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CONTRATTI E QUESTIONE SALARIALE | Marco Pedretti (sg CGIL Cremona)

Domani Venerdì 13 novembre le categorie di Cgil Cisl Uil (Filcams Fisascat Uiltucs) hanno proclamato uno sciopero a sostegno del rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale Multiservizi, ormai scaduto da 7 anni.

| Scritto da Redazione
CONTRATTI E QUESTIONE SALARIALE | Marco Pedretti (sg CGIL Cremona)

CONTRATTI E QUESTIONE SALARIALE | Marco Pedretti (sg CGIL Cremona)

Domani Venerdì 13 novembre le categorie di Cgil Cisl Uil (Filcams Fisascat Uiltucs) hanno proclamato uno sciopero a sostegno del rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale Multiservizi, ormai scaduto da 7 anni.

Sono oltre 600mila gli addetti del comparto delle imprese di pulizia, servizi integrati e multiservizi le cui imprese fanno capo a Confindustria, Confcooperative, Lagacoop, Confapi, Agci.

Sono tantissimi anche nella nostra provincia.

Parliamo di lavoratrici (70% donne) e lavoratori che svolgono quei servizi in appalto di pulizia e sanificazione ritenuti essenziali per il contenimento del contagio nei presidi ospedalieri, nelle Rsa, nelle case di cura, nelle scuole, nelle università, nei tribunali, nelle fabbriche e negli uffici pubblici e privati, esponendosi in prima linea per garantire l’accessibilità dei luoghi che senza la loro opera, non sarebbe possibile.

Lo fanno con salari esigui, orari spesso ridotti, carichi di lavoro pesanti e condizioni di lavoro difficili in molte realtà.

La logica del massimo ribasso nell’affidamento degli appalti ha generato un mondo di imprese e cooperative di servizi accessori alle attività del committente che competono solo attraverso la riduzione del costo del lavoro.

Non è un caso che le difficoltà maggiori nel rinnovare i contratti li riscontriamo nei settori a basso contenuto professionale e tecnologico.

Altro che produttività, servono risposte per garantire il rispetto dalla tempistica dei rinnovi contrattuali. Ricordo che anche l’ultimo rinnovo del Contratto Nazionale della Sanità Privata è avvenuto dopo 14 anni.

 Del resto, anche le recenti prese di posizione del presidente di Confindustria Bonomi non agevolano il confronto e le intese fra le parti, in quanto sono tese a limitare l’autonomia dei tavoli contrattuali di categoria in una logica di scambio fra salario reale e welfare contrattuale, che sta generando un clima di forte contrapposizione in diversi settori.

 La forzatura di Confindustria sul contratto degli Alimentaristi ha di fatto creato una divisione interna a Federalimentare, con il risultato che comunque la maggioranza delle imprese ha sottoscritto l’intesa indipendentemente dalla scelta della loro associazione.

Nella nostra provincia solo due aziende non lo stanno applicando.

E’ bene precisare che il meccanismo contestato da Bonomi (per noi erroneamente) prevede una differenza salariale di 13 euro lordi nel triennio.

 Stessa linea di indisponibilità sta avvenendo nel contratto più importante per storia e per numero di addetti che è quello dei metalmeccanici. Le risposte inadeguate di Federmeccanica hanno indotto Fiom Fim Uilm dopo 13 incontri infruttuosi a proclamare uno sciopero lo scorso 5 novembre.

 Anche nei settori pubblici i sindacati di categoria hanno unitariamente proclamato lo stato di agitazione. Al centro la sicurezza degli operatori, la carenze di personale, le risorse per il rinnovo dei contratti e le questioni riguardanti l'organizzazione del lavoro in smart working.

 L’andamento della pandemia sta spostando giustamente l’attenzione di tutti sulla salvaguardia della salute dei cittadini, sulla tenuta del sistema sanitario e sulle misure di contenimento del virus. A questo si lega ovviamente la preoccupazione sulla tenuta economica del paese e in particolare dei settori più colpiti che stanno pagando maggiormente gli effetti del contingentamento.

 Il tema della questione salariale resta comunque per la Cgil prioritario (come dimostrano anche le recenti elaborazioni dell’Ocse).

Aumentare la capacità di spesa di lavoratori, pensionati e famiglie rafforzerebbe l’economia attraverso la crescita della domanda interna, ed è un obiettivo raggiungibile solamente attraverso la leva fiscale (per la quale abbiamo avviato un confronto con il Governo) e con il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro e con una corretta rivalutazione delle pensioni.

 Il problema dei bassi salari deriva da scelte politiche di governi e parte delle imprese di anni volte a recuperare competitività di costo attraverso la sola moderazione salariale, anziché incentivare investimenti e innovazione.

Nei fatti, la scarsa crescita delle retribuzioni di questi anni, è stata uno degli effetti ma anche causa, della stagnazione italiana.

 Governo e parti sociali sono chiamati a gestire una fase complicata, per la gestione del Covid e per utilizzare al meglio le risorse europee, ma anche per governare gli effetti che gli investimenti legati a innovazione e digitalizzazione potranno avere sulle imprese e sui lavoratori.

Abbiamo bisogno di coesione sociale e di un confronto costante, per questo ritengo le forzature di Confindustria sbagliate e prive di prospettiva.

 Marco Pedretti Segretario Generale Cgil Cremona

 Cremona, 11 novembre 2020

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