Martedì, 19 marzo 2024 - ore 05.36

Fmi: ci aspetta un futuro cupo e più incerto

La ricetta del World Economic Outlook per reggere l’urto della crisi globale è il contrario delle promesse elettorali del centro-destra italiano

| Scritto da Redazione
Fmi: ci aspetta un futuro cupo e più incerto

Il World Economic Outlook pubblicato dal Fondo monetario internazionale (FMI), non è certo una lettura ottimistica sull’immediato sul presente e il futuro dell’economia globale: « Una timida ripresa nel 2021 è stata seguita da sviluppi sempre più cupi nel 2022 quando i rischi hanno iniziato a materializzarsi. La produzione globale si è contratta nel secondo trimestre di quest’anno, a causa delle flessioni in Cina e Russia, mentre la spesa per consumi negli Stati Uniti ha deluso le aspettative».

Il rapporto del FMI  ricorda che «Diversi shock hanno colpito un’economia mondiale già indebolita dalla pandemia: inflazione mondiale superiore alle attese – soprattutto negli Stati Uniti e nelle principali economie europee – che ha innescato condizioni finanziarie più restrittive; un rallentamento peggiore del previsto in Cina, che riflette focolai e lockdowns per il Covid-19; e ulteriori ricadute negative dalla guerra in Ucraina».

La previsione di base  che fa il World Economic Outlook è che «La crescita rallenti dal 6,1% dello scorso anno al 3,2% nel 2022, 0,4 punti percentuali in meno rispetto al World Economic Outlook di aprile 2022. La minore crescita all’inizio di quest’anno, il ridotto potere d’acquisto delle famiglie e l’inasprimento della politica monetaria hanno determinato una revisione al ribasso di 1,4 punti percentuali negli Stati Uniti. In Cina, ulteriori lockdown e l’aggravarsi della crisi immobiliare hanno portato a una revisione al ribasso della crescita di 1,1 punti percentuali, con importanti ricadute a livello mondiale. E in Europa, i significativi declassamenti riflettono le ricadute della guerra in Ucraina e una politica monetaria più restrittiva».

Invece, l’inflazione globale è stata rivista al rialzo a causa dei prezzi del cibo e dell’energia e dei persistenti squilibri tra domanda e offerta e il rapporto prevede che «Quest’anno, raggiungerà il 6,6% nelle economie avanzate e il 9,5% nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo, revisioni al rialzo rispettivamente di 0,9 e 0,8 punti percentuali. Nel 2023 si prevede che la politica monetaria disinflazionistica morderà, con una produzione globale in crescita di appena il 2,9%».

L’Outlook punta prevalentemente ribasso: «La guerra in Ucraina potrebbe portare a un arresto improvviso delle importazioni europee di gas dalla Russia; se i mercati del lavoro saranno più rigidi del previsto o se le aspettative di inflazione si disancorrranno, l’inflazione potrebbe essere più difficile da ridurre del previsto; condizioni finanziarie globali più restrittive potrebbero indurre una crisi del debito nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo; i nuovi focolai e lockdown  del Covid-19, nonché un’ulteriore escalation della crisi del settore immobiliare potrebbero soffocare ulteriormente la crescita cinese; la frammentazione geopolitica potrebbe ostacolare il commercio e la cooperazione globali».  Il rapporto FMI presenta anche «Uno scenario alternativo plausibile nel quale i rischi si materializzano, l’inflazione aumenta ulteriormente e la crescita globale scende a circa il 2,6% e al 2% rispettivamente nel 2022 e nel 2023».

Il Fondo monetario internazionale evidenzia che «Con l’aumento dei prezzi che continua a ridurre il tenore di vita in tutto il mondo, domare l’inflazione dovrebbe essere la prima priorità per i responsabili politici. Una politica monetaria più restrittiva avrà inevitabilmente costi economici reali, ma il ritardo non farà che aggravarli. Un sostegno fiscale mirato può aiutare ad attutire l’impatto sui più vulnerabili, ma con i bilanci pubblici messi a dura prova dalla pandemia e la necessità di una politica macroeconomica generale disinflazionistica, tali politiche dovranno essere compensate da un aumento delle tasse o da una riduzione della spesa pubblica». Che è esattamente quel che non vuole fare la coalizione di centro-destra che spera di governare l’Italia dopo le elezioni del 25 settembre, promettendo flat tax per i ricchi e raddoppio delle pensioni per i poveri. Una politica fiscale che sarebbe suicida in tempi normali e che, con quanto prospetta il World Economic Outlook  sarebbe catastrofica e irrealizzabile.

Infatti  il rapporto – non certo importato a politiche i sinistra – del FMI conclude  che «Condizioni monetarie più restrittive influenzeranno anche la stabilità finanziaria, richiedendo un uso oculato degli strumenti macroprudenziali e rendendo ancora più necessarie le riforme dei quadri di risoluzione del debito. Le politiche per affrontare gli impatti specifici sui prezzi dell’energia e dei generi alimentari dovrebbero concentrarsi sulle persone più colpite senza distorcere i prezzi. E mentre la pandemia continua, i tassi di vaccinazione devono aumentare per proteggersi da future varianti. Infine, la mitigazione del cambiamento climatico continua a richiedere un’azione multilaterale urgente per limitare le emissioni e aumentare gli investimenti per accelerare la transizione verde».

Tutti temi che sono già assenti dalla campagna elettorale italiana, iniziata agitando le solite paure e sventolando le solite promesse.

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