Martedì, 16 aprile 2024 - ore 15.21

Burgazzi Luca. 150° la storia siamo noi Cremona

| Scritto da Redazione
Burgazzi Luca. 150° la storia siamo noi Cremona

“Si può considerare penoso che da qualunque parte, nel Sud e nel Nord, si balbettino giudizi liquidatori sul conseguimento dell’Unità, negando il salto di qualità che l’Italia tutta, unendosi, fece verso l’ingresso a vele spiegate nell’Europa moderna.”
È con lo spirito di queste parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che siamo qui oggi a festeggiare insieme i 150 anni dell’unità d’Italia.
Il momento storico, in cui ci troviamo, non è facile: siamo nel bel mezzo di una crisi che ha investito e sta investendo tutti gli ambiti della vita delle persone persino anche quelli più personali.
Tuttavia non possiamo rinunciare a festeggiare, magari chiamando in causa proprio la crisi e le necessità del lavoro pur di nascondere che a qualcuno quest’Unità d’Italia da fastidio e non vuole festeggiarla.

Spiace dunque che si faccia fatica a creare momenti comuni di celebrazione.
Spiace che l’amministrazione comunale e provinciale non abbiano pensato ad un qualche momento istituzionale e allo stesso tempo aperto alla cittadinanza per festeggiare insieme un evento di questa portata
Spiace aver letto sui giornali che alcuni rappresentanti eletti nelle nostre istituzioni regionali e locali si siano ritardati a bere il caffè durante l’inno nazionale;
almeno su questo evitiamo imbarazzanti e ridicole scuse.

Che futuro può avere un Paese che fa fatica a festeggiare la data della sua nascita?

Noi, nonostante tutto, vogliamo festeggiare perché siamo convinti che ogni tanto ci sia bisogno di feste che uniscano il nostro Paese, un Paese che per molti aspetti è troppo diviso.
E’ questo il senso d’oggi: celebrare un Paese unito.
Festeggiare, tuttavia, non significa nascondere le difficoltà, le divisioni, le tensioni e le diversità che questa nostra Italia ha avuto e ha tuttora, ma chi conosce un po’ la storia sa che proprio grazie alle sue diversità, l’Italia è stata faro e punto di riferimento per molti.

Il motto dell’Europa è: “uniti nella diversità”; chi meglio di noi lo può apprezzare?
Da qui che parte il vero riconoscimento delle autonomie, dei territori, dei comuni.

Non a caso abbiamo scelto il cortile del nostro Palazzo Comunale.
A partire dal Medioevo questo luogo è stato il punto di riferimento di una città che ha concorso nella determinazione della politica di mezza Europa.
Non voglio fare qui una lezione di storia, ma permettetemi da studente di questi argomenti di fare qualche accenno alla storia della nostra città in uno dei suoi momenti di massimo splendore, periodo nel quale si è costruita questa piazza che meglio rappresenta l’idea della città;
una città che trova in questo luogo il punto di ritrovo e di confronto.

Fu a partire dal XI secolo che nei comuni si sperimentarono le prime forme di autogoverno cittadino.
Furono queste comunità aperte, insieme alla nostra lingua e cultura ad iniziare a costruire l’Unità d’Italia che si manifestò politicamente solo 150 anni fa.
Ripeto comunità aperte, talmente aperte da incentivare con denaro, privilegi, protezione a chiunque,  avesse intenzione di stabilirsi nelle città tanto da far dire: “l’aria delle città rende liberi”.
Questo è stato il passato anche della nostra città ed è anche questo che noi oggi festeggiamo.
Permettetemi un’ultima polemica storica, ma trovo assolutamente ridicolo che il consiglio regionale della Lombardia abbia indicato nella data della battaglia di Legnano la festa della regione.
Stiamo facendo un torto alla verità storica:
cosa dovrebbe dire Como, che in quella battaglia era dalla parte dell’imperatore?
E Lodi che fu fondata dal Barbarossa?
Come possiamo pensare di festeggiare una battaglia che non fu per un’unità, ma al contrario si combatté per mantenere antichi privilegi in un’ottica tutt’altro che unitaria.
Qui non si tratta più solo d’ideologie o folklore, qui si tratta d’ignoranza storica, colmabile certo come ogni ignoranza, ma occorre fare presto.

Sempre questo cortile ci ricorda con le sue lapidi alcuni personaggi che hanno contribuito alla storia della nostra città e del nostro Paese.
Guardando queste lapidi possiamo ripercorrere gli anni che videro la formazione politica del nostro Paese, questo non deve essere solo un mero esercizio di memoria storia, ma al contrario una vera e propria riflessione su quegli anni fatta in modo limpido, senza nascondere le ombre, ma nemmeno le luci magari per evitare di dare fastidio a qualcuno.
Queste persone erano di diversissima estrazione culturale e politica.
Persone che, per diversi motivi, hanno fatto qualcosa per gli altri oltre che per se stessi, qualcosa per il Bene Comune.
 

E’ così che si costruisce una Nazione: trovando nei momenti cruciali la forza di rinunciare allo scontro per lavorare tutti per un bene alto, appunto il Bene Comune.
Ed è così che l’Italia ha saputo nel corso dei sui 150 anni a risollevarsi e camminare verso il futuro.
Un esempio fondamentale lo si può ritrovare nella nostra Costituzione che tuttavia viene ogni giorno bistrattata, tanto da dover organizzare frequenti mobilitazioni a sua difesa.

Oggi, noi, concittadini di questi illustri dobbiamo avere ancora il coraggio di guardare al futuro, avere la capacità di guardare oltre i piccoli interessi di parte qualora l’occasione lo richieda.
Con questo spirito festeggiamo oggi, perché per noi oggi questo anniversario deve diventare l’occasione per indicare una via d’uscita dalla crisi che attraversa l’Italia che potrebbe segnare la fine di un’idea di Paese e del suo spirito unitario.
Sta dunque a noi portare avanti questa rinnovata idea di Paese, un Paese che deve camminare insieme e dunque un Paese unito che lavori per un Europa unita.
Per questo motivo che da qui oggi noi dobbiamo lanciare un Appello a tutte le persone libere e forti perché scelgano di battersi per affermare nella società italiana quei valori d’onestà, rispetto delle regole, dialogo, responsabilità verso le generazioni future, coesione sociale e solidarietà che soli possono fare grande e civile un Paese.

E tutto ciò occorre farlo ora a partire da subito.

A questo proposito voglio concludere con una frase di Don Primo Mazzolari, sacerdote del nostro territorio:

“Rischiamo di morire di prudenza in un mondo che non vuole e non può attendere.
Adesso è un atto di coraggio. Adesso, non domani.”

Adesso è il nostro tempo, il tempo della nostra sfida. Non è domani. E’ adesso.

Preso  questo impegno possiamo dire:
“Viva l’Italia e viva la Repubblica!” altrimenti queste parole avrebbero poco senso
e dunque:

“Viva l’Italia e viva la Repubblica”

Luca Burgazzi

Cremona  2011-03-18

1594 visite
Petizioni online
Sondaggi online

Articoli della stessa categoria