Mercoledì, 08 maggio 2024 - ore 05.58

Il fotovoltaico costa un terzo del gas, ma in Italia ci sono progetti fermi per almeno 40 GW

''La campagna elettorale potrebbe diventare l'occasione per costruire un dibattito serio sul tema, basato su elementi scientifici''

| Scritto da Redazione
Il fotovoltaico costa un terzo del gas, ma in Italia ci sono progetti fermi per almeno 40 GW

Se l’eolico piange, il fotovoltaico non ride: potrebbe rappresentare un arma formidabile contro la crisi energetica in corso, ma la messa a terra dei progetti continua ad essere ostacolata da una burocrazia asfissiante.

È questa la denuncia lanciata dall’Alleanza per il fotovoltaico in Italia, che riunisce alcune delle principali industrie di settore, sottolineando il paradosso per il quale «mentre si discute del prelievo sugli extraprofitti per molti settori, restano paralizzati investimenti per l’energia solare che non generano oneri pubblici».

Oggi la produzione di energia elettrica in Italia proviene per il 49% dal gas importato, e solamente per il 37% da fonti rinnovabili, di cui il fotovoltaico pesa poco più dell’8%. Per abbassare i prezzi dell’elettricità bisogna intervenire sul mix energetico, diminuendo la dipendenza dal gas ed aumentando il peso delle rinnovabili – disaccoppiando nel mentre i relativi prezzi – di fatto l’installazione di nuovi impianti è pressoché bloccata: «Il fotovoltaico, senza necessità di alcun incentivo, costa in media molto meno del gas (circa 80 euro/MWh contro 250 euro/MWh) ed è di immediata implementazione. Tuttavia le lungaggini burocratiche e iter lenti stanno bloccando fino ai paralizzare il settore».

Ad oggi l’Alleanza per il fotovoltaico conta «almeno 40GW» di progetti per impianti solari in attesa di autorizzazione che potrebbero essere realizzati «nei prossimi 18 mesi».

Realizzare questi 40 GW contribuirebbe a cambiare il paesaggio nazionale? Certo, come del resto accaduto finora. Lo splendido paesaggio italiano è stato infatti già modellato in profondità nel corso dei secoli, e continuerà ad essere modificato – in un modo o nell’altro – da mano umana. Le opzioni sono essenzialmente due: attendere che venga desertificato (o allagato, a seconda dei casi) dalla crisi climatica in corso, oppure installare gli impianti che servono, dove le energie rinnovabili sono disponibili.

«Sviluppare questi impianti non significa sommergere il Paese di pannelli, come molti sostengono – evidenziano inoltre nel merito dall’Alleanza – ma identificare regione per regione aree da dedicare alla creazione di questi parchi, all’insegna di una programmazione articolata e capillare. La campagna elettorale potrebbe diventare l’occasione per costruire un dibattito serio sul tema, basato su elementi scientifici. Al contrario, nei programmi dei partiti e nella loro comunicazione pubblica le energie rinnovabili si stanno rivelando il grande assente».

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