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GAS: PUTIN VUOLE IL CONTROLLO DELL'OCEANO ARTICO

| Scritto da Redazione
GAS: PUTIN VUOLE IL CONTROLLO DELL'OCEANO ARTICO

Il Presidente russo dichiara l'estremo nord del pianeta un territorio di interesse strategico per Mosca, e richiede la revisione dello status di neutralità della regione. Il monopolista statale Rosneft stringe accordi con compagnie asiatiche per permettere alla Russia di contrastare USA e Norvegia nella corsa ai giacimenti di oro blu dell'area

 

La corsa per il controllo del nord del Mondo per assicurare al Cremlino il primato mondiale dell'energia. Nella giornata di mercoledì, 20 Febbraio, il Presidente russo, Vladimir Putin, ha dichiarato la volontà della Russia di stabilire il pieno controllo di Mosca sull'Oceano Artico.

 

Come riportato nel comunicato "Strategia di sviluppo della zona dell'Oceano Artico della Federazione Russa e garanzia della sicurezza nazionale fino al 2020", pubblicato sul portale ufficiale dell'Amministrazione Presidenziale, Putin ha dichiarato che la Russia intende avvalersi di tutti i mezzi a sua disposizione, anche militari, per garantire i propri interessi nella Regione.

 

Pur riconoscendo il ruolo della Comunità Internazionale, e lo status di neutralità dell'Oceano Artico, il Presidente russo ha sostenuto la necessità di rivedere i confini delle acque territoriali della Russia.

 

Come riportato nel documento, per la Federazione Russa i giacimenti di gas naturale della Regione costituiscono un obiettivo strategico, che Mosca intende sfruttare con l'ausilio di finanziamenti pubblici e privati.

 

La posizione di Putin apre un fronte caldo della geopolitica mondiale, poiché l'Oceano Artico è conteso, oltre che dalla Russia, anche da Norvegia, Danimarca -quindi dall'Unione Europea- Canada e Stati Uniti d'America.

 

Oltre che per i ricchi giacimenti di gas naturale e greggio, l'Oceano Artico è appetibile anche come via di navigazione commerciale che, con lo scioglimento dei ghiacciai, rende possibile un notevole risparmio di tempo e denaro.

 

Lo status dell'Oceano Artico è regolato dalla Convenzione sui Diritti del Mare, emanata da un'apposita Conferenza delle Nazioni Unite nel 1982, ma non ancora ratificata dai Paesi interessati.

 

Il documento prevede il mantenimento della neutralità delle acque della regione, e riconosce a Russia, Canada, Danimarca, Norvegia e Stati Uniti d'America il controllo di soli 370 chilometri di mare dalle proprie coste.

 

Da tempo la Russia ha insistito per rivedere i principi della convenzione, sostenendo che il fondale dell'Oceano Artico appartiene ad una propaggine della placca continentale eurasiatica, su cui è ubicata la Russia.

 

Nonostante la reazione contraria della Comunità Internazionale alle pretese di Mosca, i russi hanno iniziato a posizionare le proprie pedine per avviare il massiccio sfruttamento dei giacimenti dell'Oceano Artico.

 

Nel 2012, il monopolista energetico statale russo Rosneft -controllato direttamente dal Cremlino- ha stretto un maxiaccordo per lo sfruttamento dei giacimenti della Regione con il colosso statunitense ExxonMobil e con quello norvegese Statoil, ed ha coinvolto nel progetto anche il colosso italiano ENI e alcune compagnie cinesi e sudcoreane.

 

Nella giornata di giovedì, 21 Febbraio, il Capo di Rosneft, Igor Sechin, ha guardato anche al Giappone, con l'invito a cooperare nello sfruttamento dell'area rivolto alle compagnie giapponesi Itachi, Marubeni, Inpex, Yapex e Sodeco.

 

Un pericolo per l'indipendenza energetica e politica dell'UE

 

Secondo i piani di Mosca, il carburante estratto dai giacimenti dell'Oceano Artico servono in primis ad aumentare la dipendenza dell'Unione Europea dalle forniture di gas della Russia attraverso l'alimentazione del Nordstream.

 

Questo gasdotto è stato costruito nel 2012 sul fondale del Mar Baltico per veicolare 55 Miliardi di metri cubi di gas direttamente dalla Russia alla Germania, bypassando Paesi UE come Polonia e Stati Baltici: de facto, isolando dalla mappa dei rifornimenti di energia i Paesi dell'Unione Europea centro-orientale.

 

Lo sfruttamento massiccio dei giacimenti dell'Oceano Artico, tra cui lo Shtokman -su cui la Rosneft ha di recente varato un accordo con la ExxonMobil- permette alla Russia di prolungare il Nordstream all'Inghilterra, ed includere così anche la Gran Bretagna nella lunga lista dei Paesi UE legati agli approvvigionamenti di gas di Mosca.

 

Matteo Cazzulani

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