Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 12.46

Guterres: la guerra in Ucraina potrebbe avere gravi conseguenze sul clima

Così, le emissioni aumenteranno del 14%. Il problema non è stato risolto a Glasgow e sta peggiorando

| Scritto da Redazione
Guterres: la guerra in Ucraina potrebbe avere gravi conseguenze sul clima

Intervenendo oggi all’Economist Sustainability Summit, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha avvertito che «Le conseguenze della guerra russa in Ucraina non solo rischiano di distruggere i mercati alimentari ed energetici globali, ma potrebbero anche avere conseguenze importanti per l’agenda climatica globale».

Nel suo primo importante discorso su clima ed energia dopo la COP26 Unfccc di  Glasgow, Guterres ha ricordato che «I Paesi in via di sviluppo stanno soffrendo per  un’inflazione record, aumenti dei tassi di interesse e incombenti oneri del debito».  Di fronte a tutto questo, «La guerra in Ucraina è una follia e minaccia gli obiettivi climatici globali. Poiché le grandi economie perseguono una strategia del “’tutto serve” per sostituire i combustibili fossili russi, le misure a breve termine potrebbero creare dipendenza a lungo termine dai combustibili fossili e chiudere la finestra degli 1,5 gradi» e ha invitato tutti i Paesi, inclusa la Cina, «A eliminare completamente il carbone entro il 2040». Probabilmente a Draghi e a qualche ministro italiano sono fischiate le orecchie.

Guterres ha ricordato che «Gli scienziati ritengono che mantenere l’aumento delle temperature globali al di sotto di 1,5° C in questo secolo sia fondamentale per limitare l’entità dei danni causati dal riscaldamento globale. Per mantenere in vita tale soglia, la produzione di carbonio deve essere dimezzata entro la fine di questo decennio. Invece, le emissioni dovrebbero aumentare del 14%. Il problema non è stato risolto a Glasgow. In realtà il problema sta peggiorando. La guerra in Ucraina minaccia di rendere la situazione ancora più problematica».

Il capo dell’Onu si è detto molto preoccupato per il fatto che «I Paesi possano concentrarsi così tanto sulla carenza immediata di combustibili fossili da trascurare o ignorare le politiche per ridurre il consumo di combustibili fossili» de ha avvertito che «Questa è follia. La dipendenza dai combustibili fossili è una distruzione reciprocamente assicurata. Come chiariscono gli eventi attuali, la nostra continua dipendenza dai combustibili fossili sta mettendo l’economia globale e la sicurezza energetica in balia di shock e crisi geopolitiche.  I paesi devono accelerare l’eliminazione graduale del carbone e di tutti i combustibili fossili e attuare una transizione energetica rapida e sostenibile. E’ l’unico vero percorso verso la sicurezza energetica».

Guterres ha ribadito di fronte ai recalcitranti leader politi»ci ed economici occidentali che «Il mondo ha bisogno di riparare il mix energetico globale danneggiato» e  ha sottolineato che «I tempi per ridurre le emissioni del 45% sono estremamente stretti. Invece di rallentare la decarbonizzazione dell’economia globale, è tempo per dare il massimo verso un futuro di energie rinnovabili».  

Ma «Solo l’anno scorso, le emissioni globali di CO2 legate all’energia sono aumentate del 6%. ai livelli più alti della storia – ha affermato Guterres – mentre le emissioni di carbone sono aumentate a livelli record. Con il riscaldamento del pianeta fino a 1,2 gradi e dove i disastri climatici hanno costretto 30 milioni di persone a fuggire dalle loro case, stiamo camminando come sonnamboli verso la catastrofe climatica. Nel nostro mondo globalmente connesso, nessun Paese e nessuna società può isolarsi da questi livelli di caos».

Ma Guterres ha anche ribadito una cosa della quale è ben consapevole: «Le soluzioni alla crisi climatica si trovano principalmente nelle mani del gruppo G20 delle nazioni più ricche, che producono circa l’80% delle emissioni globali. Mentre molti di questi Paesi hanno compiuto grandi passi per ridurre le emissioni entro il 2030, ci sono una manciata di resistenti, come l’Australia. Il carbone deve essere bandito, con un’eliminazione completa per le nazioni più ricche entro il 2030 e il 2040 per tutte le altre, inclusa la Cina.

Il carbone è un investimento stupido, che porta a miliardi di stranded asset».

Per il capo dell’Onu  «La via da seguire è quella di costruire coalizioni per aiutare le principali economie emergenti ad allontanarsi rapidamente dai combustibili fossili» e ha evidenziato il  caso del Sudafrica al quale, durante la COP26 di Glasgow, dversi Paesi, tra cui Regno Unito e Stati Uniti, hanno concesso un programma di finanziamento da 8,5 miliardi di dollari per porre fine alla sua dipendenza dal carbone e ha aggiunto che «Stiamo unendo i pezzi per coalizioni simili in Indonesia, Vietnam e altrove. Il denaro è uno dei problemi chiave nell’affrontare la questione climatica e c’è bisogno di un forte aumento dei finanziamenti per aiutare i Paesi ad adattarsi all’aumento delle temperature. In questo momento, una persona su tre nel mondo non è coperta da sistemi di allerta precoce per i disastri: in Africa non sono protette 6 persone su 10. Nel 2022, i Paesi più ricchi devono finalmente mantenere la loro ormai consunta promessa di fornire 100 miliardi di dollari all’anno ai Paesi in via di sviluppo».

Poi il segretario d generale dell’Onu ha chiesto e si è chiesto: «Allora, come manteniamo in vita gli 1,5° C?» e ha risposto sottolineando «L’urgente necessità di accelerare l’eliminazione graduale del carbone e di tutti i combustibili fossili. L’’unica strada giusta per la sicurezza energetica è attuare una transizione energetica rapida, equa e sostenibile». Per questo ha esortato i Paesi di tutto il mondo ad «Rafforzare i piani climatici nazionali ogni anno fino a quando non saranno adeguati agli 1,5 gradi; accelerare la decarbonizzazione dei principali settori come il trasporto marittimo, l’aviazione, l’acciaio e il cemento, proteggendo nel contempo i più vulnerabili e garantendo la stessa attenzione all’adattamento.   Questo è il modo in cui vogliamo spostare l’ obiettivo di 1,5 gradi dal supporto vitale alla sala di risveglio». 

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