Sabato, 27 aprile 2024 - ore 05.58

Denti S. Eurobond SI ! Eurobond NO !

| Scritto da Redazione
Denti S. Eurobond SI ! Eurobond NO !

Denti S. Eurobond SI ! Eurobond NO ! Ma forse Eurounionbond ?
La fine dell'estate s'infiamma con il dibattito sugli eurobond, un tema
tutt'altro che nuovo, oggi di grande attualità. Rispetto ai mesi scorsi cosa è
cambiato?
I tempi sono finalmente maturi e la crisi ha mostrato il suo lato piú oscuro e
destabilizzante anche in paesi come l'Italia, che credevano - forse un po'
irresponsabilmente - di poter dormire sonni tranquilli. Quello che appariva
appannaggio esclusivo di economisti e addetti ai lavori è divenuto un sudoku da
risolvere in tutta fretta agli occhi del mondo politico italiano.
Sul tema il vertice Merkel-Sarkozy del 16 agosto si è già espresso con una
sostanziale bocciatura, almeno per il momento, soprattutto a causa del timore
dei tedeschi di dover pagare per i paesi più indebitati. Un concetto ribadito
da Herman Van Rompuy, nonostante le aperture degli ultimi giorni manifestate
dalla Commissione Europea. Secondo Van Rompuy "gli eurobond si potranno
emettere il giorno in cui ogni Paese avrà i bilanci in pareggio o almeno
virtualmente in pareggio". Il capitolo però è tutt'altro che chiuso.
Nelle ultime ore sono in molti a sostenere questo strumento, anche tra i
politici nostrani. Dalle colonne del Sole24Ore del 23 agosto l'ex premier
Romano Prodi e l'economista Alberto Quadrio Curzio ne propongono una
particolare tipologia, denominata "EuroUnionBond" (Eub). Ad emetterli dovrebbe
essere un Fondo Finanziario europeo varato all'uopo, il cui capitale - composto
da riserve auree - dovrebbe essere conferito dagli Stati in proporzione alle
loro quote di capitale presso la BCE. In questo modo si stabilizzerebbero i
titoli di Stato nazionali di lunga durata, rendendo difficili le speculazioni.
Inoltre, un mercato di grandi dimensioni assicurerebbe degli interessi più
bassi.
A margine del Meeting di Rimini anche il vicepresidente della Commissione
europea, Antonio Tajani, ha aperto agli eurobond, definendoli lo scorso 22
agosto "l'unica arma che gli speculatori temono veramente". Per Tajani "contro
la crisi serve più politica dell'Unione europea, una forte governance e
strumenti come gli eurobond".
Favorevoli anche molti esponenti del PPE e del PSE, tra cui gli italiani Mario
Mauro e Gianni Pittella, che dietro al rifiuto di Francia e Germania
intravedono motivazioni politiche più che economiche.
Tobin tax si, tobin tax no, eurobond si, eurobond no, si discute molto in
queste ore, e molto altro si discuterà nei prossimi mesi. E' veramente
paradossale assistere alle dichiarazioni degli esponenti del centro destra e
del centro sinistra europeo che in queste ore cercano ricette per uscire dalla
crisi dopo aver portato avanti per circa due anni misure che invece di
risolverla l'hanno aumentata. Siamo al tentativo, per certi aspetti maldestro
se analizziamo il modo con cui la Merkel e Sarkozy hanno annunciato la Tobin
Tax di mettere qualche toppa ad uno scafo che imbarca acqua da tutte le
parti.
Così, la Tobin tax già traballa e gli Eurobond stanno diventando più lo
specchietto per le allodole per incantare qualcuno che una vera e propria
proposta praticabile. Prendiamo ad esempio le dichiarazioni di oggi del
commissario agli Affari economici e monetari dell'Unione europea, Olli Rehn che
sono geniali dal punto di vista comunicativo. Secondo Olli Rehn l'Ue potrebbe
(potrebbe) mettere a punto una bozza (una bozza) sull'emissione comune di
eurobond e presentare uno studio (uno studio) sulla fattibilità (fattibilità)
di titoli comuni. «La Commissione si è offerta di presentare un report (un
report) al Parlamento europeo e al Consiglio per mettere a punto un sistema di
emissioni comuni per i titoli di Stato europei». Tradotto, fra qualche mese, se
non anno, quando la speculazione avrà massacrato interi bilanci statali dei
PIGS e quando le ricette lacrime e sangue avranno mandato in recessione mezza
europa forse introdurremo gli Eurobond, che se servono a poco oggi serviranno
ancora ancora meno domani. Il perchè è semplice, rigore e crescita sono due
concetti che non possono stare in sintonia, ma sono invece contrapposti tra
loro. Se c'è il rigore non c'è la crescita, e questo accompagnato alla
compressione salariale che va a vanti da decenni non fa altro che produrre e
riprodurre recessione. E' giusto introdurre la Tobin Tax ma per redistribuire
la ricchezza alle classi popolari e non per pagare il debito degli stati
detenuti dalle banche. Quello semmai va ridotto politicamente. Senza affrontare
il nodo della riduzione politica del debito pubblico e senza affrontare il nodo
di fondo dell'Europa monetaria, i cui trattati sono un manifesto liberista
contro i diritti dei lavoratori ed i beni comuni, rischiamo che queste
proposte, che sono comunque da sostenere, si brucino nel giro di poco.
In questa crisi, ci sono responsabilità enormi della BCE che non può
continuare ad essere un organismo autonomo ed indipendente che governa gli
stati, come di chi, in questi decenni ha costruito l'Europa monetaria a
impronta liberista ed a guida "prussiana". Non dobbiamo oggi costruire un'altra
Europa, dobbiamo innanzi tutto difenderci da quella che c'è, che non è nostra
amica, ma un nostro avversario. E questo va fatto senza buonismi e retoriche
mistiche, ma difendendo la nostra costituzione, il contratto nazionale del
lavoro, la sovranità, che appartiene al popolo italiano e non al direttorio
franco tedesco e nemmeno alla BCE

Li faranno, nonostante le smentite dell'ultima ora ma intanto il mercato
probabilmente rischia di perdere, nell'attesa che questi babbei si decidano,
autorizzando quindi le aziende a ricapitalizzarsi: cioè rubarci altri soldi,
oppure a licenziare povera gente, deprimendo il mercato e quindi la crescita
(maggiore responsabile della crisi attuale). Basterebbe veramente poco per far
tornare un po di luce, basterebbe mettere in pratica le manovre reali , senza
guardare in faccia nessuno, come avviene in SVIZZERA, dove per enne anni  c'è
una sovratassadel da 3 a 5% per CHI HA da 50.000 in sù;  permanenti fin quando
occorrono, mandando a quel paese in centro destra da NOI e i Repubblicani  in
USA (e le agenzie di rating) gli stessi che hanno deregolamentato il mercato
immobiliare e mobiliare dando origine alla crisi economica scatenata dai
subprime
L’eurobond è il penultimo passo verso un’unione politica europea. L’idea può
piacere, a seconda se si ascolta Hamilton nel credere che l’Europa del
ventunesimo secolo ha bisogno di essere uno stato unico per poter fronteggiare
meglio gli Stati Uniti e le superpotenze emergenti di Cina e India. Oppure non
può piacere se si crede nella filosofia di Jefferson che i poteri di uno stato
devono essere decentrati e limitati per non bastonare troppo sulla vita del
singolo cittadino. Di sicuro l’eurobond non è un passo imprescindibile per
salvare l’Europa. È vero che convertendo il debito italiano in eurobonds si
risparmia di interessi perché l’Europa intera offre più credibilità nel poter
ripagare il debito italiano che il governo italiano stesso. Ma questo avviene
introducendo un altro costo. Distanziando sempre di più la responsabilità di
condurre una politica fiscale assennata, si continua l’incentivo all’
indebitamento finché anche l’Europa stessa eventualmente si ritroverà nei panni
dell’Italia oggi. Le difficoltà dell’indebitamento pubblico sono un problema
intergenerazionale che deve essere risolto ora responsabilizzando la politica
fiscale a livello locale, anche affrontando il rischio di default o di
svalutazione. Accorpare il debito creando eurobonds in vista della creazione di
un mega stato da 500 milioni di abitanti posticipa soltanto il problema del
debito ai nostri figli, proprio come il debito odierno è stato ereditato dalle
scelte sventurate della generazione precedente. Basta con Ministri che hanno
fatto GIURISPRUDENZA e nella PRATICA vogliono fanno gli ECONOMISTI  con
CONSULENTI INCAPACI !

Cordialità,   Sergio Denti  pensionato

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