Venerdì, 11 ottobre 2024 - ore 15.07

Conferenza sul Futuro dell’Europa: a che punto siamo?

Le aspettative verso la Conferenza lanciata lo scorso giugno sono elevate. Sarà un processo utile per la riforma dell’UE?

| Scritto da Redazione
Conferenza sul Futuro dell’Europa: a che punto siamo?

1. UNA CONFERENZA A LUNGO ATTESA

Lo scorso 19 giugno si è tenuta la prima Sessione Plenaria della Conferenza sul Futuro dell’Europa, il forum creato per stimolare il dibattito tra cittadini e Istituzioni su come ridisegnare l’architettura e l’azione dell’Unione Europea. Nata da un’idea di Emmanuel Macron risalente al 2019, l’avvio della Conferenza è stato ritardato tanto dalla pandemia quanto dalle divergenze tra le Istituzioni dell’Unione (Consiglio, Commissione e Parlamento) su chi dovesse guidarne i lavori e su quale dovesse esserne l’esito finale. In particolare, per bocca del Consiglio – che rivendicava una posizione di primazia e il diritto di tirare le conclusioni della Conferenza – gli Stati Membri avrebbero voluto evitare che la Conferenza schiudesse l’uscio al processo di revisione dei Trattati previsto dall’art. 48 TUE.

2. UNA NUOVA POSTURA PER L’UNIONE?

La mediazione finale, riflessa nella Joint Declaration del marzo 2021, ha invece condotto a una governance congiunta e paritaria tra Consiglio, Commissione e Parlamento, che co-presiedono la Conferenza. Ciascuno di essi potrà utilizzare le conclusioni della Conferenza per orientare il proprio operato, nel rispettivo ambito di competenza. Nel documento finale è venuto meno ogni riferimento all’art. 48 TUE: in teoria la Sessione Plenaria potrà discutere qualunque argomento, inclusa quindi la revisione dei Trattati, senza limiti o perimetri prestabiliti. I risultati della Conferenza non saranno però vincolanti, visto che le Istituzioni non hanno assunto alcun obbligo in tal senso.

Nella Sessione Plenaria inaugurale i rappresentanti delle Istituzioni hanno evidenziato il ruolo centrale dei cittadini dell’UE, per la prima volta coinvolti in un processo di interlocuzione diretta con l’Unione. Guy Verhofstadt, navigato politico belga e rappresentante del Parlamento Europeo (dove è parte del gruppo Renew Europe, di orientamento liberale) nell’Executive Board della Conferenza, ha peró sottolineato l’importanza di rilanciare l’azione esterna dell’Unione Europea. Verhofstadt ha ricordato che nel mondo – centrato non sull’Europa ma su “giganti” nazionali come Russia, Cina, India e Stati Uniti – gli atteggiamenti autoritari e aggressivi sono il tratto dominante delle dinamiche globali. Il richiamo di Verhofstadt non è secondario: delle nove aree tematiche intorno alle quali si sviluppa la conferenza, almeno due (“L’UE nel Mondo” e “Migrazione”) presuppongono una proiezione politica diretta dell’Unione Europea verso l’esterno, nei confronti di attori tanto globali (Stati Uniti e Cina su tutti) quanto regionali – basti pensare al Nord Africa per la gestione dei flussi migratori.

3. I PROSSIMI PASSI

Il calendario della Conferenza sul Futuro dell’Europa prevede un’agenda dai ritmi serrati per i prossimi mesi. Specifici eventi tematici si tengono continuamente in ogni parte dell’Unione, mentre a partire dal settembre 2021 i rappresentanti dei cittadini si riuniranno più volte in appositi panel. La Sessione Plenaria tornerà a riunirsi con cadenza almeno bimestrale per discutere le raccomandazioni espresse dai panel di cittadini. L’intero dibattito dovrebbe concludersi nella primavera del 2022. A partire da quel momento le Istituzioni potranno prendere in considerazione le conclusioni raggiunte e orientare di conseguenza le proprie azioni.

(Luigi Garofalo, via Il Caffè Geopolitico cc by nc nd)

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