Domenica, 05 maggio 2024 - ore 14.46

(CR) Pianeta Migranti. Il Consiglio d’Europa: no a leggi anti-ong del mare.

Lo chiede all’Italia la commissaria europea Mijatovic. Il Papa: “Tutti dovrebbero essere liberi di scegliere se migrare o meno”

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti. Il Consiglio d’Europa: no a leggi anti-ong del mare.

(CR) Pianeta Migranti. Il Consiglio d’Europa: no a leggi anti-ong del mare.

Lo chiede all’Italia la commissaria europea Mijatovic. Il Papa: “Tutti dovrebbero essere liberi di scegliere se migrare o meno”

Cancellare le norme che ostacolano i salvataggi delle Ong, scongiurare i rimpatri in Libia, subordinare gli accordi con Tunisia e Albania a garanzie chiare sui diritti umani, migliorare il sistema di asilo e accoglienza. È la consegna che il Consiglio d’Europa - organismo per i diritti umani con sede a Strasburgo - consegna al governo italiano, nel rapporto pubblicato ieri dalla commissaria per i diritti umani Dunja Mijatovic. Un giudizio che arriva in contemporanea con la richiesta accorata del Papa al Global Refugee Forum di Ginevra perché “proteggere e salvare vite umane” sia “la massima priorità”.

La nota della commissaria Mijatovic, che basa il suo rapporto su una visita compiuta in Italia dal 19 al 23 giugno, raccomanda all’Italia di adottare una serie di misure per “difendere meglio i diritti dei migranti, dei richiedenti asilo e delle donne” e di abolire le norme “che ostacolano la ricerca e il salvataggio da parte delle Ong”.

Mijatovic si dice consapevole che il nostro Paese è in prima linea e che sta affrontando sfide considerevoli, però chiede che le “autorità italiane garantiscano una adeguata capacità e tempestiva attività di ricerca e di salvataggio delle persone che sono in difficoltà in mare”.

Per la Commissaria Mijatovic bisogna sospendere “le attività di cooperazione che portano al ritorno in Libia, tenuto conto delle gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani commesse in quel Paese”.

Non solo. “La cooperazione con altri Paesi, in particolare la Tunisia, dovrebbe essere subordinata a garanzie complete in materia di diritti umani, e non si dovrebbero prevedere ritorni senza valutazioni individuali appropriate”. Contemporaneamente rileva “l’assenza di garanzie adeguate in materia di diritti umani nel Protocollo di accordo concluso con l’Albania”. Piuttosto, “raccomanda” alle autorità italiane di privilegiare il miglioramento dei sistemi nazionali di asilo e accoglienza”.

Un plauso alla Commissaria arriva da Paolo Ciani, vicecapogruppo Pd alla Camera e segretario di Demos: “Viviamo in un tempo strano, in cui dobbiamo rallegrarci che una commissaria per i Diritti Umani dichiari che l’Italia non deve ostacolare, ma garantire il salvataggio in mare dei migranti. Sarebbe normale, dovuto, scontato, invece è necessario dirlo, ripeterlo e riaffermarlo”. E “anche le osservazioni sui respingimenti in Libia sono molto chiare nel giorno in cui il Papa ribadisce che nessuno deve essere rimpatriato in Paesi che violano i diritti umani”.

È il messaggio che Francesco invia al II Global Refugee Forum a Ginevra, letto dal Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin. “Proteggere e salvare vite umane deve rimanere la nostra massima priorità”, dice il Papa: “Oggi, quasi 114 milioni di persone sono sfollate con la forza, molte delle quali internamente, a causa di conflitti, violenza e persecuzioni, anche sulla base delle credenze religiose, nonché gli effetti del cambiamento climatico”. Drammi che “le nostre risposte non hanno affrontato adeguatamente”. E “continuiamo a piangere le innumerevoli vite perse sulla terraferma e in mare”. Il Papa invita a “non dimenticare che tutti dovrebbero essere liberi di scegliere se migrare o meno”.

Francesco poi ribadisce che “nessuno dovrebbe essere rimpatriato in un Paese dove potrebbe affrontare gravi condizioni umane, violazioni dei diritti o addirittura la morte”. Come in Libia.

“Pur riconoscendo i progressi compiuti e il lavoro ancora da svolgere - scrive il Papa - ci troviamo in un momento cruciale, cioè scegliere o la cultura dell’umanità e della fraternità, oppure la cultura dell’indifferenza”. La soluzione va trovata “come responsabilità condivisa”. Serve “una maggiore cooperazione internazionale e condivisione degli oneri, allentando così la pressione sui Paesi che ospitano i rifugiati”.

 

 

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