli racchiusi in quest’opera che per essere compresa richiede allo spettatore una comprensione che vada oltre l’apparenza e che fonda il proprio errore sul simbolismo numerico cattolico.

Fonte: Comune di Brescia

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