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Il Decennio d’Azione per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

| Scritto da Redazione
Il Decennio d’Azione per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

È stata lanciata lunedì scorso, 14 giugno, l’ultima edizione del Sustainable Development Report (SDR), che comprende il SDG Index e Dashboard, realizzata da un gruppo di esperti indipendenti guidato dal Professor Jeffrey Sachs, Presidente del Sustainable Development Solutions Network (SDSN) delle Nazioni Unite. L’SDSN Italia è ospitato dalla Fondazione Eni Enrico Mattei e dal Santa Chiara Lab dell’Università di Siena; l’ateneo ospita anche un SDSN Mediterranean, il network del Sustainable Development Solutions Network per l’area del Mediterraneo.

Oltre ad analizzare lo stato di avanzamento a livello globale degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs), il Rapporto, pubblicato dalla Cambridge University Press, evidenzia gli impatti a breve termine del COVID-19 su ciascun SDG, descrivendo come gli stessi possano favorire il processo di ricostruzione successivo alla pandemia.

La principale novità dell’edizione 2021 è una più attenta riflessione sulle Sei Trasformazioni e le principali misure politiche ritenute indispensabili per monitorare la loro implementazione a livello nazionale.

I dati

Nel 2020, per la prima volta dall’adozione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (2015), il punteggio medio del Global SDG Index è diminuito: una flessione dovuta in ampia misura all’aumento, dopo la propagazione del virus, dei tassi di povertà e di disoccupazione a livello mondiale.

L’Asia Orientale e Meridionale è la regione che registra maggiori progressi in assoluto sia dal 2010 che dal 2015. I tre singoli Stati con il punteggio più alto sull’SDG Index 2021 a partire dal 2015 sono il Bangladesh, la Costa d’Avorio e l’Afghanistan. I tre Paesi con il punteggio più basso sono: Venezuela, Tuvalu e Brasile.

Come negli anni precedenti, su 165 Paesi, i primi posti in classifica sono occupati dai tre Paesi nordici: Finlandia, Svezia e Danimarca.

L’Italia, i cui dati si focalizzano principalmente sul periodo pre-pandemico, si classifica al 26esimo posto.

Nonostante il miglioramento della posizione in classifica rispetto all’anno precedente, la situazione del nostro Paese non evidenzia variazioni significative in termini di raggiungimento degli SDGs

Miglioramenti rispetto allo scorso anno sono visibili per il Goal 6 (Acqua e servizi igienico-sanitari) ed il Goal 7 (Energia pulita e accessibile).

Perdurano i maggiori ritardi per il Goal 9 (Imprese, innovazioni e infrastrutture), il Goal 13 (Lotta contro il cambiamento climatico) e il Goal 14 (Vita sott’acqua).

Peggiora, inoltre, il trend del Goal 15 (Vita sulla terra), mentre sembra migliorare quello del Goal 3 (Salute e benessere) nonostante sia atteso un suo peggioramento causato dal periodo pandemico.

Permane una discreta discrepanza tra il sostegno politico espresso a favore degli SDGs e l’integrazione dei 17 Obiettivi nei processi strategici di politica pubblica.

L’indagine condotta quest’anno da SDSN sugli sforzi del governo per implementare gli SDGs a livello nazionale rivela che meno della metà dei Paesi intervistati (20 su 48) menziona gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile o utilizza termini ad essi correlati nel rispettivo ultimo documento di bilancio ufficiale.

A distanza di oltre cinque anni dall’adozione degli SDGs, sussistono notevoli lacune nelle statistiche ufficiali che non consentono di ottenere, per diversi Obiettivi, dati tempestivi in molte aree geografiche; questo accade, in particolar modo, per l’SDG 4 (Istruzione di qualità), SDG 5 (Uguaglianza di genere), SDG 12 (Consumo e produzione responsabili), SDG 13 (Azione per il clima) ed SDG 14 (Vita sott’acqua).

Infine, il rapporto mostra come i Paesi ad alto reddito ed i Paesi dell’OCSE siano responsabili dei maggiori impatti negativi sugli altri Paesi, in particolare a causa di catene di approvvigionamento insostenibili, dell’erosione della base imponibile e del trasferimento degli utili. Raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è, infatti, una responsabilità globale: le strategie interne adottate per implementare gli SDGs non devono generare esternalità – o “spillover” – su altri Stati. Gli spillover devono essere compresi, controllati, misurati e accuratamente gestiti.

“Per la prima volta dall’adozione degli SDGs nel 2015, si registra una tendenza negativa rispetto al raggiungimento dei target”, evidenzia Jeffrey D. Sachs, Presidente del Sustainable Development Solutions Network (SDSN) ed autore del rapporto. “La pandemia da Covid-19 non solo ha innescato un'emergenza sanitaria globale, ma anche una crisi nel percorso verso lo sviluppo sostenibile. Per ripristinare i progressi raggiunti finora, i paesi in via di sviluppo necessitano di una riforma fiscale globale e di un ampliamento del finanziamento da parte delle banche multilaterali di sviluppo. Le spese fiscali dovrebbero sostenere le Sei Trasformazioni chiave per gli SDGs: educazione di qualità per tutti, copertura sanitaria universale, energia pulita e industria, agricoltura sostenibile e utilizzo del territorio, infrastrutture urbane sostenibili e accesso universale alle tecnologie digitali”. (aise) 

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