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40 anni di contribuzione, anzi 41, non bastano più? di F.Zilioli

| Scritto da Redazione
40 anni di contribuzione, anzi  41, non bastano più? di F.Zilioli

Un lavoratore che ha iniziato a 15-18 anni di età a lavorare e fortunatamente ha una carriera continuativa matura i 41 anni di contribuzione a 56-59 anni di età.
Legare il diritto a pensione di anzianità ad un requisito minimo di età vuol dire un ulteriore periodo di lavoro che varia in funzione dell’età minima individuata. Con 60 anni di età il maggior periodo di lavoro varia da 1 a 4 anni, se il requisito minimo di età fosse fissato a 63 anni l’aggravio corrisponderebbe a 4 – 7 anni di ulteriore lavoro.
Quale sarebbe il beneficio di ordine economico che ne deriverebbe? A normativa invariata nessun beneficio.
Rapporto contribuzione versata e prestazione pagata
L’attuale percentuale di contribuzione versata per i lavoratori dipendenti, ai fini pensionistici, è pari al 33% della retribuzione. Per i periodi anteriori al 1996 la contribuzione versta ai fini pensionistici è variata dal 23 al 26% circa. Il passaggio dal 26 al 33% non è avvenuto con un incremento a carico del lavoratore o del datore di lavoro ma con uno storno di contribuzione dalle contribuzioni per prestazioni minori a quella ai fini pensionistici. Per questo motivo la parametrazione tra contribuzione versata e prestazione conseguita deve tener conto, per i lavoratori dipendenti, di una percentuale di contribuzione a fini pensionistici ante 1996 aumentata di 6,2 punti percentuali.
Si può stimare per un lavoratore che,

*ha avuto una carriera “piatta”,
*abbia lavorato 41 anni,
*gli sia attribuita una rivalutazione legata, come nel contributivo, alla variazione del PIL nominale;
*l’accantonamento di montante contributivo possa essere considerato minimo pari alla retribuzione dell’ultimo anno moltiplicato per il 33% moltiplicato per gli anni di contribuzione.

Diverso il ragionamento per quei lavoratori che hanno una carriera brillante e ai quali il sistema retributivo garantisce trattamenti che non possono corrispondere ai versamenti effettuati.
Retribuzione(100) x 33% x 40 = Montante pari 13,2 volte la retribuzione

Il calcolo secco del rendimento pari all’80% dell’ultima retribuzione determinerebbe una copertura per un minimo di 18 anni di pensione
L’effettivo calcolo deve comunque tenere in considerazione che il montante accumulato continua a rivalutarsi per tutto il periodo di erogazione della prestazione portando una copertura per almeno 22 anni.
Pertanto cosiderato che l’età media dei pensionati ,con anni con 41 di contribuzione versata è, fonte INPS, di 58 anni e l’attesa di vita è 80 , ecco che lo scarto dei 22 anni di liquidazione della pensione è irrilevante.

Francesco Zilioli
Direttore Inca Cgil Cremona

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