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CEMENTO. L'ITALIA RISCHIA DI DIVENTARE IL GIAPPONE D'EUROPA

| Scritto da Redazione
CEMENTO. L'ITALIA RISCHIA DI DIVENTARE IL GIAPPONE D'EUROPA

DA IMPRENDITORI A SPECULATORI.
Nelle settimane scorse abbiamo assistito al proliferare di fantasie, secondo le quali la crisi sarebbe alle spalle. Invece lo scenario greco per quanto concerne il debito pubblico e quello cipriota per la gestione delle crisi finanziarie è alle porte. La base produttiva del paese, la vera generatice di ricchezza era molto solida, vigorosa e dinamica rispetto allo stato attuale . La perdita del tessuto industriale è calcolato al 9 %. E le aziende rimaste chiuderanno per un altro 40% al permanere di condizioni sfavorevoli quali tassazioni , burocrazia e vessazioni varie ( multe, equitalia , ecc), liquidità in libera uscita e drenaggio del risparmio con relativo spostamento verso altri paesi La perdita di tessuto produttivo ha generato un impoverimento più o meno diffuso nella maggior parte della popolazione. E la ricreazione dello stato antecedente per riassorbire i duemilioni di disoccupati in essere ha bisogno di molti anni e non di semplici proclami. Non possiamo continuare ad illudere queste migliaia di giovani, che ballano nella povertà, a credere che presto verranno riassorbiti e potranno guadagnare.

EDILIZIA

6.000.000 milioni di abitazioni ultimate negli anni 2008-2011 invendute. L'offerta nel mercato supera di 4 volte la richiesta. E quel quarto porta un immobile in permuta. E' naturale pensare che il settore del cemento sia in bolla e che i prezzi siano destinati a calare di altri 25 punti percentuali sino al 2015 (con una perdita di 2000 mld di euro del risparmio o capitale italiano, che agraverà la situazione economica generale). Nessuna ripresa del Pil potrà beneficiare il settore edile, ed ogni euro speso per nuove costruzioni non fa altro che aggiungere offerta. L'investimento nel settore degli immobili , premiante negli anni 2000/2010 con rendimenti altissimi , da alcuni mesi è arrivato al capolinea . L'IMU altissima sulle seconde case e la discesa costante del valore del bene porterà anche gli irriducibili ( quelli che sperano nell'inversione di tendenza) a dover fare i conti con la realtà e allora l'offerta demolirà le ultime resistenze , che danno ancora la possibilità al nuovo (anche se poco venduto) di essere ancora remunerativo, e vedremo i prezzi schizzare verso il basso (al di sotto del prezzo di costruzione). Per gli immobili datati il prezzo è già crollato e la richiesta di acquisto si avvicina al 10% dell'offerta.

La ripresa parte concentrando gli investimenti sulla meccanica fine, sui nuovi materiali, sul turismo, sull'agricoltura, sulla farmaceutica fine ecc. Alluminio , acciaio, trasformazione del petrolio in materie prime a scarso valore aggiunto sono segmenti decotti, non li possiamo chiudere ma hanno il tempo contato.

QUELLO DEL CEMENTO valutate voi che siete gli esperti!

La valutazionie del valore degli immobili nel 2008 era pari a 8000 MLD di euro nel 2008, oggi ridimensionato a 6400  con una previsione 2016-2018 a  4800 MLD.

Il problema è il debito pubblico?  Se i valori di mercato venissero riportati fedelmente nei bilanci delle società , in particolar modo quello delle banche Il default dell'ITALIA sarebbe invocato dal mondo intero.

La ricerca spasmodica di alti rendimenti sta portando il 5% della popolazione che detiene il 60% della liquidità verso prodotti sofisticati e pericolosi ( che io definisco virtuali o della bisca della finanza allegra). Le imprese già a corto di prestiti da molto tempo e quelle indebitate non ricevono sostegni e falliranno. Migliaia di immobili arriveranno in asta a prezzi di saldo. La liquidità in Italia non manca , ma prende  direzioni non compatibili con l 'economia reale, vuoi anche per una pressione fiscale ormai divenuta confisca che si porta via rendita e parte del capitale. E spostare la fiscalità dalla produzione al patrimonio non fà altro che deprimere ulteriormente l'industria. Se i patrimoni si rivalutano lo spostamento è accettato, purtoppo viviamo in un momento in cui il patrimonio sta perdendo valore.

Tutto lascia intendere che non vogliamo proteggere l'industria.  Oggi per salvarla necessiterebbe  di una defiscalizzazione totale temporanea , garanzia di finanziamento da parte delle banche e la necessità dell'acquisto del made in italy da parte degli italiani. Dove gli trova il governo 70 miliardi per la defiscalizzazione le imprese ? Non li deve cercare da nessuna parte, deve tagliare spese militari, pensioni d'oro, auto blu, stipendi della pubblica amministrazione ( eliminando tredicesime, scatti, tfr ), dimezzare i deputati, cancellare le Province, eliminare le consulenze, gli aiuti ai giornali, i contributi ai partiti , ricalcolare gli assegni previdenziali in rapporto agli effettivi contributi versati ( questi da soli garantirebbero più di quanto necessario), cancellare una camera ecc . Vi sarebbe così la possibilità di adeguare salari e stipendi da cui arriverebbero fondi freschi con l'Irpef . 70 miliardi sono meno del  9 % di quanto incassa il tesoro in un anno . Sappiamo perfettamente che tale rinuncie non ci saranno  , ,ma questo introito nei prossimi anni non potrà essere preteso perchè il 40% dell'industria viene così costretto alla chiusura.

Serve un pizzico di volontà per una pulitura definitiva dei derivati e della farsa-finanza e tanti Tagli al bilancio dello Stato quelli atti ad eliminare i privilegi e gli sprechi.

Orlando Masiero

Fiesso D'Artico

2013-10-24

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