Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 13.26

Eccidio di p.zzale Loreto del 10 agosto 1944

| Scritto da Redazione
Eccidio di p.zzale Loreto del 10 agosto 1944

La strageLa mattina del 10 agosto 1944, a Milano, quindici tra partigiani e antifascisti vennero prelevati dal carcere di San Vittore e portati in Piazzale Loreto, dove furono fucilati da un plotone di esecuzione composto da militi della legione «Ettore Muti» guidati dal ten. Roncucci (fucilato a Como dopo il 25 aprile), ma che agivano agli ordini del comando tedesco, in particolare del capitano delle SS Theodor Saevecke, noto in seguito come boia di Piazzale Loreto, allora comandante del servizio di sicurezza (SD) di Milano e provincia (AK Mailand).

La strage fu perpetrata come rappresaglia per un attentato consumato il 7 agosto 1944 contro un camion tedesco (targato WM 111092) parcheggiato in viale Abruzzi a Milano. L'evento, in cui non rimase ucciso alcun soldato tedesco (l'autista Heinz Kuhn, che era addormentato nel mezzo parcheggiato, riportò solo lievi ferite) provocò la morte di sei cittadini milanesi e il ferimento di altri undici.

Il comandante dei Gap, Giovanni Pesce, negò sempre che quell'attentato potesse essere stato compiuto da qualche unità partigiana. Certi elementi anomali hanno fatto definire da alcuni l'attentato come controverso: il caporal maggiore Kuhn aveva parcheggiato il mezzo a poca distanza da un'autorimessa in via Natale Battaglia e dall'albergo Titanus, entrambi requisiti ed occupati dalla Wehrmacht.

Sulle motivazioni della rappresaglia è utile notare come il bando di Kesselring prevedesse la fucilazione di dieci italiani solo in caso di vittime tedesche.

Theodor Saevecke, il cui comando si trovava all'Hotel Regina in via Silvio Pellico, sede delle SS, dei servizi di sicurezza (SD) e della Polizia Politica (Gestapo) e noto luogo di tortura, pretese ed ottenne, ciò nonostante, la fucilazione sommaria di quindici antifascisti, e compilò egli stesso la lista, come testimoniato da Elena Morgante, impiegata nell'ufficio delle SS, cui fu ordinato di batterla a macchina.

 
I corpi accatastati nel piazzale.
Il cartello ne dava la definizione di «assassini».Dopo la fucilazione - avvenuta alle 06:10 - a scopo intimidatorio i cadaveri scomposti furono lasciati esposti sotto il sole per tutta la calda giornata estiva, coperti di mosche. Un cartello li qualificava come "assassini". I corpi rimasero circondati da membri della Muti che impedirono persino ai parenti di rendere omaggio ai propri defunti. Secondo numerose testimonianze, i militi insultarono ripetutamente gli uccisi (definendoli, tra l'altro, un "mucchio d'immondizia") nonché i loro congiunti accorsi sul luogo.

Il poeta Franco Loi, testimone della tragedia e probabilmente allora abitante nella vicina Via Casoretto, ricorda:
« C'erano molti corpi gettati sul marciapiede, contro lo steccato, qualche manifesto di teatro, la Gazzetta del Sorriso, cartelli , banditi! Banditi catturati con le armi in pugno! Attorno la gente muta, il sole caldo. Quando arrivai a vederli fu come una vertigine: scarpe, mani, braccia, calze sporche.(....) ai miei occhi di bambino era una cosa inaudita: uomini gettati sul marciapiede come spazzatura e altri uomini, giovani vestiti di nero, che sembravano fare la guardia armati! »
 (Franco Loi)

L'esecuzione e il vilipendio dei cadaveri impressionarono profondamente l'opinione pubblica.

Meno di un anno dopo, all'alba del 29 aprile 1945, sullo stesso piazzale furono esposti i cadaveri di Mussolini, di Claretta Petacci e di altre 15 persone giustiziate dopo la cattura a Dongo.

2139 visite
Petizioni online
Sondaggi online

Articoli della stessa categoria

Lecco 25 aprile: tutte le iniziative per il 73° anniversario della Liberazione

Lecco 25 aprile: tutte le iniziative per il 73° anniversario della Liberazione

Mercoledì 25 aprile alle 11 in municipio le celebrazioni ufficiali In occasione delle annuali celebrazioni per l'anniversario della Liberazione, Comune di Lecco e Provincia di Lecco propongono una serie di iniziative che prenderanno le mosse dalla riproposizione della nota mostra sui deportati lecchesi del Trasporto 81 "In treno con Teresio" curata da Maria Antonietta Arrigoni e Marco Savini in collaborazione con ANED Pavia e ANPI provincia di Lecco, da un progetto dell'Associazione Nazionale ex Deportati dei Campi Nazisti - sezione di Pavia, arricchito di 4 tavole che focalizzano l'attenzione sui protagonisti del nostro territorio.