Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 17.18

Cgil PENSIONI. DOMANI (sabato 17 novembre) SARA’ IL GIORNO DELLA VERITA’.

“La proposta del Governo è insufficiente sia dal punto di vista delle misure presentate sia da quello dei lavoratori coinvolti. L’esenzione dall’aumento dell’età pensionabile coprirà solo 4.305 persone, il 2,18% delle uscite per pensionamento anticipato e di vecchiaia, e anche quanto previsto per la previdenza complementare avrà un impatto irrisorio”.

| Scritto da Redazione
Cgil PENSIONI. DOMANI (sabato 17 novembre)  SARA’ IL GIORNO DELLA VERITA’.

Cgil PENSIONI. DOMANI (sabato 17 novembre)  SARA’ IL GIORNO DELLA VERITA’.

“La proposta del Governo è insufficiente sia dal punto di vista delle misure presentate sia da quello dei lavoratori coinvolti. L’esenzione dall’aumento dell’età pensionabile coprirà solo 4.305 persone, il 2,18% delle uscite per pensionamento anticipato e di vecchiaia, e anche quanto previsto per la previdenza complementare avrà un impatto irrisorio”. È quanto ha dichiarato ieri Ezio Cigna, responsabile previdenza pubblica della Cgil nazionale, nel presentare l’analisi dell’Ufficio previdenza della confederazione sulla proposta che l’Esecutivo ha illustrato ai sindacati nell’incontro del 13 novembre scorso.

Lo studio mette in evidenza i costi aggiuntivi per lo Stato e le platee dei lavoratori coinvolti nel triennio 2018-2020, e come solo due delle sette misure previste nel pacchetto dell’Esecutivo, l’esenzione dall’innalzamento dell’età pensionabile e la previdenza integrativa nel pubblico impiego, abbiano un’incidenza dal punto di vista dell’impegno economico.

Per quanto riguarda la prima, la Cgil denuncia che la platea interessata dall’esonero risulterà esigua: per via dei criteri proposti e per il fatto che molti lavoratori accederanno prima alla pensione anticipata, solo in 4.305 (3.639 lavoratori nel settore privato e 666 nel settore pubblico) saranno esclusi dall’aumento di 5 mesi legato alle aspettative di vita, ossia il 2,18% delle uscite per pensionamento anticipato e di vecchiaia in un anno. Il costo di tale novità impatterà sul sistema previdenziale solo a partire dal 2019, e nel triennio sarà pari a euro 46.066.611.

Le misure inerenti la previdenza complementare, ossia l’equiparazione fiscale per i dipendenti pubblici e il silenzio/assenso per le nuove e future assunzioni nel pubblico impiego, nel triennio incideranno per 11.500.722 euro a causa delle minori entrate Irpef per lo Stato, e per 4.272.840 euro per la percentuale a carico del datore di lavoro pubblico a causa dell’aumento stimato delle adesioni (1,4% annuo). Costo, quest’ultimo, peraltro già contrattualizzato e quindi non aggiuntivo rispetto alla proposta.

 

Il totale dei costi del pacchetto ammonta quindi a 61.840.173 euro così distribuiti: 4.539.174 euro nel 2018, 26.193.862 euro nel 2019 e 31.107.137 nel 2020.

“L’irrilevanza delle proposte del Governo sulle pensioni, evidenziata dai dati concreti – dichiara il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli – conferma che gli impegni sottoscritti l’anno scorso con il sindacato sono stati sostanzialmente disattesi”. “Ci auguriamo che l’Esecutivo sabato prossimo consegni un documento con dei contenuti profondamente diversi da quelli illustrati nei precedenti incontri su giovani, donne, previdenza complementare e aspettativa di vita, in particolare – sottolinea il dirigente sindacale – bloccando il meccanismo automatico di innalzamento delle condizioni di accesso alla pensione e lavorando per una sua revisione”. “In caso contrario – conclude Ghiselli – non potremmo che essere coerenti con l’impegno preso con i lavoratori e i pensionati, quello di dare continuità ed intensificare la nostra mobilitazione”.

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